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giovedì 23 luglio 2015

Gemellaggio Mazara del Vallo – Tunisi







Lo stretto di Sicilia


Il gemellaggio pastorale con la Chiesa di Tunisi è stato il segno concreto che la Chiesa di Mazara ha voluto privilegiare per esprimere la nuova via intrapresa alla vigilia del grande giubileo dell’anno 2000 e l’inizio del terzo millennio della cristianità. Vera crocevia della storia fra due civiltà, la Chiesa di Mazara ha sempre rappresentato  il punto di contatto e di dialogo tra mondo cristiano e mondo musulmano. Oggi si contano a migliaia le presenze tunisine nel territorio della diocesi di Mazara, mentre nella flotta mazarese, la prima d’Italia per consistenza, lavorano insieme da decenni pescatori mazaresi e tunisini in un clima di buon vicinato. La Chiesa di Mazara, seguendo le indicazioni autorevoli del Santo Padre nella sua visita apostolica a Mazara nel 1993, riprende ed attua la sua vocazione evangelizzatrice  mettendo  a disposizione, per quanto può, persone e mezzi per aiutare questa vicina Chiesa della costa africana. 
Tunisi per secoli territorialmente aveva fatto parte della diocesi di Mazara e solo nel 1886 si è distaccata divenendo diocesi autonoma. La proposta di gemellaggio pastorale, avanzata dall’assemblea presbiterale, è stata accolta con entusiasmo del vescovo di Tunisi, Mons. Fouad Twal, che il 10 aprile fu a Mazara per la celebrazione del 50° anniversario dell’ordinazione presbiterale del vescovo Mons. Emanuele Catarinicchia. Nell’occasione il presule mazarese consegnò alla chiesa di Tunisi la somma raccolta nella diocesi per sostenere una scuola promossa da quella diocesi per i bambini rifugiati clandestini, iracheni ed algerini. E’ stato il primo segno concreto di collaborazione e di carità tra le due Chiese. Il giubileo, ribadì allora Mons. Catarinicchia, deve essere evangelizzazione e carità; superamento di barriere individualistiche ed annuncio della parola con il crisma della credibilità. Nel gemellaggio c’è l’impegno della Chiesa di Mazara ad inviare periodicamente sacerdoti diocesani a Tunisi per collaborare con quella Chiesa sorella dalla quale ci divide e ci unisce  il bacino del Mediterraneo, dove ogni giorno nello stesso mare mazaresi e tunisini si ritrovano a lavorare insieme e pregano lo stesso Dio, grande e misericordioso.
Il gemellaggio Mazara – Tunisi non costituisce solo un fatto ecclesiale che interpreta ed attua le sollecitazioni espresse dal Vaticano II, ma richiama e si fonda su quei rapporti storici e socio-religiosi che affondano le loro radici sia nella posizione geografica delle due città che nella comune storia che nel decorso dei secoli li ha visti  per un largo spazio di tempo accomunati.
Nell’età più remota Mazara e il suo territorio ( Capo Lilibeo e Granitola Torretta) furono i punti prescelti dai punici per la collocazione di quelle fornaci per le segnalazioni ottiche che permettevano di coprire le distanze della Sicilia con Pantelleria (distante appena 90 km) e di questa isola con Capo Bon (distante appena 63 km).
Nell’ 827 Mazara costituì la testa di ponte per la conquista della Sicilia       da parte degli arabi provenienti da Tunisi. Questi fecero di Mazara la capitale di uno dei tre Wailati (Vallo) in cui fu suddivisa la Sicilia. Guidati dal vecchio cadì, Assad, il 16 giugno 827 i musulmani iniziarono da Mazara la conquista della Sicilia che tennero saldamente per tre secoli. In questo largo arco di tempo i rapporti Mazara- Tunisi  furono soprattutto militari e tali rimasero per lungo tempo giacché la città di Mazara, fortemente presidiata, continuò ad essere la base delle loro operazioni marittime.
Ai rapporti militari fecero seguito presto quelli commerciali, grazie al porto-canale di cui disponeva questa città, unica della Sicilia occidentale che poteva offrire un comodo rifugio ed approdo alle navi mercantili.
Il commercio di Mazara con Tunisi fu così intenso ed attivo da essere messo in rilievo dal geografo Edrisi che, visitando Mazara nel 1154, la trovò “con grandi magazzini di merci e di manufatti, con mercati frequentati da viaggiatori che provenivano da tutte le parti e ne esportavano le merci”.
Ai rapporti militari e commerciali si aggiunsero presto quelli culturali: uomini di studio, letterati, poeti, giureconsulti fecero di Mazara un centro assai rinomato, come fa fede la raccolta bio-bibliografica di Michele Amari; tra i principali si ricordano il poeta Ibin Rasiq, il giuriconsulto Abu-abd-Allah, il letterato Hassad e il dotto Imam al Mazari che in Mazara ebbero i natali e in questa città vissero a lungo. Tra questi merita particolare riguardo quell’Imam al Mazari, che nacque a Mazara e la sua tomba a Monastir, in Tunisia, è meta di pellegrinaggi.
Il dotto G. G. Adria, umanista protomedico della Sicilia, descrivendo l’aspetto di Mazara precisa che una delle quattro porte che si aprivano nella muraglia cittadina, quella che guardava verso Mezzogiorno, s’intitolava Porta Cartagine ad indicare il traffico ininterrotto con la costa africana.
Eretto dai Normanni il vescovado di Mazara nel 1093, questa città sostituì di fatto la titolarità vescovile dell’antica Cartagine, l’odierna Tunisi, ormai sotto l’egida dell’islamismo, e il territorio della Chiesa di Mazara si estese ben presto sino a comprendere le città di Tunisi e Goletta. Nell’archivio storico diocesano mancano i documenti ufficiali relativi all'anno in cui le due città divennero parte integrante della Chiesa di Mazara, ma è certo che in tutto il Medioevo il vescovo di Mazara aveva facoltà e potere di nominare gli arcipreti di Tunisi e Goletta, di impartire le norme canoniche per la celebrazione dei matrimoni, e alla chiesa di Tunisi procurava l’olio santo per la somministrazione dei sacramenti ai fedeli. Come risulta dai documenti della Curia, relativi al governo del vescovo Giovanni Omodei, che resse la Diocesi dal 1530 al 1542. 


Stemma del vescovo Omodei

Carlo V




















Nel 1535 lo stesso vescovo Omodei accolse il re Carlo V, reduce vittorioso dell’imprese di Tunisi, strappata ai musulmani, e ricevette il solenne giuramento di fedeltà. L’impresa di Tunisi del 1535 vide la presenza, in primo piano, del cappuccino mazarese padre Pietro Rocca, che con il Crocifisso in mano guidò le schiere cristiane all’assalto della fortificata rocca di Tunisi, come scrive il Pirri nella Sicilia Sacra


Fra Pietro di Mazara in un antico dipinto


Nel 1637 il vescovo di Mazara Diego Requesens da papa Urbano VIII fu eletto e consacrato vescovo titolare di Cartagine. Ogni anno nella Cattedrale di Mazara il 6 agosto, in occasione della festa del SS. Salvatore, vigeva la consuetudine di fare l’appello ufficiale di tutti i vassalli e beneficiari tenuti a pagare il tributo di vassallaggio al vescovo e questi rispondevano con il rituale ”adsum”. Tra questi figurava sempre l’arciprete di Tunisi, che, risultando sempre assente, durante l’appello, una flebile voce invitava l’assemblea a pregare per il fratello costretto a vivere tra gli infedeli islamici. Tra gli ultimi arcipreti di Tunisi si annovera il can. Francesco Avila di  Calatafimi.
Tunisi rimase parte integrante del territorio della Chiesa di Mazara sino al 1886 quando fu eretta a Tunisi la Cattedrale di San Luigi e il vescovo mons. Saeli fu invitato alla celebrazione inaugurale occupando il primo stallo della nuova Cattedrale. Con il vescovo Saeli era presente il can. Salvatore Carmicio, ultimo titolare arciprete di Tunisi e Goletta.
Il vescovo Mons. Saeli

La piccola arcipretura divenne allora sede arcivescovile e con questa il Vescovo di Mazara ha istituito il gemellaggio Mazara – Tunisi.
Un gemellaggio, che oggi, alla distanza d circa 130 anni, , ha assunto una nuova linfa, grazie alla pastorale promossa da questa Chiesa di Mazara, pastoralmente governata da mons. Domenico Mogavero, l’ottantesimo nella cronotassi dei Vescovi di questa Chiesa santa, che è in Mazara.

Mazara del Vallo 10 luglio 2015
                                                                     Don Pietro Pisciotta













                                       



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