Fra
Cristoforo, il fiero e nobile personaggio dei Promessi Sposi, è un’immortale
testimonianza delle consuetudini
dell’Italia del “600”. A tutti è nota la vicenda del gentiluomo Ludovico che
per una stupida questione di precedenza inerente al costume cavalleresco, sarà
costretto a duellare e a compiere un omicidio.
Preso da rimorso, come sappiamo, si farà frate. Sostanzialmente Ludovico
fu vittima del “codice d’onore” di una norma
non scritta ma determinatasi come fonte di diritto all’interno della
società del “600” in quanto ripetuta in
modo costante dalla comunità tanto da trasformarsi appunto in consuetudine.
Proprio di questa consuetudine ci tramanda memoria un giurato della Mazara del
XVII secolo, N. A. De Federici, nel suo manoscritto Selinunte Illustrata.
L’autore, nel descrivere la Mazza della città, dà notizia di questo bizzarro
codice della strada : ” Si vede parimente
la Mazza della Città d’argento rinnovata a tempo del nostro reggimento
divisata, o segnata come vogliamo dire con le seguenti cose cioè l’arma della
Città come habbiamo detto del Salvatore
la Corona Reale , cioè vassalli di un Signore che è la maestà Cattolica
del Rè di Spagna a differenza delle altre città che sono vassalle de’ vassalli
del Rè e meno nobili poichè e cosa chiara un cittadino nobile di città del
Regno di dominio avanza e precede ad un’ altro di città di Signore , e così il
popolano contadino, ò villano precede egli anco agl’altri popolani contadini o
villani delle Terre delli Vassalli Reali, e che non sono del Reggio Demanio ,
ed un Cittadino Vescovale precede alli cittadini dell’altre città che non sono
vescovali ezianidio Demaniali, bensì un Cittadino di Città Arcivescovile
precede à quel cittadino del Vescovale ...”.
La consuetudine così dettagliatamente
descritta dal giurato,intorno alle prerogative “viarie” dei mazaresi del tempo,
era sintetizzata nelle raffigurazioni
dei simboli sulla Mazza della Città, che
segnava Mazara sia come città del regio demanio che come città vescovale. Il prezioso scettro
d’argento, oggi custodito nei locali dell’Archivio Storico Amministrativo, era
il segno d’autorità dei Giurati. Fu
realizzato nel 1603 con una provvisione viceregia del 9 luglio dello stesso
anno, che concedeva ai giurati di Mazara il titolo di spettabile nonchè la facoltà di spendere 30 onze, e non più di 40,
per la realizzazione di una nuova Mazza d’argento, il tutto a seguito di una
richiesta dei giurati stessi, fra cui figura
il De Federici, così come si legge nel Libro Rosso di Mazara al F.168 : “ Placet sue ex.tie Franciscu Girgenti
secretarij et Referendarij et essendo questa città di demanio Capo di diocesi
et di valle per decoro domandiamo gracia di havere licentia di pottere spendere
onze trenta incirca dammodo non si ecceda la somma onze quaranta per fare una
mazza di argento poichè la mazza che al presente si usa e, indecente per essere
di stagno...”
La
nuova Mazza dei Giurati di Mazara, tutt’oggi oggetto “inedito”, che sostituiva
la vecchia mazza di stagno, fu realizzata in argento sbalzato, cesellato e
inciso con parti fuse. Ha un’altezza di cm.77,5. Essa non presenta nessun
marchio. L‘anno di fabbricazione come attestano i documenti è il 1603. L’opera,
che è di stile barocco, consiste in un bastone cilindrico con un nodo in
cima che presenta sei facce, i cui significati iconografici vengono descritti dal giurato De Federici, che
potrebbe essere stato l’ideatore, nel seguente passo: “Oltrechè vi è anco nella mazza
suddetta la spada denotante la potestà
del mero e misto imperio, vi sono le palme che alludono alla palmosa Selini per
l’abbondanza delle palme del suo Territorio, vi è il Castello ed’il campanile
come attione più moderna ed’alludono all’arme di Mazzara per la vittoria havuta contro i Saraceni del conte Roggiero vi è
anco il bacolo Pastorale denotante la Dignità Vescovale che è in essa città di
Mazzara il titolo di città denota la precedenza di essa città,e magiormente
nella sua diocesi ha il titolo d’ Inclita , cioè gloriosa delle gesti magnanimi come dicono i legisti,
e per le cose operate in servigio de’ Loro Signori, che ne fu sempre così
onorata, si come si cava dellj privilegij regij che conservansi originalmente
nell’Archivio pubblico di detta Città “.
In
cima al nodo al presente si trova una statuetta di S.Antonio di Padova in
antimonio ancorata a stagno, che ha sostituito l’originaria statuetta in
argento del Redentore benedicente (ci è ignoto il tempo e il fautore di questa
triste burla ! ). Sei volute a tutto tondo
si dipartono dalla base del nodo con motivi fitomorfi. Le sei facce
descritte dal De Federici, cioè la
spada, il campanile, le palme,l a mitra vescovile ,il baculo pastorale e il Redentore
benedicente, sono incorniciati da volute a sbalzo e sono sormontate da una
conchiglia.Una
ricerca mirata sui carteggi dei notai che operarono a Mazara nella prima decade
del “600” forse ci consentirebbe di
individuare l’artefice del prezioso oggetto,che magari potrebbe essere stata
opera di uno dei Saltarello, aurifices et
cives Mazariae.
Mario
Tumbiolo
Articolo estratto da: L'arco - gennaio 1998, anno XI n.1- p.3
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