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martedì 19 aprile 2016

MONS. VINCENZO DI GIOVANNI (1832-1903)




    


         Figura insigne di sacerdote e di studioso, mons. Vincenzo Di Giovanni ha onorato la Chiesa e la Patria e, soprattutto, la terra di Sicilia alla quale rimase sempre particolarmente legato. Nato a Salaparuta nel 1832 da Calogero Di Giovanni e Caterina Bruscia, ebbe una infanzia serena, confortata dall’affetto dello zio arciprete, don Donato Di Giovanni, che resse la comunità salitana dal 1820 al 1870. Il padre Calogero era stato a Salaparuta giudice di pace e segretario della congregazione della carità; la madre, Caterina, proveniente dalla vicina Partanna, fu donna di eccelse virtù, di acuto ingegno e di grande pietà religiosa. Il figlio Vincenzo ricevette da ambedue i genitori una solida formazione cristiana, frutto non di teorici precetti ma d’autentica vita cristiana. Lo zio introdusse ben presto  il nipote agli studi prima nel seminario arcivescovile di Monreale, poi nella regia Università degli Studi di Palermo dove completò la sua formazione filosofico-teologica imponendosi per serietà nello studio, capacità critiche e amore profondo per la letteratura e la storia patria. Nonostante la sua lunga permanenza a Palermo, rimase sempre legato alla diocesi di Mazara e in questa città ricevette dal vescovo Antonino Salomone il suddiaconato nel 1855, il diaconato e il presbiterato nel 1856. Figlio del suo tempo, ereditò le idee liberali in voga, ma non si lasciò scalfire dagli errori che pullulavano in campo filosofico e teologico. Educato alla scuola di insigni maestri, fu discepolo e amico del grande maestro Melchiorre Galeotti, che tenne la cattedra di retorica nel Seminario di Palermo, e fu con questi fondatore ed animatore del giornale “Religione e Patria” (1860-1861) attorno al quale si cimentò l’élite culturale del clero liberaleggiante del tempo. Dal 1865 al 1869 mons. Di Giovanni diresse “La Sicilia”, rivista di scienze, lettere ed arti, di tendenza cattolico regionalista. Collegò, scrive di lui Santino Caramella, l’ontologismo ottocentesco, e giobertiano in specie, con l’opera del grande filosofo canonista del settecento Vincenzo Miceli da Monreale (1733-1781), che aveva elevato la sua speculazione filosofica partendo dal diritto naturale ecclesiastico. Le sue opere filosofiche più significative, d’indole storiografico, sono: “Della filosofia moderna in Sicilia” (edita nel 1868) e la  “Storia della filosofia in Sicilia” (in due volumi editi nel 1873), che va dall’antichità al XIX secolo.
La prospettiva storica del Di Giovanni, sebbene avvolta sovente nelle pieghe dell’eloquenza e dell’erudizione, è una  delle più grandiose; la ricerca del concetto e delle definizioni dell’Essere vi appare come costante animatrice delle più diverse e lontane correnti del pensiero e della scienza. Di Giovanni, appassionato cultore della filosofia, non inventò teorie, né creò sistemi filosofici, ma sistematizzò le teorie e unificò i sistemi tomistici potenziandoli con la dialettica della sua forte mente critica e speculativa. Alla base del suo pensiero c’è l’istanza della libertà, che egli  cercò di cogliere nei vari filosofi dell’Ottocento da Schelling ad Hegel, da Rosmini a Gioberti e che intravide, al di là dei loro sistemi, come anelito primario che richiedeva una risposta adeguata.
Inizia la sua carriera di docente prima ancora di essere ordinato sacerdote: nel 1854 è già docente di lettere e filosofia all’Istituto “Vittorino” di Palermo; nel 1860 dal cardinale di Palermo viene chiamato ad occupare la cattedra di filosofia nel Seminario arcivescovile “San Mamiliano”, dove avrà come allievi una larga cerchia di giovani, tra i quali la grande mente di mons. Onofrio Trippodo, e una generazione di sacerdoti dalla solida preparazione culturale e di alta spiritualità, che costituirono uno dei nuclei principali nella genesi del Movimento Cattolico Siciliano.
Alla cattedra di filosofia nel Seminario si assommerà in quegli anni quella del liceo nazionale di Palermo, che gli aprirà le porte dei cenacoli culturali ad alto livello e lo vedrà protagonista ed animatore di giornali letterario-politici come “La Sicilia” e fondatore delle “Nuove effemeridi siciliane”, giornale storico-letterario di Palermo.
Ormai si andavano schiudendo le porte per la docenza universitaria. Conosciuto ed apprezzato per le sue alte qualità morali e culturali, membro delle più prestigiose accademie d’Italia, cavaliere dell’ordine reale dei santi Maurizio e Lazzaro, nel 1882 gli viene offerta la cattedra di filosofia teoretica e, subito dopo, quella di storia della filosofia nell’Università degli Studi di Palermo, dove nel 1891 sarà anche presidente della facoltà di lettere e filosofia.
Mons. Vincenzo Di Giovanni non limitò la sua influenza al solo campo speculativo, ma fu in contatto anche con il sociologo Giuseppe Toniolo, docente di filosofia del diritto all’Università di Padova, fondatore dell’associazione “Unione Cattolica per gli studi sociali” alla quale il Di Giovanni aderì diffondendone il programma nell’Isola.
Il Toniolo, spinto da profonda sensibilità religiosa, nel 1889 aveva fondato la sua associazione due anni prima che  il pontefice Leone XIII pubblicasse la Rerum Novarum, l’enciclica sociale che suscitò tanto entusiasmo nel mondo del lavoro e, in particolare, tra i giovani e nel clero impegnato. Il Di Giovanni approfondisce il documento pontificio e collabora perché con il contributo della cultura cristiana e delle forze lavorative si affermi un nuovo ordinamento sociale cattolico basato sulla carità e la giustizia. Ricca quanto interessante si rivelò nel decennio 1889-1899 la corrispondenza epistolare con il Toniolo; questi apprezzava del filosofo siciliano la cultura, la disponibilità e il forte  credito che riscuoteva in mezzo al movimento cattolico siciliano. Dalle lettere si evince ancora oggi quanto il Toniolo fu entusiasta della collaborazione e degli incoraggiamenti ricevuti da mons. Di Giovanni, singolare sostenitore e propulsore del pensiero politico sociale cristiano. Proprio in questo decennio iniziava a farsi strada in Sicilia la corrente di pensiero di ispirazione tonioliana.
Fondata nel 1889 l’associazione a Padova, il Di Giovanni fu accanto al Toniolo e, due anni dopo, invitato dallo stesso, partecipò a Genova al 1° congresso scientifico storico-sociale, che si tenne dall’8 all’11 ottobre 1892 in onore di Cristoforo Colombo nel 4° centenario della scoperta dell’America, con una sua relazione mirata ad avviare “sani e forti studi sociali” nel mondo cattolico.
La relazione venne data alle stampe e il conte Rosselly de Lorgues, che ne conservò gelosamente una copia, ebbe a scrivere a mons. Di Giovanni: “Fra i numerosi scritti pubblicati nel corso del IV centenario della scoperta dell’America, nessuno ha il valore del vostro scritto, intitolato, abbastanza modestamente, Discorso; il vostro nobile lavoro onora la vostra Accademia e l’Italia intera”.
Il Di Giovanni, vera mente enciclopedica, si cimentò  con la filosofia e la letteratura, con gli studi propri della teologia e della filologia, né trascurò mai gli studi sociali come quelli legati alle tradizioni popolari della terra di Sicilia. Legato alla sua terra, volle approfondire determinate tematiche operando ricerche filologiche  sui grandi che hanno onorato la Sicilia. Scoprì un inno alla vergine del XII secolo “In laudem Virginis Mariae” e si soffermò sul grande umanista siciliano del XV secolo, Tommaso Schifaldo, che G. G. Adria aveva chiamato “Praeceptor meus” e annoverato tra i figli più illustri di Marsala “ex urbe antiqua Lilybaei”. Lo Schifaldo, sull’autorità dell’Adria, è ritenuto “lilybaetanus” dal Pirri, dal Ragusa e dal Mongitore; ma mons. Di Giovanni evidenzia che il Bagolino nel 1597, sull’autorità dell’Adragna, dice dello Schifaldo “Alcamensis patria ex qua urbe etiam et ego”. Stando alle due probabili versioni, di cui la più accreditata quella dell’Adria, il Di Giovanni avanza l’ipotesi che Alcamo abbia dato i natali allo Schifaldo, Marsala ne fu la patria adottiva dove visse come religioso .
Mons. Di Giovanni, nonostante sia vissuto in tempi assai difficili per la Chiesa, quando le forze laiche anticlericali detenevano in Italia il monopolio della cultura, ebbe sempre vivo il “sensus Ecclesiae” e nel rispetto della dignità della persona umana svolse il suo ruolo di docente imponendosi agli allievi  per la chiarezza delle idee e l’attaccamento ai principi della fede. La sua vita di sacerdote e di studioso fu sempre limpida e cristallina, senza compromessi. Ebbe sempre chiara  la consapevolezza della sua missione. Divenuto presbitero della Chiesa di Mazara per vera vocazione, fu sacerdote sulla cattedra come nei sodalizi culturali; i suoi interventi nella vita sociale sono l’attuazione del comando evangelico: voi siete la luce del mondo e il sale della terra. Quantunque molto riservato e schivo dalla politica attiva, nel 1895 per suffragio popolare fece parte del Consiglio comunale di Palermo, la città di Monreale lo ebbe cittadino onorario e Salaparuta gli dedicò una strada.
Una personalità simile non poteva non attirare l’attenzione della gerarchia: la Santa Sede nel 1896 lo promosse alla Prelatura nullius di Santa Lucia del Mela; fu vescovo titolare prima di Teodosiopoli, poi arcivescovo di Pessinonte.
Festeggiato dai numerosi amici presso la Curia Romana, il papa Leone XIII abbracciandolo gli disse: “Monsignore, troppo tardi ci siamo conosciuti”!
Salaparuta, che gli aveva dato i natali, lo vide spirare il 20 luglio 1903; in suo onore gli dedicò il corso principale del paese. Un monumento marmoreo, posto nella cappella del SS. Crocifisso della Chiesa Madre, andato distrutto con i movimenti sismici del 1968, ricordava ai salitani la figura di questo insigne prelato:
Alla pia memoria di
Vincenzo Di Giovanni
vescovo di Teodosiopoli, arcivescovo di Pessinonte
per ingegno e splendore di dottrina
notissimo fra i sagaci sapienti d’Europa.
Visse anni 71, morì il 20 luglio 1903.
                                                                                                                                   

                                                                                                          Pietro Pisciotta



Opere del Di Giovanni:
Storia della filosofia in Sicilia, Palermo 1873, voll 2; Principii della Filosofia Prima, I, pagg. 336, II, pagg. 550, III pagg. 342, Palermo anno 1878; Il Miceli ovvero dell’Ente uno e reale, Palermo 1864; Il Miceli ovvero l’Apologia del sistema, Palermo 1865; Filologia e letteratura siciliana,  voll. 4, Palermo 1871; Scuola, Scienza e critica, Palermo 1874, Prelazioni di filosofia, Palermo 1877; Filologia e letteratura siciliana, Palermo 1879; Giordano Bruno e le fonti delle sue dottrine, Palermo 1888; Saggi di critica religiosa e filosofica, Firenze 1887; Cronache siciliane dei secoli XIII, XIV, XV, pag. LV- 401, Bologna 1865; Scuola, Scienza e Critica, p. VIII-362, Palermo 1874; Scritti apologetici, p.495, Palermo 1875; Prelezioni di Filosofia, p. 333, Palermo, Virzì, 1877;  Severino Boezio e i suoi imitatori,, Palermo 1881;Pico della Mirandola nella storia del Risorgimento, Palermo, tip. Boccone del Povero, 1894   Le fortificazioni di Palermo nel secolo XVI, Palermo 1996;Critica filosofica e religiosa, v. 2, . Palermo1897 98.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 

Opera su Di Giovani:
S. Caramella, Il pensiero filosofico in Sicilia, Caltanissetta 1995; C. Cantù, Storia della filosofia in Sicilia dai tempi antichi al secolo XIX, in Rivista Universale, Firenze, ottobre 1873; G. Allievo, Principi di filosofia primi esposti ai giovani italiani per Vincenzo Di Giovanni, in La Gioventù, giornale fiorentino, vol. VII, febbraio 1865; V. Inglese D’Amico, Di Giovanni filosofo ed umanista, Palermo 1949; G. Gentile, Il tramonto della cultura siciliana, Bologna 1919; Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, alla voce: Di Giovanni Vincenzo, III, figure rappresentative, pag. 321; Pitrè, Nuovi profili biografici di contemporanei italiani, p. 30, Palermo 1868; De Gubernatis, Dizionario biografico degli scrittori contemporanei, Firenze 1879; Piccolo dizionario di contemporanei italiani, Roma 1895;Di Renzi, Le Pantheon des Lettres, des Sciences et des Arts, Parigi 1893; Grandes Dictionnaires Internationaux Biografiques, Paris 1899.



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