La sacra Visita del Vescovo alla Diocesi, secondo le
norme giuridiche ( c. 396 C.J.C.) è definita “visita canonica”, ma per gli
scopi che si prefigge e per il modo paterno con cui deve essere condotta viene
comunemente chiamata “Visita pastorale”. Questa
Visita ha una duplice valenza: permette al Vescovo di tenersi al corrente in modo diretto della situazione
concreta della Chiesa particolare e sprona
i fedeli a compiere con sempre maggiore intensità i propri doveri. Il
bisogno della Visita pastorale è stato sempre vivo e sentito nella Chiesa sin dai primi secoli.
Così i grandi vescovi, come ad esempio San Basilio, San Martino, sant’Agostino
rifacendosi all’esempio di San Pietro
che “andava
a visitare tutte le comunità. Si recò anche dai credenti della città di Lidda”
(Atti 9, 32), visitavano le loro Chiese particolari, solleciti di potere provvedere personalmente ai bisogni della
comunità e spronare clero e laicato nell’esercizio della carità. Sant’Agostino era talmente assillato dalla
preoccupazione della Visita alle sue Chiese che, là dove non poteva andare di
persona, costituiva un Vescovo locale, purché i fedeli fossero difesi dallo
scisma donatista. Tale consuetudine divenne legge nel concilio di Terragona
(anno 516). Altri concili regionali estesero nei loro territori una tale legge
che divenne una prassi comune nel Medioevo. Il Concilio di Trento ritenne
opportuno apportare le sue riforme anche in questo campo prescrivendo che è
dovere personale del vescovo la Visita alla sua Diocesi. La Chiesa codificò
tale Visita nella legislazione canonica
(C.J.C. 396). La paternità del
Vescovo “riverbero, come insegna Sant’Ignazio martire, della Paternità di Dio”
rifulge in modo particolare durante la Visita pastorale: è il Padre che si
ritrova in mezzo ai figli; è il Pastore che presiedendo in nome di Dio al
gregge, addita alle pecorelle la via che conduce ai pascoli della salvezza. E
proprio nella Sacra Visita che egli risplende “quale maestro di dottrina,
Sacerdote del sacro culto, Ministro del governo della Chiesa” (Lumen Gentium
20). Si deve al vescovo Giuseppe Mancuso l’ultima Sacra Visita nella diocesi di Mazara. Appena eletto
vescovo, indisse la prima Sacra Visita il 7 marzo 1963 con inizio dalla Chiesa
Cattedrale in data 10 maggio 1964.
Il 23-25 giugno era a Pantelleria in sacra
Visita tra le ovazione di un’Isola in festa.
I lavori del Concilio Vaticano rallentarono il suo impegno pastorale,
che si protrasse per vari mesi, quando fu poi costretto ad interromperla per il
sisma del 1968 che distrusse o gravemente danneggiò ben otto comuni della
diocesi. La sera del 14 gennaio 1968 era in sacra Visita a Campobello, nella
parrocchia San Giovanni, quando apprese la triste notizia del rovinoso movimento
sismico. Nonostante tutto, riprese il
cammino pastorale per concluderlo a metà dell’anno 1971. Spinto dall’ansia
pastorale di visitare ancora una volta i fedeli nelle loro comunità
parrocchiali, testimoniare loro l’amore di padre e pastore e confermarli nella
fede e nella carità, nonostante la salute ormai malferma, il 31 maggio 1973, festa dell’Ascensione,
indisse una seconda Sacra Visita, che si aprì ufficialmente il 2 dicembre 1973,
prima domenica di avvento. Tale Visita, con carattere prevalentemente
pastorale, doveva offrire al Vescovo una visione, per quanto possibile
obiettiva, chiara e coscienziosa della realtà pastorale delle singole
parrocchie dopo il dramma del terremoto che aveva colpito la Diocesi di Mazara;
inoltre il Vescovo avrebbe dovuto
rilevare lo sviluppo pastorale della Parrocchie, conforme alle nuove indicazioni offerte dal Concilio Vaticano II. La prima parrocchia ad
essere visitata, il 23 dicembre, fu San Nicolò di Bari a Mazara e,
successivamente, tutte le altre parrocchie della città. Subito dopo l’attenzione del Vescovo si rivolse a
Castelvetrano e il 10 marzo 1974 fu a san Francesco di Paola.
Nel mese di novembre visita la città di Gibellina, la zona particolarmente
provata dal sisma del 1968. Debilitato nelle sue forze fisiche dovette
sospendere la sacra Visita che rimase la “grande incompiuta”.
Don Pietro Pisciotta
da sinistra l'onorevole Bernardo Mattarella (padre dell'attuale presidente della Repubblica Italiana) a destra sua eccellenza il vescovo Giuseppe Mancuso |
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