L’Accademia Selinuntina di Scienze, Lettere ed Arti, istituita nel 1762 da Girolamo Palermo, dei Principi di Santa Margherita, vescovo di Mazara, che, rifacendosi alla tradizionale umanistica testimonianza di G. G. Adria, approvò gli statuti dettati dal can. Giacomo Gerardi, eletto Cancelliere perpetuo del sodalizio, non poteva far passare inosservata una data assai memoranda: il VII Centenario della morte di Dante Alighieri, il divino poeta celebrato dal mondo intero, gloria della Chiesa e dell’Italia. Se Aristotele fu definito “il filosofo di color che sanno”, se Tommaso d’Aquino elevò e raccolse l’eredità antica della filosofia greca e con il suo illuminato pensiero filosofia e teologia raggiunsero una simbiosi mirabile da costituire la “filosofia perenne”, Dante Alighieri, senza meta d’inganno, ha saputo elevare teologia e filosofia ad alta poesia da essere la sua opera definita, a buon diritto, la “Divina Commedia”. Il Papa Benedetto XVI ci ricorda che il grande poeta fiorentino, nel verso sublime che conclude il Paradiso e l’intera Divina Commedia, definisce Dio “l’amor che move il sole e l’altre stelle” (Par. c. 33°, 144); questo significa che le stelle, i pianeti, l’universo intero non sono governati da una forza cieca, non obbediscono alle dinamiche della materia. Non sono perciò gli elementi cosmici che vanno divinizzati, bensì in tutti e al di sopra di tutto vi è una volontà personale, lo Spirito di Dio, che in Cristo si è rivelato come amore. Né meno singolare Dante si dimostra quando parlando di Maria, la donna predestinata a divenire la madre del Salvatore, la definisce: “termine fisso d’eterno consiglio”; questa donna agli occhi di Dio ha sempre un volto e un nome “la piena di grazia”, come la chiamò l’Angelo visitandola a Nazareth.
Il santo Pontefice Giovanni Paolo II
parla del capolavoro dantesco come
“sintesi suggestiva delle vicende umane” dove, partendo dal confronto
con il male, passa attraverso il bisogno di purificazione, per raggiungere la
contemplazione di Dio, in una continua tensione verso “l’amor che move il
sole e l’altre stelle”. Dante Alighieri, scrive il Papa santo, San
Paolo VI, con l’incomparabile testimonianza della sua opera ha fatto onore al
suo Battesimo in modo tutto speciale. Nella sua visione poetica ha vissuto del
Battesimo le solenne consegne; con la sua ardente fatica, sorretta da un
altissimo afflato di poesia, ha voluto affidare all’umanità il messaggio di un
profondo rinnovamento interiore. La cultura filosofica e teologica, posseduta
ed integrata dalle scienze del tempo, ha permesso a Dante di vedere nella
creazione la realizzazione del progetto divino di amore:
“Nel suo profondo vidi che s’interna,
legato con amore in un volume,
ciò che per l’universo si squaderna”.
Lo stesso Pontefice Paolo VI, nel VII centenario della nascita del grande Poeta, ha voluto offrire ai Padri del Concilio Vaticano II una copia della Divina Commedia; un volume che ha il valore della rarità, considerando l’aspetto editoriale, con legatura flessibile, avvolto da una sopraccoperta, tipo pergamena, mentre nel volume sono riprodotte illustrazioni del Codice Urbinate latino 365 della Biblioteca vaticana.
L’Accademia Selinuntina non poteva
lasciare inosservata una data così singolare e, sulla scorta dei “Viaggi
dell’Accademia – sulle tracce della fonte di Ippocrene” ha celebrato il 14
settembre a “Miragghianu – Umbraculum del giardino dell’Emiro” la giornata di
Dante Alighieri. Ad introdurre e coordinare i lavori è stata la instancabile e mirabile opera
dell’architetto Mario Tumbiolo, vice presidente dello stesso sodalizio. Il
tema: “Un viaggio attraverso la letteratura e l’arte” è stato magistralmente
svolto dal prof. Rosario M. Atria, accademico del sodalizio e docente nel Liceo
statale di Castelvetrano. Tema seguito con grande interesse dall’attento
uditorio, che gremiva l’Umbraculum del Giardino dell’Emiro.
Oltremodo interessante la relazione della prof. Francesca Paola Massara, anch’essa membro prestigioso del Sodalizio, Direttrice del Museo Diocesano e Docente nella Facoltà Teologica di Palermo. La Massara, da membro dell’Accademia, ha fermato l’attenzione dell’uditorio su “L’esemplare del Commento di Christoforo Landini alla Commedia”, un esemplare conservato nella Biblioteca centrale della Facoltà teologica per le Chiese di Sicilia. Il Landini, umanista di area neoplatonica, si propone di dimostrare che, nonostante Dante sia un aristotelico, si connette attraverso Virgilio alle posizioni platoniche. L’esemplare, custodito a Palermo, ha evidenziato la prof. Massara, è probabilmente una delle prime copie prodotte, come attesta la presenza di sole due incisioni, direttamente stampate sulla carta e non ritagliate ed applicate.
“Considerate la vostra semenza;
Fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e conoscenza”
(Inferno, c. XXVI, v. 118-120).
Sac. prof. don Pietro Pisciotta
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