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mercoledì 4 luglio 2018

La Madonna del Paradiso - La devozione dei mazaresi verso la compatrona



Articolo estratto da Condividere n.6/03 luglio 2018 pag.13






La devozione popolare della Madonna del Paradiso


La Cattedrale, dedicata all’atto della sua fondazione al SS. Salvatore, oltre ad essere la chiesa madre della diocesi, ha rappresentato nel corso della sua storia anche il pantheon delle tombe episcopali,   in particolare  di quei pastori della Chiesa di Mazara, che per consuetudine  vollero essere seppelliti in essa, ultimo il vescovo mons. Costantino Trapani che fu sepolto in Basilica nella cappella dell’Immacolata il 7 marzo 1988. Ma le consuetudini di tanto in  tanto sono interrotte nel loro ritmo ciclico da eventi particolari che  ne creano l’eccezione, come ad esempio la scelta del proprio sepolcro fatta dal  vescovo mons. Orazio La Torre (o Della Torre), che unico fra tutti i presuli della Chiesa di Mazara non volle essere seppellito né nella città natale (Palermo) né in cattedrale, ma nel Santuario della Madonna del Paradiso. Per chi oggi si reca in questo santuario ha modo di vedere nel pavimento del cappellone a fronte dell’altare maggiore la lapide sepolcrale del vescovo.  
“L’eccezione” era nata per un evento speciale segnato dal movimento degli occhi dell’immagine della Madonna rappresentata su una tela, prodigio questo che ha contraddistinto il pontificato del vescovo La Torre. Lo straordinario fenomeno avvenne la sera del 3 novembre del 1797, nella Casa Santa in Mazara durante gli esercizi spirituali svolti nella cappella detta del Paradiso (da ciò l’appellativo di Madonna del Paradiso dato alla figurazione).  Un fedele in preghiera guardando con attenzione l’immagine dell’Immacolata si rese conto che all’espressione “rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi”, il volto della madonna si animava con il movimento degli occhi attivi e oscillanti; disorientato dell’accadimento, rendeva noto il miracolo agli altri partecipanti, che stupiti ed entusiasmati dall’evento  attivarono un passa parola che immediatamente fece  affluire una moltitudine di persone che divennero testimoni del prodigio, che si rivelò più volte.
Il vescovo cautamente inviò sul luogo il vicario generale al fine di  invitare i partecipanti agli esercizi spirituali ad essere più razionali, probabilmente nella convinzione che potesse trattarsi di una suggestione collettiva; con grande stupore, però, l’inviato-controllore divenne uno dei più validi testimoni dell’incredibile avvenimento. L’evento coinvolse passionalmente mons. La Torre fino alla fine dei suoi giorni, al punto  che prossimo alla morte volle ancora una volta vedere o per meglio dire “sbirciare” attraverso gli occhi della sacra immagine un po’ del paradiso. La divina immagine fu portata in processione in Cattedrale il vescovo volle immediatamente preparare un processo canonico sulla portentosa manifestazione. Il processo iniziato il 10 dicembre 1797 fu chiuso il 23 agosto 1798 con la proclamazione dell’ autenticità del  miracolo.
Il dipinto su tela di forma ovale, opera di Sebastiano Conca, era stata acquistato a Roma dal gesuita mazarese padre Gabriele Milazzo; la madonna  è raffigurata a mezzo busto e nella grandezza
naturale. Essa è rappresentata con le mani incrociate sul petto e le labbra socchiuse come se pregasse, i suoi  occhi sono rivolti verso l’alto in stato estatico che è fatto risaltare dalla luminescenza dell’aura divina, evidenziata da dodici piccole stelle che ne circondano il capo, i cui capelli sciolti scendono sulle spalle, una veste bianca avvolta in un drappeggio ceruleo ne copre il corpo, facendo sì che l’insieme del dipinto trasmetta allo spettatore un senso di quiete, di pace interiore, di devozione, insomma di religiosità.


Il vescovo  testimone pure esso del miracolo, per  accrescere il culto e dare un prestigioso ricovero alla meravigliosa icona, repentinamente si adoperò per la realizzazione di un Santuario, dando disposizione che si realizzasse nella zona dove sorgeva una chiesa fuori le mura della città, dedicata alla Madonna del Rosario, esattamente nell’area dove oggi è il Santuario della Madonna del Paradiso.  I lavori furono eseguiti a ritmo serrato addirittura lo stesso presule più volte si recò in cantiere per essere da esempio e stimolo agli operai. Completati i lavori, il 6 novembre 1808, la preziosa tela della Madonna fu maestosamente traslata dalla Casa Santa nella nuova sede.
Nel corso della sua storia, Mazara  a seguito di eventi nefasti ha eletto a patroni vari santi, così il 23 agosto del 1614 per tutelare la città dalla peste e carestia viene nominato secondo patrono S. Vito  “ … perché con l’altro patrono, il SS. Salvatore, meglio fosse protetta la città dai pericoli della peste e della carestia…”. Successivamente,  il 20 luglio del 1625, a seguito della peste vengono traslate le reliquie di Santa Rosalia, e la santa viene nominata compatrona della città. Per ragioni ancora oggi ignote il 20 giugno del 1751 è San Luigi Consaga ad essere eletto compatrono di Mazara. Insomma non si può dire che ai mazaresi manchino  Santi Patroni, ma è il culto alla Vergine Santissima del Paradiso che  predomina su qualsiasi altra devozione e costituisce per Mazara e l’intera diocesi quella madre-ricovero per i credenti.
“Beddra matri di lu paradisu” è quell’espressione-invocazione che le nostri madri ci hanno insegnato fin da piccoli delegando Maria quale tutrice, Madre e Signora nostra.
Mario Tumbiolo











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