Articolo estratto da Condividere n.6/03 luglio 2018 pag.13
La devozione popolare della Madonna del Paradiso
La Cattedrale,
dedicata all’atto della sua fondazione al SS. Salvatore, oltre ad essere la
chiesa madre della diocesi, ha rappresentato nel corso della sua storia anche
il pantheon delle tombe episcopali, in particolare di quei pastori della Chiesa di Mazara, che
per consuetudine vollero essere seppelliti
in essa, ultimo il vescovo mons. Costantino Trapani che fu sepolto in Basilica nella
cappella dell’Immacolata il 7 marzo 1988. Ma le consuetudini di tanto in tanto sono interrotte nel loro ritmo ciclico
da eventi particolari che ne creano
l’eccezione, come ad esempio la scelta del proprio sepolcro fatta dal vescovo mons. Orazio La Torre (o Della Torre),
che unico fra tutti i presuli della Chiesa di Mazara non volle essere
seppellito né nella città natale (Palermo) né in cattedrale, ma nel Santuario
della Madonna del Paradiso. Per chi oggi si reca in questo santuario ha modo di
vedere nel pavimento del cappellone a fronte dell’altare maggiore la lapide
sepolcrale del vescovo.
“L’eccezione” era nata
per un evento speciale segnato dal movimento degli occhi dell’immagine della
Madonna rappresentata su una tela, prodigio questo che ha contraddistinto il
pontificato del vescovo La Torre. Lo straordinario fenomeno avvenne la sera del
3 novembre del 1797, nella Casa Santa in Mazara durante gli esercizi spirituali
svolti nella cappella detta del Paradiso (da ciò l’appellativo di Madonna del
Paradiso dato alla figurazione). Un
fedele in preghiera guardando con attenzione l’immagine dell’Immacolata si rese
conto che all’espressione “rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi”, il
volto della madonna si animava con il movimento degli occhi attivi e oscillanti;
disorientato dell’accadimento, rendeva noto il miracolo agli altri partecipanti,
che stupiti ed entusiasmati dall’evento
attivarono un passa parola che immediatamente fece affluire una moltitudine di persone che divennero
testimoni del prodigio, che si rivelò più volte.
Il vescovo cautamente
inviò sul luogo il vicario generale al fine di invitare i partecipanti agli esercizi
spirituali ad essere più razionali, probabilmente nella convinzione che potesse
trattarsi di una suggestione collettiva; con grande stupore, però,
l’inviato-controllore divenne uno dei più validi testimoni dell’incredibile avvenimento.
L’evento coinvolse passionalmente mons. La Torre fino alla fine dei suoi giorni,
al punto che prossimo alla morte volle
ancora una volta vedere o per meglio dire “sbirciare” attraverso gli occhi
della sacra immagine un po’ del paradiso. La divina immagine fu portata in
processione in Cattedrale il vescovo volle immediatamente preparare un processo
canonico sulla portentosa manifestazione. Il processo iniziato il 10 dicembre
1797 fu chiuso il 23 agosto 1798 con la proclamazione dell’ autenticità del miracolo.
Il dipinto su tela di
forma ovale, opera di Sebastiano Conca, era stata acquistato a Roma dal gesuita
mazarese padre Gabriele Milazzo; la madonna è raffigurata a mezzo busto e nella grandezza
naturale. Essa è
rappresentata con le mani incrociate sul petto e le labbra socchiuse come se
pregasse, i suoi occhi sono rivolti
verso l’alto in stato estatico che è fatto risaltare dalla luminescenza dell’aura
divina, evidenziata da dodici piccole stelle che ne circondano il capo, i cui
capelli sciolti scendono sulle spalle, una veste bianca avvolta in un
drappeggio ceruleo ne copre il corpo, facendo sì che l’insieme del dipinto
trasmetta allo spettatore un senso di quiete, di pace interiore, di devozione,
insomma di religiosità.
Il vescovo testimone pure esso del miracolo, per accrescere il culto e dare un prestigioso ricovero
alla meravigliosa icona, repentinamente si adoperò per la realizzazione di un Santuario,
dando disposizione che si realizzasse nella zona dove sorgeva una chiesa fuori
le mura della città, dedicata alla Madonna del Rosario, esattamente nell’area
dove oggi è il Santuario della Madonna del Paradiso. I lavori furono eseguiti a ritmo serrato
addirittura lo stesso presule più volte si recò in cantiere per essere da
esempio e stimolo agli operai. Completati i lavori, il 6 novembre 1808, la
preziosa tela della Madonna fu maestosamente traslata dalla Casa Santa nella
nuova sede.
Nel corso della sua
storia, Mazara a seguito di eventi
nefasti ha eletto a patroni vari santi, così il 23 agosto del 1614 per tutelare
la città dalla peste e carestia viene nominato secondo patrono S. Vito “ … perché con l’altro patrono, il SS.
Salvatore, meglio fosse protetta la città dai pericoli della peste e della
carestia…”. Successivamente, il 20
luglio del 1625, a seguito della peste vengono traslate le reliquie di Santa
Rosalia, e la santa viene nominata compatrona della città. Per ragioni ancora
oggi ignote il 20 giugno del 1751 è San Luigi Consaga ad essere eletto
compatrono di Mazara. Insomma non si può dire che ai mazaresi manchino Santi Patroni, ma è il culto alla Vergine
Santissima del Paradiso che predomina su
qualsiasi altra devozione e costituisce per Mazara e l’intera diocesi quella
madre-ricovero per i credenti.
Mario Tumbiolo
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