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mercoledì 28 ottobre 2015

Gianni di Stefano



Uomo  Educatore  Poeta



Gianni di Stefano: educatore, operatore culturale, poeta e forbito scrittore, è una di quelle figure che affascina, quanti si avvicinano a lui per studiarne la poliedrica personalità, per l’instancabile attività profusa nella scuola come docente, dove si rivelò ottimo per capacità didattiche e ricchezza di dottrina, e come dirigente scolastico, cui fu sempre a cuore l’onore della scuola da lui presieduta e la professionalità dei suoi docenti. Geniale operatore culturale, si distinse nel promuovere mostre, convegni e congressi di alta levatura, i cui atti costituiscono una fonte per quanti intendono cimentarsi negli studi storici riguardanti la Sicilia in generale e il territorio della provincia di Trapani in particolare. L’opera e la figura di questo insigne cultore di storia patria si inquadra e si intona con la sua formazione di cattolico militante e di laico libero e rispettoso delle due grandi istituzioni:lo Stato e la Chiesa, due realtà diverse ma non opposte, entrambi volte alla formazione integrale dell’uomo contemporaneo. In questa ampia prospettiva deve essere letta e meditata l’opera storico-letteraria del Di Stefano, da dove emergono a chiare tinte i suoi meriti di poeta e scrittore, le capacità critiche, e la sua originalità di formidabile operatore culturale . La rivista “Trapani”, organo ufficiale della Provincia regionale di Trapani, che il Di Stefano curò e diresse per oltre un trentennio, costituisce una prova tangibile del suo talento. In questo settore di attività pubblicistica profuse intelligenza, fantasia ed estro riuscendo a coinvolgere in vari servizi docenti universitari e non, scrittori ed artisti locali, nonché personalità di diverse estrazioni politiche e ad assicurare alla Provincia un tesoro che l’incuria del tempo non potrà facilmente scalfire.
Già membro dell’Istituto di Storia Patria,divenne presidente del Comitato Trapanese dell’Istituto per la storia del Risorgimento Italiano e, nella ricorrenza del centenario dello sbarco di Garibaldi a Marsala, promosse la pubblicazione degli Atti, contenenti saggi e documenti relativi al Risorgimento in Sicilia e nel territorio di Trapani in particolare. Per la stesura dei saggi furono sollecitati docenti universitari e non e cultori appassionati di storia patria. L’anno successivo il Di Stefano promosse e curò la ristampa dell’opera più significativa di Sebastiano Nicastro: “Dal 1848 al 1860”. Attento osservatore e critico di non mediocre levatura, nella prefazione, assai ricca di note critiche da lui stesso curata, il Di Stefano  evidenzia i pregi e i limiti dell’opera: “Lo studio del Nicastro, osserva, è accurato ed attento; nulla egli tralascia per dare un quadro quanto più vero e compiuto possibile di Mazara e del suo Distretto nel decennio cruciale del Risorgimento”. Ma talvolta il giudizio del Nicastro appare al Di Stefano troppo severo così nei confronti di coloro che a Mazara ressero la cosa pubblica durante la rivoluzione del 1848, tal altra ingiusto, come nei confronti del vescovo Salomone”. La ristampa dell’opera del Nicastro spinse il Di Stefano a promuovere un convegno siciliano di Storia del Risorgimento sulla stessa tematica svolta dal Nicastro: “La Sicilia dal 1848 al 1860”. Il congresso, che si svolse a Trapani e ad Erice, era volto a chiarire meglio le condizioni dell’Isola nel decennio che precedette la rivoluzione del sessanta e il contributo dei Siciliani, emigrati o rimasti in patria, a quella  rivoluzione     che portò alla liberazione del Mezzogiorno  ed accelerò l’unificazione del Paese. Affluirono a Trapani in quei giorni docenti delle tre Università dell’Isola e numerosi studiosi d storia patria, mentre lo stesso prof. Alberto M. Ghisalberti, presidente dell’Istituto per la Storia del Risorgimento, presiedette i lavori del congresso, i cui atti furono dati subito alla stampa. Per incrementare l’attività culturale nella Sicilia Occidentale e coinvolgere assieme agli studiosi e agli uomini di cultura di Trapani e della provincia anche gli Enti, gli Istituti e le Scuole, istituì con un gruppo di amici un nuovo sodalizio: “La Società Trapanese per la Storia Patria” con lo scopo di studiare ogni testimonianza della cultura e della vita sociale ed economica dell’antico Vallo di Mazara ed il contributo da esso dato alla civiltà mediterranea ed europea. Collaborato da Salvatore Costanza, il Di Stefano si adoperò subito per la pubblicazione di alcuni saggi di rilevante spessore storico  nel volume: “Atti della Società Trapanese per la Storia Patria”, edito in Trapani nel 1972, dove furono raccolti lavori altrimenti rimasti inediti. Con orgoglio raccontava di avere strappato con la forza ad Alberto Rizzo Marino il saggio sul tema “Gli Ebrei di Mazara”, un lavoro di eccezionale rilevanza, e che il Rizzo Marino per il suo gesto gli rimase sempre grato. Nella stessa raccolta Salvatore Costanza fu presente con il saggio “Un carteggio inedito del can. Vito Pappalardo con Nunzio Nasi – (1887-1893)”, mentre il Di Stefano riservò per sé uno spazio sul tema: “Gli Intendenti del Vallo e i Prefetti di Trapani dal 1818 ad oggi”.
Come Presidente del Comitato provinciale di Trapani dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano curò in quegli anni la pubblicazione di ben sei volumi riguardanti il territorio:
1)      Aspetti dell’economia siciliana durante il Risorgimento, contributo al XXXIV Congresso dell’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano, Trapani, 1955 (pp. 32);
2)      Atti del 1957 del Comitato Provinciale di Trapani . Trapani 1957  (pp. 220);
3)      Atti del 1959 del Comitato provinciale di Trapani . Trapani 1960  (pp.368);
4)      Sebastiano Nicastro: Dal quarantotto al sessanta  - Trapani  1961 (pp. 400) ( Si tratta della seconda edizione dell’opera del Nicastro apparsa nel 1913 nella “Biblioteca storica del Risorgimento Italiano” della società editrice Dante Alighieri;
5)      La Sicilia dal 1848 al 1860 ( Atti del Congresso di Storia del Risorgimento riunito in Trapani ed in Erice dall’8 al 10 aprile 1960) -  Trapani 1962 (pp. 424);
6)      1862 – La prima crisi dello stato unitario  (Atti del Congresso riunito a Marsala il 26-27 ottobre 1962 dal Comitato dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano) Trapani – 1964 (pp. 328).
Questo primo  ventennio di attività, di ricerche e di pubblicazioni trascorso nella città di Trapaniche fece  del Di Stefano un cittadino vero  adottivo di quella città, sempre circondato da ottimi collaboratori e riscuotendo ovunque
affetto e grande simpatia.

Una vocazione antica: Dirigente scolastico

Ventotto anni di dirigenza scolastica sono un traguardo molto ambito per un educatore, che ha consacrato la sua vita all’ideale della scuola, fucina e seminario dei veri professionisti e di quanti credono ancora oggi nei valori della cultura e da essa sapientemente attingono nello svolgimento della loro professionalità. Ventotto anni di presidenza nella scuola in questo squarcio di secolo così contraddittorio, che ha conosciuto il boom economico degli anni sessanta e il terrorismo politico e sociale, che ha insanguinato l’Italia mettendone in crisi le stesse istituzioni, permettono ad un dirigente scolastico di imprimere un solco profondo in una intera generazione. E’ stato questo certamente un arco di tempo costellato da momenti assai difficili durante i quali si assistette alle grandi stragi perpetrate nel paese, indice di debolezza e malcostume;alla crisi nella quale si dibatté la scuola per la lotta scatenata dai giovani del sessantotto e, infine, alla nuova crisi della scuola, apparentemente apolitica, che ha evidenziato tutto lo scontento dei giovani che pubblicamente denunciarono la preoccupazione per il loro avvenire professionale, per un posto di lavoro e per una scuola consone alle esigenze della società alle soglie del duemila. In una situazione così difficile e precaria nel Dirigente scolastico si richiedeva chiarezza di idee, amore, professionalità, fantasia e, soprattutto, la capacità di sapere rispettare l’allievo come persona umana e punto focale dell’attività educativa.
Dotato da personalità forte ed adamantina, il. Di Stefano non desistette di fronte alle difficoltà e con risolutezza e professionalità diresse per tredici anni, come primo Preside, l’Istituto Magistrale statale «Pascasino» di Marsala, e per oltre quindici anni il Liceo-Ginna­sio «Gian Giacomo Adria» di Mazara, sua città natale, profondendo nella Scuola la sua esperienza di educatore, la sua appassionata disponibilità e il suo impegno  tanto forte quanto tenace e responsabile.
Amava raccontare al collegio dei docenti che egli fin da giovane aveva deciso di essere docente e preside e alla realizzazione di questa vocazione aveva orientato la sua formazione didattico-culturale, consapevole che dirigere una scuola è  un servizio che si rende alla società.
«La natura essenzialmente clinica del processo educativo impone al dirigente scolastico - scrive Aldo Fabi - non tanto di vigilare e controllare il funzionamento di una scuola, quanto assumere il ruolo di guida professionale democratica1 . Ciò comporta per chi presiede una comunità educanda la necessità di assumere il ruolo di guida nel lavoro di équipe o nell’attuazione di una programmazione che impegna l’interazione del collegio dei docenti; di essere in ogni momento il garante della libertà d’insegnamento nel rispetto dell’autonomia professionale del singolo docente e il fautore della crescita professionale dei docenti organizzando convegni di studi e seminari, spronando i docenti all’auto-aggiornamento continuo, aumentando la dotazione libraria della biblioteca degli insegnanti e sollecitandoli alla ricerca di nuove tecniche educative».
Di questo progetto educativo realizzato dal preside Gianni di Stefano nella sua trentennale esperienza di dirigente scolastico nel rispetto delle istituzioni, ne rendono testimonianza i giovani ex-allievi e i numerosi docenti, che lo hanno conosciuto alla guida dell’Istituto Magistrale «Pascasino» o del Liceo-Ginnasio «Gian Giacomo Adria». Di questi anni rimangono ancora, come monumento che non può essere scalfito dall’incuria del tempo, i tredici volumi di «Annuari» dell’Istituto magistrale di Marsala ed i cinque volumi di «Annali» pubblicati nel liceo mazarese.
La riforma della scuola, operata dai Decreti Delegati, che nell’art. 3 sancisce le funzioni spettanti al personale direttivo per quanto riguarda, soprattutto, l’azione di promozione e coordina­mento delle attività d’Istituto, trovò nel Di Stefano un interprete originale.  Forte di essi, nel rispetto della legge e delle nuove direttive, riuscì, con il consenso unanime degli organi collegiali, ad avviare il Liceo mazarese verso più ampi orizzonti. Ne fece un Istituto d’avanguardia tale da riscuotere particolare credito non solo presso i superiori organi competenti ma anche fuori della scuola, in Italia e all’estero. Testimonianza imperitura di questi anni rimane il corso di lingua araba e civiltà islamica con la pubblicazione dei «Quaderni» del corso «Al-Imàm Al-Mazari», che tanta simpatia e credito hanno riscosso presso gli operatori culturali anche  di oltre frontiera.

Il          Preside Gianni di Stefano e la riforma della Scuola

Emanata la legge 31 dicembre 1962 n. 1859 con la quale si rese operante la riforma dell’istruzione secondaria di primo grado, il Di Stefano intravide come ormai indilazionabile la riforma degli Istituti secondari superiori. Confortato dall’incoraggiamento dei soci della sezione marsalese dell’Associazione Pedagogica italiana, da lui stesso fondata, e dal Corpo insegnante dell’istituto magistrale statale «Pascasino», organizza una «Giornata di Studi» per offrire al Legislatore un ulteriore contributo delle esperienze e dei suggerimenti di quanti operano nella scuola.
Questo Convegno sul tema “La Riforma della Scuola Seconda­ria Superiore», il primo in Sicilia in ordine di tempo e destinato a studiare il problema dei Licei (Liceo classico, Liceo scientifico, Liceo magistrale) si è svolto nella stessa sede del magistrale «Pascasino» il 24 novembre 1963.
All’invito aderirono  docenti universitari di vari Atenei, parlamentari, presidi, dirigenti scolastici, docenti d’Istituti secondari superiori2.
Durante i lavori del Convegno il Di Stefano, con la sua relazione sulla riforma degli Istituti magistrali, non solo mostrò di conoscere la problematica sulla opportunità improcrastinabile della riforma, ma diede un contributo notevole alla valutazione critica delle varie contrastanti opinioni, suggerendo nello stesso tempo «un sommesso parere» che oggi, a venticinque anni di distanza, rivela quanto chiara e lungimirante fosse la sua «modesta» opinione.
«Il corso biennale - così si esprime dopo avere evidenziato la necessità di un triennio diverso del biennio - dovrebbe essere indifferenziato per tutti, ma se così non si volesse, dovrebbe essere non solo sostanzialmente equivalente, ma dovrebbe essere fatto salvo, alla fine del corso biennale, il diritto dell’allievo di affrontare l’esame di ammissione al corso superiore per il quale avesse rivelato nel frattempo maggiori attitudini3».
E aggiunge subito, dopo essersi diffusamente soffermato sull’opportunità della istituzione di un Liceo moderno, «a nostro parere, dopo l’auspicata riforma, il Liceo dovrebbe essere fondamen­talmente unico, e gli allievi, dopo avere frequentato un corso biennale uguale per tutti, dovrebbero potere proseguire gli studi in corsi triennali nei quali ad un gruppo di insegnamenti comuni si affiancassero altre discipline tra le quali gli allievi potessero fare la loro scelta in base alla loro vera o presunta attitudine4».
Di questo Liceo magistrale moderno, autonomo o opzionale, Egli ne ha chiara la caratterizzazione, che lo deve distinguere perché validamente assolva la sua funzione nell’ambito della nostra società. «Un liceo magistrale incentrato su di una problematica moderna e polivalente e che... trovi il suo naturale compimento in una facoltà di Scienze dell’Educazione. In un tal Liceo, continua Gianni di Stefano, dovrebbero insegnarsi discipline storico letterarie: Storia ed Educazione civica, Lettere italiane, Lingua e lettere latine, una lingua straniera e le linee fondamentali delle principali letterature straniere; discipline scientifiche: Matematica e Fisica, Scienze naturali, Geografia ed Igiene; discipline pedagogiche: Storia della Filosofia, Pedagogia (e non solamente Storia della Pedagogia), Psicologia e Didattica; e non ultime, ma anzi con rilievo ben maggiore di quanto esse abbiano ora negli Istituti magistrali: la Religione, il Disegno, la Storia dell’Arte, la Musica, la Storia della Musica, il Canto e l’Educazione Fisica.». 5
È chiara nella proposta del Di Stefano la necessità di valorizzare Didattica e Pedagogia, dove l’una dovrà essere in stretta relazione con l’altra e dove, soprattutto, la Didattica deve costituire la parte viva della formazione professionale di quanti sono stati chiamati a svolgere il ruolo di maestri ed educatori.
Il Preside non si preoccupa solo del Convegno, ma vuole la pubblicazione degli Atti della Giornata di Studi perché restino come documento di fondamentale interesse nelle mani del legislatore, degli operatori scolastici e di quanti hanno a cuore la sorte della scuola italiana.
«È questa fatica del prof. Gianni di Stefano - scriverà Trapani Nuova - un vero e proprio impegno di autentica efficienza per una programmazione rivoluzionaria in una situazione oggi incerta, ristagnante, appesantita da bagagli antifunzionali. E una lezione che va assimilata, meditata, valutata con estrema attenzione. Un processo di esperienza alla esperienza tradizionale».
E Filippo Cilluffo, riferendosi alla Giornata di Studi sui Licei scriverà sul Trapani Sera: “A noi non interessa qui riferire e tanto meno discutere le tesi emerse nel corso di quella «Giornata», interessa solo sottolineare come gli esperimenti del «Pascasino» non abbiano mai carattere empirico, ma conseguono ad una consapevole problematica pedagogico-organizzativa la cui vivacità sorprende piacevolmente in mezzo al tiepido conformismo in cui si adagiano tanti istituti statali, i cui quadri dirigenti si esauriscono nell’ordine scrupoloso delle pratiche e nel rispetto delle scadenze d’ufficio.
In tanto grigiore il Chirone d’oro del «Pascasino» brilla come una fiaccola d’entusiasmo». 6
 E’ stato Gianni di Stefano un precursore dei tempi o uno studioso attento delle problematiche nuove e delle possibili e positive soluzioni dei problemi inerenti alla riforma scolastica?



Preside dell’istituto Magistrale «Pascasino» di Marsala

Senza spirito organizzativo, senza amore e dedizione, la Scuola non può divenire palestra di vita. Una efficace organizzazione, scriveva il Provveditore agli studi dr. Giuseppe Purpi, rende possibile il graduale e costante svolgimento delle attività direttive ed educative, che sono apprezzate se attingono alla viva fonte della umiltà non disgiunta dalla fermezza e dal sacrificio. La Scuola, per il suo carattere universale, deve rispondere alle esigenze spirituali, economiche e sociali della umanità vivente e, pertanto, Dirigenti, Docenti, Famiglie, Società devono operare con l’azione e con l’esempio educativo per il bene dei Discenti anelanti di sapere e di amore. Entusiasmo e abnegazione degli Educatori, continua il Provveditore agli Studi di Trapani, fede in Dio e fiducia nelle loro proprie energie rendono la Scuola perenne faro di civiltà.
Chiamato dal Provveditore agli Studi Purpi ad organizzare e presiedere nell’anno scolastico 1961-62 l’Istituto Magistrale «Pascasino», appena statizzato7, il prof. Gianni di Stefano, allora Ordinario di Lettere Italiane e Storia negli Istituti Magistrali, cercò subito di realizzarvi, per quanto possibile, quella «Scuola integrale o totale» tanto auspicata da coloro che credono nei valori della cultura, nell’apporto della Scuola al rinnovamento della società in continua evoluzione e alla sua azione per la formazione professionale degli allievi maestri, chiamati per vocazione ad  essere educatori e guide delle nuove generazioni. Frutto di questa visione della Scuola e della volontà di sperimentare quanto poteva essere effettivamente realizzato nel quadro delle presenti strutture - scrive il Preside Gianni di Stefano, appena insediatosi alla guida del «Pascasino» - è stata la decisione di integrare i normali corsi scolastici con i Seminari, nei quali gli Allievi Maestri più volenterosi sono stati adusati alla ricerca da Docenti che li hanno seguiti nelle loro preferenze abituandoli al lavoro di gruppo e raccogliendoli per interessi a prescindere dai corsi frequentati; è stata la decisione di organizzare i Colloqui: un ciclo di conferenze volte a proporre agli Allievi... problemi e prospettive nuove per chiamarli a quel colloquio che sta alla base di una società e di una cultura democratica; è stato l’impegno particolarissimo per rendere realmente efficaci le esercitazioni didattiche e quel tirocinio degli Allievi Maestri altrove troppo spesso trascurato; è stata la decisione di organizzare, a conclusione dell’anno scolastico, una mostra di disegni curati dagli Allievi per servire da sussidi didattici alle lezioni destinate alla Scuola Primaria. Frutto di questa visione totale della Scuola e della volontà di non esaurire i suoi compiti nelle ore antimeridiane ma di operare a tempo pieno per un’attività più incisiva, efficace ed organica a beneficio della comunità educanda c’è l’impegno del Preside nel promuovere ed incoraggiare la Schola Cantorum, il Gruppo Sportivo, le esercitazioni e tutte quelle attività comunemente definite «parascolastiche». In queste linee programmatiche della sua azione dirigenziale c’è tutta la concezione didattico-pedagogica del Di Stefano, resa operante a livello di Istituto Magistrale con la piena collaborazione della classe docente per una adeguata formazione degli Allievi Maestri, sempre memore che la Scuola è una realtà dinamica che vive e sviluppa le sue potenzialità in favore di quanti nel suo ambito vivono, lavorano e progrediscono. Egli dimostra di conoscere il suo compito, che è quello di elevare sino al possibile l’efficienza educativa della Scuola attraverso un’attività di propulsione, di coordinamento e di supervisione dell’attività educativa e didattica dei suoi docenti. E questi tre momenti sintetizzano tutta la sua opera di preside, di educatore e di funzionario dello Stato.
«Il Preside Gianni di Stefano - scrive il Trapani Sera - ha dato impulso ad ogni iniziativa che potesse contribuire alla integrale formazione dei futuri maestri. Ritenendo che l’Istituto Magistrale, se partecipa del carattere peculiare della «licealità» che è di ogni scuola umanistica, intesa cioè a formare l’uomo, è certamente anche una scuola professionale nella quale si affina la vocazione ad educare e s’insegnano l’arte e la tecnica dell’insegnamento, volle abituare gli allievi a coltivare rapporti quanto più ampi e cordiali possibili con il mondo dell’infanzia nel quale essi più tardi eserciteranno il loro magistero, delicato e diffidile8».
Certo la vecchia struttura degli Istituti Magistrali rivelava in quegli anni  tutti i suoi limiti e manchevolezze per essere una Scuola di avanguardia, protesa alle conquiste più avanzate della cultura e della tecnica; appariva, già allora, la cenerentola delle scuole; la brutta copia dei licei; la scuola di comodo per quanti cercavano solo un corso accelerato per ritirarsi tosto con un diploma «di arrivo»; la scuola dei meno idonei.
La contestazione più efficace a questo stato di cose è sempre quella che si attua realizzando qualcosa di nuovo e di valido. In questo tipo di contestazione si distinse il «Pascasino» di Marsala sotto la guida del preside Gianni di Stefano, che, consapevole di queste gravi realtà, sin dall’anno scolastico 1961-62, primo anno della statizzazione di questo Istituto Magistrale, compatibilmente con i freni esercitati dai problemi della società e della Scuola, ha portato avanti tutte quelle innovazioni che hanno permesso a questa Scuola di svolgere un ruolo «vivo, disciplinato, efficiente, democratico» -
«Il Pascasino, ha scritto Rocco Fodale, ha proceduto, di conseguenza, sulle seguenti linee maestre, che non è difficile desumere dai suoi atti, dal suo Annuario ed anche dalla stampa:   1) formazione della coscienza nazionale, come lievito insostituibile della vita di un popolo civile;    
2) formazione integrale di persone libere, coscienti della propria dignità e dei propri doveri, sia sotto il profilo morale che sotto quello sociale;
 3) formazione della coscienza europea, come acquisizione dell’idea-chiave che l’Europa non è una espressione geografica ma una prodigiosa realtà, naturalmente dinamica, che può dare, fra l’altro, al mondo un sapiente contributo di equilibrio e una profonda garanzia di pace;
 4) formazione della coscienza professionale e della capacità di esercitare il compito dell’educatore, senza le quali l’attività del maestro si riduce a mestiere o a improvvisazione;
5) disciplina fondata principalmente sul metodo della prevenzione e tendente a tradursi in autodisciplina». 9
A ragione, dopo tredici anni di presidenza al Pascasino, svolti all’insegna del servizio, come professionalità dignitosa e non curante dei sacrifici di ogni sorta, il Di Stefano chiamava questo istituto: «il mio magistrale», perché in esso egli aveva profusamente versato un contributo non indifferente di sacrifici e di instancabile operosità e da esso aveva ricavato gioie e speranze: la gioia del dare, del realizzare e del formare e la speranza di non avere seminato invano ma che il buon seme avrebbe certamente dato, a suo tempo, frutti copiosi nel campo dell’attività educanda. Questi anni di presidenza segnano un traguardo non indifferente nella dinamica di storico ed operatore culturale. I tredici Annuari, che recano la sua firma, costituiscono una fonte di notizie storiche sull’attività didattica di un Istituto d’avanguardia,e sono altresì una raccolta di saggi storici e di componimenti letterari dove docenti universitari, come Gaetano Falzone, Salvatore Massimo Gangi, Romualdo Giuffrida ed altri validissimi cattedratici e non, sono stati lieti di collaborare con il Di Stefano, come in un cenacolo culturale di elevata risonanza. In questi volumi il Di Stefano ha esordito con altrettanti saggi storico-critici. Nel terzo Annuario è presente con un lavoro sul “Risorgimento Siciliano”, dove con brevi pennellate evidenzia lo stato di malumore degli isolani per essere stati traditi nelle loro aspettative da una politica accentratrice e livellatrice, estranea alle tradizioni più antiche dei nostri popoli. Il Risorgimento al quale il popolo siciliano dal 1812 al 1947 ha creduto ed ha contribuito con il suo forte contributo di sangue e di vite umane è quel processo risorgimentale, che porta alla libertà politica, al progresso e al benessere sociale: il Risorgimento che il popolo siciliano intende fermare nella memoria, con le sue luci e le sue ombre, per attingere ad esso fiducia e volontà realizzatrice di tempi migliori per giustizia e libertà. Con il saggio su Pascasino di Lilibeo: “Un Vescovo siciliano al Concilio di Calcedonia” ( Annuario n. 4 ) il Di Stefano ha voluto celebrare un figlio di Marsala, a cui era stato dedicato l’Istituto Magistrale, che Rocco Pirri lodò per “la santità della sua vita e per gli studi”, il Mongitore disse: “Insigne per cultura e degno del massimo rispetto non solo per il sapere , ma anche per la condotta illibata”, lo storico Lancia di Brolo considerò “l’uomo più illustre che la Chiesa di Sicilia ebbe nel quinto secolo”, il Pace disse “versatissimo nelle materie religiose ed astronomiche” e che Marsala, erede dell’antico Lilibeo, onora tra i suoi figli migliori. Nell’ottavo Annuario il Di Stefano si cimenta sul tema: “Mazara inclita urbs”, un saggio storico sulla sua città nativa, tanto amata dallo stesso, anche se, come il Poeta sacro per la sua Firenze, egli era ben consapevole che la sua città gli avrebbe riservato solo amarezze. Nel lungo saggio, dopo un breve excursus sulla Sicilia occidentale in epoca greco-romana, si sofferma sulla Mazara musulmana e normanna evidenziando i diplomi ruggeriani e quanto riferiscono le regie visite. Con orgoglio riporta le descrizioni della città desunte da quanti viaggiatori solitari o scrittori locali riferirono su di essa per concludere: “Ora Mazara… nel clima della rinnovata autonomia dell’Isola, fervida di traffici, di industrie,di opere e di propositi… può a buon diritto ripetere: di non essere ultimo in tutto ciò che onore il nome siciliano”.
E la Scuola volle dare al suo Preside il meritato riconoscimento conferendogli l’11 giugno 1971 la Medaglia d’onore del Pascasino con la seguente motivazione: «Il Collegio dei professori nel decimo anno della statizzazione dell’Istituto magistrale «Pascasino», considerato che il prof. Gianni di Stefano, in tutti questi anni, è stato guida capace e sicura dell’istituto; considerato che in questo anno scolastico egli ha compiuto i cinque lustri di laurea e di fecondo magistero; volendo offrire al Preside, al Collega, all’Amico un segno tangibile di apprezzamento per la sua dedizione alla Scuola, alla quale ha saputo dare, con la sua passione di educatore, un volto ed un’anima singolari, di cui negli Annuari rimane patente documentazione e nelle «Giornate della Bandiera» nobile ed esaltante testimonianza; visto l’art. 5 del Regolamento della Medaglia d’onore del «Pascasino», approvato dal Collegio il 27 Ottobre 1967, delibera di conferire al comm. prof. Gianni di Stefano, Preside dell’istituto, la Medaglia d’onore del «Pascasino».  10

Preside del Liceo-Ginnasio «Gian Giacomo Adria» di Mazara del Vallo

«La Scuola classica, formatrice di coscienze e di intelletti, addita ai giovani la via dello spirito e li invita a percorrerla fieramente, con una fede che li illumini ed una speranza che li accompagni: la fede in Dio e nella Patria.., la speranza di esserle utile e contribuire alla sua vita, vivendo operosamente la nostra11», così il preside Giuseppe Napoli nella manifestazione celebrativa del centenario del «Gian Giacomo Adria». Le parole del Napoli mentre ci danno la dimensione vera della Scuola classica in una visione esaltante, trovano eco nell’orazione del prof. Nino Sammartano che magistral­mente sintetizza le finalità proprie della Scuola: «Il fine della scuola è quello di educare. Ed educare vuol dire soprattutto formare l’uomo, perché uomini non si nasce, ma si diventa. E noi uomini ci facciamo attraverso un lungo misterioso processo. L’uomo è uomo quando è in grado di giudicare il mondo, la vita; quando ha in sé, costruisce in sé, attraverso i dati di quella che chiamiamo cultura, i poteri della razionalità e si fa in grado di sapere quali siano le finalità dell’essere uomo, quali i suoi rapporti con gli altri, con la società, con lo Stato, con Dio ».  12
Trasferito il Di Stefano il1° ottobre 1974 nel Liceo classico di Mazara,il suo ar­rivo a Mazara fu salutato con compiacimento dalla comunità scolastica sia perché la presidenza veniva occupata da un opera­tore culturale di notevole spessore, sia perché il Preside Di Stefano era, già, una persona assai nota e stimata nell’ambito della scuola e veniva a continuare la serie dei Presidi, che tanto onorevolmente avevano guidato questo Istituto per preparazione culturale, capacità dirigenziali e talento organizzativo. 13
 Della comunità scolastica il preside è l’anima e la sua azione è  destinata in ogni modo a segnare una scia incancellabile; a lui, in­fatti, “…spetta promuovere e coordinare, nel rispetto della libertà d’insegnamento, insieme con il collegio dei docenti, le attività didattiche, di sperimentazione e di aggiornamento nell’ambito dell’Istituto; adottare o proporre, nell’ambito della propria compe­tenza, i provvedimenti resi necessari da inadempienze o carenze del personale docente e non docente…” (art. 3 dei Decreti Delegati - La funzione direttiva).
Se la Scuola ha finalità proprie dove il compito educativo rimane quello di guidare e assistere ciascun allievo perché attraverso le informazioni culturali delle varie discipline consegua un’armonica formazione della sua personalità e ogni vero educatore deve agevolare con la sua azione diligente ed intelligente il processo di autorealizzazione di ogni allievo, è pur vero che in questo quadro di formazione integrale influisce in maniera non secondaria l’azione del Preside nella sua duplice veste di funzionario dello Stato, al quale soprattutto interessa la formazione socio-culturale dei suoi cittadini, e di guida responsabile per il raggiungimento delle mete educative proprie di ogni singola comunità educanda.
« Ritorno in questa mia città natale, scriveva in quei giorni, per assumere la presidenza del Liceo classico «Gian Giacomo Adria» del quale sono stato allievo nella mia giovinezza. Nel mio lavoro di educatore, sono certo che non mi mancherà la cordiale collaborazione della Civica Ammini­strazione, delle Autorità, dei Colleghi, dei Dirigenti e dei Docenti delle Scuole cittadine, ai quali rivolgo il mio saluto. Un saluto cordiale rivolgo ai Genitori degli Allievi ed ai cari Allievi. Nel particolare momento che la Scuola, tesa al suo rinnovamento, attraversa, chiedo per il «Gian Giacomo Adria» la collaborazione di quanti vi operano o sono come cittadini, come genitori, come allievi interessati alla sua più efficiente ed incisiva azione educativa. Sono certo che questa collaborazione non mi verrà meno, come non mi mancherà la simpatia degli ex Allievi del «Gian Giacomo Adria» che - oso sperare - vorranno unirsi a me per esaltarne l’antico prestigio, nel comune ricordo dei cari e venerati Maestri ai quali ancora va la nostra devota riconoscenza».
I quindici anni della sua presidenza nel Liceo mazarese furono impiegati a potenziare l’entusiasmo dei docenti, perché con responsabile professionalità ciascuno assolvesse il ruolo di educatore, nell’additare ai giovani allievi gli ideali di giustizia, di onestà e di servizio, nel testimoniare «con voce alta e forte» la sua incrollabile fede nei valori religiosi professati dalla Chiesa Cattolica, il suo amore verso le istituzioni della Patria e, infine, nell’inculcare a tutta la comunità scolastica che ai diritti sono intimamente connessi i doveri, e che non si può essere gentiluomini quando si pretendono i diritti e si calpestano i doveri. La storia è maestra di vita, dicevano gli antichi, ma lo storico è spinto allo studio del passato con gli occhi rivolti al presente. Ben si avvide di ciò  Di Stefano, già ordinario di Lettere italiane e Storia, ed affermato operatore culturale di Storia Patria. Preside ormai dell’Istituto più glorioso di Mazara (città marinara per vocazione e particolarmente collegata al mondo arabo dal canale di Sicilia, luogo di incontro della civiltà cristiana con il mondo islamico), intravide nel dialogo culturale con i popoli islamici le premesse per un discorso più organico e qualificato tra le autorità politiche ed economiche del nostro paese e prospettive nuove per i giovani mazaresi, che con spirito di intraprendenza guardano al futuro dell’economia cittadina ed isolana. Bisognava dare alla città una spinta forte per diventare punto di riferimento per una cultura nuova che affratellasse popoli diversi ma uniti da interessi comuni.
Nasceva, così, nel Liceo mazarese, per determinazione del Consiglio d’Istituto (ma ispiratore, promotore e realizzatore in prima persona il suo Preside), il «Corso di Lingua araba e civiltà islamica», intitolato all’Imam al-Màzari, il mazarese più illustre del XII secolo.  14
Se l’Istituto magistrale è chiamato per vocazione a formare gli allievi maestri, il Di Stefano sa bene che un Liceo classico deve contribuire a formare la cultura del paese e preparare la futura classe dirigente e uomini qualificati per una società in continua ascesa.
Le motivazioni ufficiali, che ha spinto  la Scuola ad istituire il Corso di lingua araba sono state diverse, ma le ragioni sono innanzitutto storiche, scriverà il Preside15, «i legami che uniscono Mazara al mondo arabo-islamico sono antichi. A Mazara sbarcarono gli Arabi passando in Sicilia. Mazara con gli Arabi conobbe allora la sua stagione, forse, più felice, se già al tempo dei Normanni I’Idrisi, il maggior geografo dell’età di mezzo, la vide  ancora opulenta e poté dirla «splendida». Ma non sono soltanto questi i motivi che , il 5 dicembre 1975, hanno persuaso il Collegio dei Professori del Liceo-Ginnasio «Gian Giacomo Adria» a dare all’unanimità il proprio parere favorevole alla proposta del Preside ed il Consiglio d’Istituto a deliberare, nella sua seduta del 12 dicembre, all’unanimità l’istituzione del Corso. Vi è anche il fatto che i tempi erano ormai maturi perché, nel contesto di una Scuola che voglia veramente servire la comunità in cui opera, alle lingue straniere tradizionalmente studiate nelle scuole secondarie italiane si affiancassero  altre lingue e, qui da noi, l’Arabo. Non perché la Sicilia, ha evidenziato il Preside, voglia voltare le spalle all’Europa, il che sarebbe assurdo, ma perché la Sicilia intende essere, nell’ambito della nazione italiana, della quale è parte, e della comunità europea «la terza sponda» di questo Mediterraneo che è greco-romano e che è anche arabo».
Il Liceo classico divenne così il centro di una rigogliosa attività culturale: il 26 gennaio 1978 il Consiglio d’Istituto, su proposta del Preside, delibera la pubblicazione dei “Quaderni del Corso di lingua araba e civiltà islamica Al-Iman al-Mazari” e si avvale della preziosa collaborazione del prof. Umberto Rizzitano, dell’Università di Palermo, e della sua scuola. 16 Una delegazione, guidata dal Sindaco di Monastir, visita in quello stesso anno il Liceo lasciando un messaggio alla comunità scolastica”, mentre nel novembre 1979 il Congresso internazionale, promosso dall’Istituto di studi orientali dell’Università di Palermo, sul tema: «Presenza arabo-islamica nella cultura dell’Occidente» conclude i suoi lavori nell’aula magna del nostro Liceo. 17
 Quando il 10 febbraio 1983 sostano a Mazara, ospiti del Sindaco della Città, un gruppo di docenti della facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Cordova e il preside Di Stefano offre agli ospiti i «Quaderni del Corso Al-Imam al-Màzari», particolare interesse suscita nei professori spagnoli il volume di Maria Teresa Mascari “Al Mùtamid, un principe poeta della Spagna musulmana”. Uno di essi, il medievalista Emilio Cabrera Munoz, commenta: «mai avremmo immaginato di trovare qui il nostro principe poeta e di vedere il suo canzoniere tradotto in italiano e pubblicato da un Liceo siciliano».
Nel decennale della istituzione del Corso, il Consiglio d’Istituto ha voluto murare una lapide commemorativa  nel Palazzo del Collegio, sede storica del «Gian Giacomo Adria», esempio e sprone per un futuro più radioso e ricolmo di sempre più audaci prospettive. 18
La presidenza di. Gianni di Stefano si chiude con l’anno scolastico 1988-89: in questi 15 anni il Corso di lingua araba e civiltà islamica raggiunse il suo quattordicesimo anno di vita e della Collana dei «Quaderni del Corso Al-Iman al-Mazari, sono stati pubblicati ventuno «Quaderni», ma nello stesso arco di tempo sono stati anche realizzati ben cinque volumi di Annali del Liceo «Gian Giacomo Adria»19.
Attività assai feconda per un uomo che alla scuola e alla cultura consacrò il meglio della sua vita e alla sua città natale riservò uno spazio che contribuì in maniera non indifferente a renderla centro e oasi di cultura mediterranea, sede naturale di incontro e dialogo tra il mondo islamico e mondo cristiano.
I cinque volumi di “Annali del G. G. Adria” sono altrettanto tesori, che custodiscono saggi di cultura storica e letteraria, prodotti da docenti cattedratici e da studiosi locali che, invitati, non indugiarono a dare la propria disponibilità al Di Stefano e il loro contributo alla cultura. Il Di Stefano riservando per sé uno spazio, esordì nel primo volume con il saggio: “Il Parlamento di Mazara nel 1097, tema assai discusso tra gli studiosi perché l’unica fonte è una pergamena agrigentina del XII secolo, conservata nell’Archivio Capitolare di quella città. Nel saggio si evince l’entusiasmo dell’autore che può finalmente scrivere della sua città evidenziando pagine ricolme di gloria e di splendore. Nei successivi Annali, il Di Stefano storico cede il passa al poeta: la produzione è copiosa ed affonda le radici nell’immediato dopoguerra. Tra le opera poetiche si ricordano: 1) Il cipresso alla riva (anno 1947), 2) Le consolazioni ( anno 1951 ), 3) Io navigo ancora ( anno 1969 ), 4) Sinfonia Mediterranea ( anno 1982 ), 5) Tempo della memoria ( anno 1982 ).



Vir bonus dicendi peritus

La Scuola svolge un  compito specificatamente educativo; essa mira a formare il «vir bonus dicendi peritus», come si esprime Quintiliano facendo eco agli insegnamenti di Marco Catone.
La bontà è la virtù  del saggio, ma essa non deve essere confusa con la dabbenaggine né con la prepotenza, che ne costituiscono gli estremi opposti. La bontà consiste in quel giusto mezzo che permette all’uomo di vivere secondo ragione ed estrinsecare la ricchezza di vita posta in ciascun essere umano
«In medio consistit virtus» era stato il programma dell’umanista mazarese Gian Giacomo Adda, che dal grande stagirita aveva appreso il concetto di virtù come la medietà tra l’eccesso e il difetto. Il programma dell’Adria divenne la norma del Di Stefano la cui azione educativa fu volta a sensibilizzare i docenti perché agissero con professionalità, gli allievi perché imparassero ad amare e rispettare la scuola: due momenti convergenti per un’azione formativa valida a coinvolgere l’intera comunità.
I punti cardini di tale momento educativo vanno dall’esigenza del decoro personale e della puntualità all’espletamento dei propri doveri, al rispetto dell’uomo, qualunque sia il suo ruolo nell’ambito della scuola.
Incaricato di presiedere l’Istituto magistrale «Pascasino», appena statizzato, fu fiero di seminare dove altri ancora non avevano arato.
Il ventuno settembre 1961, prima ancora che cominciasse a funzionare l’Istituto magistrale statale, presenta un suo pro-memoria alla civica Amministrazione per evidenziare la urgente necessità di una sede adeguata al nuovo istituto e di esso ne mette in risalto le indispensabili caratteristiche: aule per l’insegnamento normale, aule per l’insegnamento speciale, giardino di infanzia, palestra con campo sportivo annesso, alloggio per il custode, riscaldamento. Compito proprio dell’Istituto magistrale è preparare i futuri maestri, e questi sono chiamati ad essere guide responsabili ed attente: da qui la necessità della sintonia tra ambiente esterno ed azione educativa e formativa della scuola.
In questa ottica si inseriscono le disposizioni, che il Consiglio dei docenti fa proprie all’unanimità, di dare una uniforme alle allieve dei vari corsi, una uniforme sportiva per le esercitazioni dell’educa­zione fisica, nonché la formulazione di norme disciplinari che regolino la vita interna dell’istituto.
L’autodisciplina, caratteristica della scuola moderna, scrive il preside, deve imperniare tutta l’opera educativa, e la didattica di ciascun docente deve essere vera maieutica applicata non solo alla ricerca della verità ma all’azione che questa verità deve esprimere. Insegnamento come formazione dell’animo del giovane e non solo istruzione: «importa che i giovani imparino a vivere secondo la dignità di uomini e perciò ad essere impegnati e seri, leali ed onesti e questo impareranno dai loro studi che debbono essere veramente studia humanitatis, formativi, cioè, di una umanità completa. Perciò i professori curino nei giovani, insieme al comportamento, anche l’aspetto esteriore affinché essi siano sobri insieme ed eleganti, gai e pieni di dignità, secondo quell’ideale classico che richiede non solo l’armonia dell’animo ma quella dell’uomo in ogni suo atteggiamento20.
Le esercitazioni didattiche divenero nel magistrale «Pascasi­no» oggetto di cure particolari da parte del Gruppo pedagogico, presieduto sempre dal Capo d’Istituto, e si effettuarono visite a classi di minorati sensoriali e psichici.
L’educazione musicale costituì in questo contesto una delle discipline fondamentali: la musica affina lo spirito, ingentilisce l’animo, educa ai più nobili sentimenti. La «Schola cantorum» del Pascasino, costituita da più di cinquanta elementi e diretta dal maestro Aldo Magnato, tenne concerti vocali nell’Auditorium Sant’Agostino di Trapani, nel salone d’onore del Palazzo Vescovile di Mazara del Vallo, nell’Aula magna dell’Istituto tecnico agrario di Marsala ed al circolo «Luigi Pirandello» di Castelvetrano.
«Concerti, si legge nelle cronache dell’Istituto, di successo, concerti che tutta la stampa locale ha elogiato con particolare risalto, sia a motivo della indiscussa validità delle esecuzioni che per il numero e la qualità del pubblico presente, sempre ed ovunque numerosissimo». 21
Trasferito a Mazara del Vallo, nel Liceo-Ginnasio, scuola con finalità diversa da quella di un Magistrale, le attività parascolastiche ed interscolastiche mutarono perché esse sono mirate alla formazione del futuro professionista; da qui il sorgere di attività prettamente culturali: conferenze e dibattiti dove si alternano i docenti universitari (Giorgio Santangelo, Umberto Rizzitano, Massimo Gangi, Francesco Giunta, Romualdo Giuffrida, Gianni Nicoletti, Francesco Torre, Santi Correnti ed altri), o validi esponenti della Chiesa e della cultura (il Vescovo Mons. Costantino Trapani, Giuseppe Cottone, Francesco Luigi Oddo, Giovanni Gavina, Salvatore Costanza... ), o diplomatici come l’Ambasciatore Pier Quirino Tortorici e Prefetti come Gianfran­co Vitocolonna; sorsero gli incontri con vari professionisti per l’orientamento degli allievi ed è un pullulare di iniziative dove la cultura non è fine a se stessa ma è calata nella vita con lo scopo precipuo di formare il «vir bonus».
Dopo la semina, la stagione dei frutti: e il Preside, per la prima volta nella storia del Liceo, poté con somma gioia partecipare alla comunità scolastica il titolo onorifico di «Alfiere del Lavoro» conferito ad Antonella Bianco, allieva del Liceo, che era risultata la prima classificata dei venticinque Alfieri del Lavoro, selezionati sugli altri centocinquanta studenti segnalati dai Presidi degli istituti secondari superiori d’Italia. «Mi auguro, scrive in quei giorni il Preside, che il suo esempio, vanto per l’istituto, possa essere seguito da altri allievi del nostro Istituto». E le speranze non sono andate deluse: nel 1980 fu proclamata «Alfiere del Lavoro» Mirella Alestra; nel 1988 il titolo di «Alfiere del Lavoro» fu tributato a Quintino Lombardo. Il Provveditore agli Studi, Giuseppe Scinaldi, che ebbe l’occasione di partecipare a Roma alla cerimonia della premiazione degli Alfieri del Lavoro, unitamente ai genitori dell’allieva Antonella Bianco, ebbe a scrivere in quei giorni al Preside: «... E evidente che il rendimento scolastico della sig.na Bianco non è solo frutto delle capacità e delle doti naturali della stessa, ma anche il risultato di un metodo di studio e di un impegno professionale che onora la Scuola e i docenti che l’hanno avuta come alunna. Per questo sento il dovere di rivolgere a Lei i più vivi rallegramenti e ai suoi docenti un caldo elogio per questa testimonianza di una tradizione di serietà di studi che onora non solo il suo istituto ma tutta la Scuola della Provincia di Trapani». 22
Si raccoglie quanto si è seminato, e il Preside Gianni di Stefano ancora una volta poté partecipare al Collegio dei Docenti e agli allievi che il premio «Dante Alighieri» per l’anno scolastico 1977.78 all’unanimità è stato conferito dalla Commissione giudicatrice al giovane Giuseppe Pipitone «per la brillante media finale sempre riportata nel corso degli anni di studio».
Come a Marsala, anche nel Liceo.Ginnasio mazarese il Preside Gianni di Stefano volle istituire la Medaglia d’onore, premio per gli allievi «che siano stati educati nell’Istituto e si siano distinti per lodevole condotta e profitto».
Educare ad essere «vir bonus» veri gentiluomini e gentildonne in una società che mostra le sue profonde carenze, uomini e donne culturalmente preparati e professionalmente validi: questa è l’azione educativa cui si ispira la presidenza del Di Stefano. Il senso di responsabilità non è fine a se stesso ma ha sempre anche una dimensione sociale; quando, poi, rasenta l’eroismo, si rimane profondamente commossi e l’azione educativa si esalta e si illumina di vero fulgore.
L’eroismo dei due allievi maestri del «Pascasino» Nino Messina e Carmelo Orlando, periti il 1° maggio del 1964 nelle acque dello Stagnone con altri giovani, nel generoso tentativo di soccorrere i compagni di sventura, ha commosso l’intera Nazione. Il Preside con un ordine del giorno addita ai giovani il loro fulgido esempio:«Voi che li avete avuti compagni di scuola e che ne conoscevate la grande lealtà, la bontà rara, l’integrità morale, la profonda carità, voi, forse, più che altri capite perché hanno saputo morire. Custodite perciò nei vostri cuori la memoria di questi giovani generosi, siate, in ogni tempo, degni del loro sacrificio e che il ricordo della loro giovinezza pura e forte e della loro morte vi accompagni per tutta la vita».
Una lapide murata nell’Istituto, ne ricorda l’atto di generoso altruismo e di fraterna carità23.
Perché l’azione educativa sortisca effetti concreti, tutto nella scuola deve essere in sintonia. Il Preside ne è perfettamente convinto e la sua preoccupazione è rivolta all’edilizia scolastica, che deve avere caratteristiche consone all’attività educativa che in essa dovrà svolgersi: da qui la funzionalità dell’organismo, l’essenzialità dell’espressione architettonica, la realizzazione della maggiore accoglienza e salubrità degli ambienti, l’arredamento confortevole.
Appena incaricato della presidenza dell’istituto magistrale, fu sua premura focalizzare il problema di una sede dignitosa: nel 1963 era già pronto il progetto Romeo, che non fu realizzato: la richiesta del Preside muoveva dalla speranza di avere per il «Pascasino» una sede funzionale e per molti aspetti una «sede nuova» per le nuove esigenze di una scuola proiettata verso l’avvenire. Dopo il terremoto del 1968 il preside ottenne la realizzazione di altro progetto che seguì giorno dopo giorno, anche se non ne vide il compimento essendo stato nel frattempo trasferito, a sua domanda, al Liceo classico di Mazara del Vallo.
A Mazara, si adoperò perché il Palazzo del Collegio, sede storica dell’Istituto, fosse reso accogliente e rispondente alle esigenze di una scuola moderna. Sorse l’aula magna per le iniziative culturali; vennero  riscaldate le aule e gli ambienti destinati alle attività didattiche.
Il sisma del 7 giugno 1981, che interessò, soprattutto, il centro storico della città, rese inagibile il Palazzo del Collegio e il Liceo.Ginnasio venne temporaneamente ospitato nei locali della Scuola media «Giuseppe Boscarino». Nell’aprile del 1982 il Liceo si trasferì in due prefabbricati, donati dall’Ente nazionale idrocarburi e sistemati nel «campus» di pertinenza della stessa scuola media.Sistemazione provvisoria che vide l’instancabile Preside adoprarsi perché i lavori di consolidamento e di restauro del Palazzo del Collegio si realizzassero in tempi brevi onde riprendere l’attività didattica nella sua sede naturale.
Le speranze non andarono deluse e i sacrifici non indifferenti vennero premiati. L’anno scolastico 1986-87 registrò il ritorno della scuola nella sua sede storica restaurata con soddisfazione degli allievi e dei docenti, premio alla sagacia, all’industria e alla fede di un uomo che ha sempre preposto l’interesse pubblico al privato, ha amato le istituzioni pubbliche con schiettezza e lealtà, ha servito la cultura, maestra del vivete civile.
Questa lapide murata nel Palazzo del Collegio ricorda il ritorno del «Gian Giacomo Adda» alla sua sede storica:


NUNC DEMUM HUC REDIMUS
ET HIC MANEBIMUS OPTIME
COSTRETTI DAL SISMA DEL 7 GIUGNO 1981
PER CINQUE LUNGHISSIMI ANNI
NEI DISAGI DI UN ESILIO
CHE NON FRUSTRO’ LA VOCAZIONE E L’IMPEGNO
DEL LICEO GINNASIO MAZARESE
AL SERVIZIO DELLA CITTA’ E DELLA CULTURA
SIAMO RITORNATI ALLA NOSTRA ANTICA SEDE
RESTITUITA ALLA SUA PRISTINA DIGNITA’
DALLA VOLONTA’ CONCORDE DELLA CIVICA AMMINISTRAZIONE
CON LO STESSO SPIRITO DI SERVIZIO
DI IERI E DI SEMPRE
29 SETTEMBRE 1986


Formazione civile

iL 27 dicembre 1985 un comunicato di Palazzo Chigi annunziava il disegno di legge che istituiva la festa dell’indipendenza nazionale, giornata «dedicata in tutte le città e in tutti i comuni italiani alla celebrazione dei martiri e dei caduti dai primi moti indipendentistici pre-risorgimentali al compimento dell’unità nazio­nale e alla lotta di liberazione e che hanno concorso in modo decisivo alla formazione della coscienza nazionale ed unitaria dello Stato».
La notizia scatenò molte polemiche: a parte l’opportunità o meno della nuova festa, mentre il Governò aveva scelto il dodici maggio per la “festa del tricolore”, data dell’adozione ufficiale della bandiera da parte della Repubblica Cispadana, avvenuta il dodici maggio del 1798, insorse la città di Reggio Emilia che rivendicava di essere stata la prima città ad adottare il tricolore il 7 gennaio 1797. Se è vero che la polemica denota un certo interesse e soprattutto il bisogno del ripristino di alcuni ideali, è sempre vero che la bandiera rimane il simbolo della Patria, di un ideale, dell’insieme di quelle istituzioni che ricordano all’uomo la sua dimensione sociale e lo fanno cittadino di uno Stato e parte integrante e viva di una società indispensabile al singolo per realizzare la dimensione dell’essere sull’avere. Consapevole del valore educativo della «Bandiera», ieri come oggi il «Tricolore» occupa nella Scuola, palestra di formazione umana e culturale, il posto di onore e la sua presenza è indice di sensibilità di animo, rispetto delle istituzioni, amore verso quanti attorno ad essa si sentono una famiglia, un popolo, una nazione.
La «Giornata della Bandiera», già sin dall’anno scolastico 1961.62 era stata per il Preside Gianni di Stefano la festa dell’Istituto magistrale «Pascasino» ed attorno ad un grande tricolore, portato con decoro e rispetto da sei allievi maestri in tuta sportiva, ogni anno sostava l’intera scolaresca mentre la tromba del 60° Reggimento Fanteria «Calabria» di Trapani squillava i segnali prescritti e gli altoparlanti effondevano le note dell’inno nazionale.
«In questo giorno dedicato al Tricolore, scriveva il Preside ai suoi allievi nella festa della Bandiera, riceverete la bandiera che custodirete nelle vostre aule. Essa sarà posta accanto alla cattedra perché testimoni che la Scuola ha il dovere di educarvi e fare di voi dei cittadini leali di una nazione democratica, consapevoli di appartenere ad un popolo di antica civiltà che aspira a vivere, a lavorare, a progredire in pace con gli altri popoli, ma anche perché vi accompagni nel quotidiano lavoro il costante ammonimento a sempre meglio operare nell’assolvimento del vostro dovere di cittadini. Che questo tricolore, con l’eloquenza dei simboli, parli ogni giorno alle vostre menti ed ai vostri cuori e che il suo insegnamento ci aiuti a fare di voi, come fermamente vogliamo, dei buoni cittadini, perchè un giorno possiate essere educatori di cittadini coscienti e responsabili24.
Gli Annuari del Pascasino con ricchezza di particolari e dovizia di documenti fotografici testimoniano i momenti salienti di una festa che ha visto nei tredici anni di presidenza di Gianni di Stefano, a guida dell’Istituto magistrale, riuniti attorno al tricolore le più alte autorità della provincia, parlamentari di opposti partiti politici, ministri ed assessori regionali, allievi ed ex allievi, tutti sostare riverenti davanti all’emblema della Patria.
Nel lasciare il Pascasino per Mazara, negli anni in cui le maggiori speranze degli italiani si appuntavano sul Parlamento europeo, Egli scriveva ai suoi allievi: “ .. .se nuovi ideali di fratellanza universale ci seducono, con disperata speranza, se l’ideale di una patria più grande: l’Europa, ci arride, l’Italia rimane pur sempre la nostra terra natia, la terna dei nostri padri: la Patria da amare e da servire con dedizione assoluta”. 25
Quando, poi, la stessa patria venne colpita nelle sue istituzioni con il barbaro assassinio dello statista on. Aldo Moro, tragico epilogo dell’eccidio perpetrato dalle brigate rosse il 16 marzo 1978, il Preside si levò a condannare con termini inequivocabili quanti in nome di una aberrante ideologia avevano tentato di minare le basi della Repubblica e, condannando l’infame delitto che si è aggiunto alla catena atroce di violenze, ferimenti, uccisioni che da troppo tempo insanguinavano l’Italia, indignato scrisse alla comunità scolastica:«La condanna della violenza, l’esecrazione per gli assassini, la solidale pietà per le vittime ci confermino nella fermissima volontà di compiere tutto il nostro dovere perché alla Patria siano risparmiati altri lutti e serbate libere e civili istituzioni ».27
 Lo stesso concetto ribadì con voce ferma nel febbraio 1980 quando le mani omicide si levarono contro Vittorio Bachelet, nobile figura di cattolico militante, già presidente nazionale dell’Azione Cattolica. In quei giorni abbrunati dall’odio scatenato dai sovvertitori dell’ordine, scrisse ai suoi allievi: «Il proditorio assassinio di Vittorio Bachelet, consumato sulle scale dell’Università, qualche momento dopo che Egli aveva concluso la sua ultima lezione, non solo colpisce l’Uomo buono e giusto, ma colpisce la Scuola, le massime istituzioni dello Stato, noi tutti... Servitore dello Stato, aveva portato nella sua carica di Vice-Presiden­te del Consiglio Superiore della Magistratura il suo altissimo senso di giustizia e la sua grande umanità. Per tutto questo è stato ucciso. La sua lezione di vita ci sia di esempio27».
Il Preside intravide la necessità ed urgenza di dare agli allievi un quadro reale della situazione storica in cui viveva la nazione, consapevole che ogni senso di responsabi­lità si consolida tramite la conoscenza della verità e l’amore di quei valori che costituiscono il patrimonio di un popolo. In questa ottica si inserisce la presenza in quei giorni di Pier Quirino Tortonici, ambasciatore d’Italia, nel Liceo-Ginnasio di Mazara per trattare il tema:«La frontiera mediterranea». In un momento di crisi interna per la nostra patria, una crisi ancora più acuta si intravide nel Mediterraneo, divenuto un focolaio dal quale avrebbe potuto sprigionare da un momento all’altro la tempesta dell’irreparabile. Nella frontiera del Mediterraneo, infatti,  che va dall’A­tlantico al Medio Oriente e alla sua propaggine del Golfo persico, in uno scenario quanto mai irrequieto e mutevole «l’Italia, paese mediterraneo per eccellenza, occupa una posizione avanzata di prima linea28».
Informare per formare, conoscere per amare, additare i grandi valori per formare una autentica coscienza civica furono le grandi mete della sua azione educativa: e in essa il Di Stefano ha sempre creduto ed ha sperato che il suo esempio e le sue parole non cadessero invano.
«Preside formalista», lo additarono quanti non hanno avuto la fortuna di conoscerlo o stargli vicino; non si resero conto che la «forma» rende sempre più valida, accettabile e preziosa la sostanza. L’abito, la signorilità, il decoro aiutano il momento educativo e denotano sensibilità di animo e rispetto non solo verso se stessi ma, soprattutto, verso gli altri, verso le istituzioni, verso la cosa pubblica. E il Preside esortava i suoi docenti: meno filosofia se è il caso e più educazione civica. Compito essenziale della Scuola è formare il cittadino, l’uomo parte integrante ed essenziale dello Stato, il professionista responsabile del proprio ruolo, il cittadino che crede nei valori della cosa pubblica, che spera in una Patria migliore, che deve amare e servire questa Italia, terra dei padri, per la quale le generazioni passate hanno sofferto, sperato, e ove occorresse, hanno saputo morire.
«A egregie cose il forte animo accendono l’urne dei forti», canta il Foscolo, e nella Scuola, palestra di formazione civica, vennero additate con stima e rispetto le nobili figure, che hanno onorato la Patria o con il sacrificio della propria vita o apportando un notevole contributo alla cultura o alla vita civile. Mentre nel Pascasino erano stati esaltati i due allievi Nino Messina e Carmelo Orlando ed eretta un’ara dedicata ai caduti di tutte le guerre, nel Liceo di Mazara del Vallo, nel 1978 per deliberazione del Consiglio d’Istituto, promossa dal Preside, veniva murata questa lapide per ricordare i dodici ex allievi del «Gian Giacomo Adria» caduti per la Patria

DULCE ET DECORUM EST
PRO PATRIA MORI

VITO BONSIGNORE GUIDO MATTANA EPIFANIO MATTANA
NICOLINO IPPOLITO GIUSEPPE PATERA EPIFANIO BARRACO
GIUSEPPE GRASSA ADOLFO LOMBARDO ETTORE DITTA
ANGELO ROMEO GIOVANNI ROMANO FILIPPO CASTELLI
EDUCATI IN QUESTA SCUOLA
DONARONO ALLA PATRIA LA FIORENTE GIOVINEZZA

IL CONSIGLIO D’ISTITUTO

Q. M.  P.

A. D. MCMLXXVIII



e nel giugno del 1981 veniva collocato il ritratto in bronzo dell’aviatore Giuseppe Grassa, con questa epigrafe:

NEL NOME E NEL BRONZO DELL’AVIATORE
GIUSEPPE GRASSA
CADUTO A BUSHIRE IN TERRA IRANIANA
MENTRE TENTAVA IL RAID ROMA TOKIO
L’ACCADEMIA SELINIJNTINA
CHE DONO’ L’IMMAGINE DELL’EROE
E QUESTA SCUOLA CHE LO EBBE ALLIEVO
ONORANO ANCHE GLI ALTRI AVIATORI MAZARESI
VINCENZO GIACALONE PIETRO PATTI
NINO DI TRAPANI GIOVANNI SFERLAZZO
GIOVANNI ED ENZO ROMANO
CADUTI PER LA PATRIA


Nella ricorrenza del quinto centenario della nascita dell’umani­sta mazarese Gian Giacomo Adria, il Preside, che aveva scelto per il Liceo Ginnasio il motto dell’Adria: «In medio consistit virtus» facendolo adottare dal Collegio dei Docenti il 28 gennaio 1975, promosse solenni celebrazioni «come ricupero culturale della (sua) opera e testimonianza di quei valori civili che un Liceo Ginnasio deve coltivare e trasmettere di generazione in generazione».
La cinquecentina dell’Adria «De laudibus virtutis» venne ripubblicata nel suo testo latino e nella magistrale traduzione italiana di Gianfranco Nuzzo. Venne coniata, inoltre, una medaglia celebrativa in bronzo e nella sede storica della scuola, ancora in corso di restauro, venne murata una lapide:

1485 - 1985
NEL QUINTO CENTENARIO DELLA NASCITA
DELL’UMANISTA MAZARESE
GIAN GIACOMO ADRIA
IL LICEO GINNASIO A LUI INTITOLATO
FEDELE AI VALORI DI UMANESIMO CRISTIANO
AI QUALI EGLI INFORMO’ LA VITA E L’OPERA
AI CONCITTADINI NE RICORDA L’ESEMPIO
A. D. MCMLXXXV



Il Collegio dei Docenti del Liceo «Gian Giacomo Adria» nell’anno del quinto centenario dalla nascita dell’umanista mazarese, riunito in seduta straordinaria il 9 settembre 1985, a voti unanimi, ha deliberato di conferire al Preside Gianni di Stefano la Medaglia d’onore con la seguente motivazione:
«Ex allievo del «Gian Giacomo Adria», che dal 1° ottobre 1974 presiede con indiscusso prestigio, profondendovi le sue grandi doti di mente e di cuore, ha fatto del Liceo Ginnasio mazarese il polo culturale della Città e vi ha promosso e vi dirige il Corso di lingua araba e civiltà islamica «Al-Imam al Mazari», i «Quaderni» di cultura arabo-islamica, gli «Annali». Nel quinto centenario della nascita dell’umanista mazarese, al quale la scuola è intitolata, ne ha promosso la solenne celebrazione. Si avvia al compimento degli otto lustri di laurea e di fecondo magistero e dei cinque lustri di dirigenza scolastica servendo ancora la scuola e la cultura con l’entusiasmo e la dedizione di sempre».
Appassionato educatore ed instancabile operatore culturale, il Di Stefano ha amato la scuola considerandola parte integrante della sua vita.
Degna di rilievo sulla sua figura è la testimonianza autorevole di Antonio Mascoli. oggi provveditore agli studi di Napoli, che nel 1985 da Palermo così gli scriveva: «Io ho sempre visto nella sua nobile persona l’Uomo, il Maestro, il Custode indistruttibile dei valori di una Scuola la quale, oggi più di sempre, va assunta e vissuta quale palestra di umanità e di coerenza; luogo privilegiato nel quale nascono e si sviluppano le amicizie vere e durature.
Nel senso sopra accennato so bene che Ella ha sempre operato con convinzione e determinazione certe, atteggiamenti, questi, che non possono non derivare dalla sua connaturata virtù di umanista, in­cline a privilegiare la scelta dei valori culturali in termini di conservazione di quelli della migliore tradizione e di acquisizione opportuna dei nuovi.
Signor Preside, l’augurio che «toto corde» le formulo è legato ad un mio intimo desiderio - che, in definitiva, è il desiderio di tutti coloro che sono assetati delle «cose giuste» - di vederla ancora tanto impegnata, per lunghissimi anni, in serenità e salute, ad occuparsi delle cose di una Scuola, oggi tanto incerta nel suo cammino, per offrirlee il sostegno della Sua incrollabile fede di Uomo e di Dirigente scolastico».

L’Accademia Selinuntina : una oasi per la cultura

Gli umanisti mazaresi, secondo l’Adria, solevano riunirsi a Miragliano, lungo la riva sinistra del Mazaro, là dove sgorgava una fonte d’acqua dolce che essi chiamavano Ippocrene, a somiglianza di quella sgorgata, secondo il mito, in Beozia sotto gli zoccoli del cavallo Pegaso, ed era stanza delle Muse. Tale tradizione fu continuata a Mazara nel secolo XVII dall’Accademia degli Offuscati, che ebbe per impresa un sole tra le nubi con la scritta “Fugabit”. Nel 1762 Girolamo Palermo, dei Principi di Santa Margherita, assurto dal 1759 alla cattedra episcopale di Mazara, riallacciandosi alla tradizione umanistica testimoniata dall’Adria, istituiva l’Accademia Selinuntina ne approvava gli statuti dettati da Giacomo Gerardi, eletto cancelliere perpetuo del sodalizio. Di questa Accademia fa cenno il Narbone nella sua “Biblioteca Sicula”, lo Scinà  nel suo “Prospetto della Storia letteraria di Sicilia nel secolo XVII” e altri illustri storici cone il Di Marzo, Amico e Michele Maylender. L’Accademia Selinuntina risorse a nuova vita nel 1958, grazie all’opera indefessa di Gianni Di Stefano, che con nuovi statuti e il motto “Virescit” raccolse nel sodalizio quanti intendevano collaborare per testimoniare la cultura siciliana ed il contributo della Sicilia alla civiltà mediterranea. All’Accademia affiancò tosto l’Istituto di storia del Vallo di  Mazara perché nel campo delle scienze storiche doveva sostenere con idonee ma autonome iniziative l’azione incisiva dell’Accademia Selinuntiuna. Per sua iniziativa   e sotto l’egida dell’Accademia fu istituito il Premio Selinon, come testimonianza di gratitudine agli uomini più illustri che, nati sotto altri cieli, avevano amato ed onorato la nostra terra di Sicilia. L’assegnazione del premio Selinon, arrivato sino alla sua nona edizione, è testimoniata dalla pubblicazione di altrettanti volumi che illustrano ogni volta la personalità dello studioso.
Il primo ad esserne insignito fu l’illustre storico dell’arte Wolfgang Kronig per il saggio “Il castello di Baronia in Sicilia, un complesso normanno del XII secolo”. Il Di Stefano nel conferire, a nome del sodalizio, il Premio Selinon 1980 ha voluto testimoniare gratitudine ed alta stima al grande storico dell’arte per il notevole apporto dato agli studi. L’opera riporta, tra l’altro, una sublime pagine sulla Cattedrale di Mazara. Il Selinon 1981 fu assegnato all’ellenista Bruno Lavagnini per la raccolta di saggi ATAKTA pubblicata a Palermo nel 1978. Si volle in lui premiare l’impegno assiduo , intelligente, appassionato dedicato per decenni allo studio dell’età greca e dell’età bizantina. Il Selinon 1982 fu conferito all’archeologo Georges Vallet per essere coautore dell’opera “Le città greche di Sicilia”, pubblicato nel 1979; meritato premio al lavoro appassionato dello studioso, che dedicò  decenni di studi agli scavi e allo studio delle città greche della Sicilia. Così anche i successivi premi videro insigniti: lo storico Eugenio Manni (1983),  il paletnologo Luigi Bernabò – Brea (1984), il feticista Sabatino Moscati (1985), l’arabista  Francesco  Gabrieli (1986), l’epigrafista padre Antonio  Ferrua S.J. (1987), e il grecista  Ettore  Paratore (1988).
Gianni Di Stefano è riuscito ad offrire ai grandi della cultura, attraverso l’Accademia Selinuntina, una vera oasi per lo spirito e ad ognuno di essi ha dato lo spazio necessario   per proiettare con un grande raggio di azione valori altamente validi riguardanti la Sicilia, cuore del Mediterraneo e crocevia di popoli ricchi per cultura, tradizioni e religiosità.
L’instancabile attività culturale non si limitò al Premio Selinon, che con le relative pubblicazioni venne ad arricchire la storia della Sicilia di testimonianze nuove ed appassionate e di alcuni saggi sull’Isola dettati da uomini, nati su altri cieli, ma che alla Sicilia hanno dedicato le loro energie con impegno assiduo ed intelligente contribuendo ad una più profonda conoscenza della Sicilia e della sua cultura nei secoli. Il Di Stefano intravide in quegli anni la necessità di convocare a Congresso in quegli anni nella città di Mazara per ben due volte docenti delle tre Università degli Studi per focalizzare determinate problematiche ed contribuire alla migliore conoscenza della storia della Sicilia. Il primo congresso sul tema “La Sicilia nella storiografia dell’ultimo trentennio” si tenne il 27-28 ottobre 1978 per individuare, attraverso una serie articolata di relazioni, i vari aspetti ed i problemi della storia della Sicilia dall’antichità all’età contemporanea, che l’indagine storiografica italiana e straniera dell’ultimo trentennio aveva contribuito a mettere in luce. “La seconda guerra mondiale, scrive il Di Stefano, aveva creato un  iato profondo nella ricerca storiografica distraendo studiosi dal lavoro e rendendo inagibili e comunque difficilmente accessibili archivi e biblioteche e portando così ad una stasi degli studi. La fine della guerra è stata caratterizzata dal rifiorire degli studi e da un profondo rinnovamento delle problematiche e della metodologia”. Messaggi arrivarono in quei giorni da politici (quali l’on. Piersanti Mattarella,, presidente della Regione siciliana, l’on. Mario Pedini, ministro della Pubblica Istruzione, il sen. Giovanni Spadolini, la sen. Franca Falcucci), e dai cattedratici delle tre Università degli studi della Sicilia. Gli atti del congresso di Mazara, raccolti e curati dallo stesso Gianni Di Stefano, rilevano preziose relazioni di grande valore scientifico, tenute dagli storici delle tre università siciliane e articolate secondo l’età storica. E’ risultato un volume dal quale non si potrà prescindere nel futuro né essere ignorato da quanti si accingeranno ad uno studio serio e scientifico sulle diverse età della storia dell’Isola.
Nel quinto centenario della nascita dell’umanista G. G. Adria, il Di Stefano volle che la data nella sua città natale venisse ricordata con una doppia celebrazione: la prima a cura del Liceo-Ginnasio con la ripubblicazione del volumetto dell’Adria “De laudibus virtutis” (una cinquecentina edita a Palermo nel 1515) e l’Epistula ad coniugem (una elegia interessante anche per le notizie biografiche dell’autore); la seconda, a cura dell’Istituto di storia del Vallo di Mazara, con un congresso sul tema: “La Sicilia del cinquecento”. Di questo secondo congresso, che fu seguito dall’attenta presenza di un uditorio numeroso e qualificato, sono stati relatori Cattedratici delle Università di Palermo e Messina, oltre ad altri insigni studiosi. Gli atti del congresso, che si svolse a Mazara nei giorni 14-15 marzo 1986, ci danno la dimensione vera delle sue capacità organizzative, che riuscivano a creare entusiasmo nei partecipanti per la professionalità dei relatori scelti e per l’ottimo svolgimento dei lavori congressuali, sui quali era intransigente. Del secolo XVI venne tratteggiata una panoramica completa: dalla politica all’economia, dalla medicina all’arte, dalla religione alla figura emblematica dell’Adria, che in quel secolo visse ed operò.
Come operatore culturale trova una dimensione tutta sua la tenacia con la quale si adoperava perché non restassero inedite opere di talento la cui fruizione era arricchimento del lettore e contributo valido per la comunità. Si adoperò , così, con tutte le sue energie per la pubblicazione dell’opera di Alberto Rizzo Marino “La Cattedrale di Mazara e i suoi Vescovi dalle origini ai nostri giorni”. Strappò quasi con la forza il manoscritto all’autore, ne curò la forma e diede alla Chiesa di Mazara un’opera singolare. E’ questa l’unica opera che rimane
 del Rizzo, se si fa eccezione del Saggio sugli Ebrei a Mazara, pubblicato anch’esso, grazie al Di Stefano che incluse il lavoro nella rassegna della rivista “Trapani”. Egli stesso curò in prima persona il volume “Gli scritti inediti di Filippo Napoli”, un’opera che raccoglie saggi,  conferenze e note,desunti dagli scritti inediti, raccolti in una “miscellanea”, dello storico mazarese Filippo Napoli; tra i saggi scelti , perché ritenuti di maggior interesse per il lettore, sono da ricordare: “Una lite tra il Vescovo di Mazara e il Municipio” e inoltre “Il monastero e la chiesa di Santa Caterina”, come anche “l’opera del comitato rivoluzionario del 1848”.

Figlio devoto della Chiesa

Testimone fedele dei valori custoditi dalla Patria, il preside Gianni di Stefano non trascurò mai i suoi doveri religiosi, che lo trovarono sempre figlio devoto della Chiesa, che per lui era e rimase sempre: Madre e Maestra, Custode fedele del messaggio cristiano.
L’insegnamento della Religione a Marsala come a Mazara costituì sempre nella sua Scuola la base per la formazione integrale degli allievi e il profitto in questa disciplina era considerato il diapason, che segnava il reale progresso educativo di ogni singolo allievo.
Il maestro è il riflesso di Cristo maestro, il professionista è il trasmettitore nella società dei valori della cultura; la Scuola deve insegnare la verità e l’amore: memore che vivere è servire, che la vita è una missione e ogni professione realizza la dimensione dell’essere nella prospettiva del dare sul ricevere. Da qui la sintonia perfetta dell’azione educativa della Scuola con la dottrina della Chiesa: vivere la carità formando cittadini integri ed onesti; vivere la carità nella professionalità; vivere la carità nella consapevolezza dei propri limiti e con la fiducia che proviene da una fede responsabilmente accettata e vissuta.
Realizzare tali mete educative significa trasmettere nell’allievo il senso del dovere, della vita come missione, della professionalità come fatto sociale e  religioso; per un educatore avere contribuito alla formazione di tali cittadini è motivo di gioia e coronamento di un’ attività professionale, che si è rivelata seria, incisiva ed efficace.
L’essersi incontrato Gianni di Stefano, nell’espleta­mento del suo ruolo di educatore, con la figura nobile e paterna di Sua Ecc. mons. Costantino Trapani, il Vescovo francescano di Mazara, è stato motivo di arricchimento spirituale e culturale. Appassionato lettore di Dante, il Vescovo fu presente nell’aula magna del «G. G. Adria » per parlare con la comunità scolastica sul tema «Dante e la Chiesa», mentre in un clima di vero ecumenismo il due dicembre 1977, in occasione dell’inaugurazione del terzo anno del Corso di lingua araba, l’insigne prof. Umberto Rizzitano fu invitato dal preside a svolgere la tematica su «Cristianesimo ed Islam, possibilità di un dialogo».
Né per il preside Gianni di Stefano poteva passare inosservato l’ottavo centenario della nascita di San Francesco di Assisi, principale patrono dell’Italia, il più italiano dei santi e il più santo degli italiani. Il 17 ottobre 1982 il Liceo si fece promotore di un incontro culturale sul tema: «Francescanesimo e cultura in Sicilia», già argomento di un convegno internazionale tenutosi a Palermo. 29
Quando, il 13 maggio 1981, la persona del Santo Padre, Giovanni Paolo II subì nella piazza San Pietro il vile attentato per mano del turco Mehmet Alì Agca, che scaricò la sua Browning calibro 9 sul Papa colpendolo durante l’udienza generale del mercoledì, la comunità scolastica ne rimane profondamente colpita e il preside Di Stefano parlò di «segno di tempi assai tristi che danno frutti di cenere e tossico». Nella sua comunicazione ufficiale alla Scuola scrisse: «Nel pomeriggio di ieri un crimine incredibile ed esacrando ha insanguinato la stessa piazza San Pietro: cuore del mondo cattolico. Mentre il bollettino medico ci rassicura e ci conforta di speranza, invito i miei allievi ad unirsi nella preghiera perché il Santo Padre sia restituito presto alla sua altissima missione che egli ha testimoniato a Roma ed al mondo anche con il suo sangue».
Il suo attacamento al Papa era profondo: ubi Petrus, ibi Ecclesia.
La personalità di un uomo si deduce dalla forza delle sue parole e dalla credibilità dei suoi atteggiamenti; la fede di un cristiano dalla limpidezza del suo credo e dal coraggio di sapere intravedere nel corso della storia la mano provvidenziale di Dio, che tutto regge con bontà e misericordia infinita. Nel novembre 1982 agli allievi, che parteciparono al pellegrinag­gio nella Valle del Belice, dove per la prima volta nella storia dell’Isola il Romano Pontefice baciò il suolo della nostra Diocesi e celebrò l’Eucaristia in mezzo ai terremotati della Valle, scrisse:
«Allievi, il 20 novembre il Santo Padre giungerà in Sicilia e sarà in mezzo a noi nella Valle del Belice per incontrare quelle popolazioni così provate dal sisma del gennaio 1968, ma anche per incontrare tutti noi e portarci il suo messaggio di speranza e di pace.
Bisogna risalire il corso dei secoli, sino al marzo dell’anno 1088, per ricordare un’altra visita di un Sommo Pontefice. In quell’anno Urbano II venne a Troina per incontrarvi il Conte Ruggero, che aveva restituito la Sicilia all’Europa cristiana. Ma ben diverse sono le motivazioni di queste due visite, così lontane nel tempo e nello spirito. Oggi, Pietro, viene da noi per incontrare le comunità ecclesiali del Belice e delle Chiese: mazarese ed agrigentina dalle quali, nel gennaio del 1981, gli venne l’invito a visitare il Belice.
Stringiamoci dunque attorno al nostro Vescovo e con Lui attorno al Santo Padre che ci porta, con il suo sorriso buono e la sua parola di carità e di fede, la Speranza in un mondo migliore».
Ricorrendo il Giubileo della Redenzione, il 5 aprile 1984, nel rispetto della coscienza religiosa dei docenti e degli allievi dell’Istituto, volle unire alla celebrazione del precetto pasquale, sollecita­ta dai voti delle assemblee delle classi, quella del Giubileo per lucrare le indulgenze dell’anno santo.
«Il Giubileo, scrive, è un mirabile dono che la Chiesa ci offre per la riconciliazione con Dio e con i nostri fratelli»30.
Il Preside, dietro la Croce che apre il pellegrinaggio penitenzia­le, nella mattina di mercoledì 11 aprile con la comunità scolastica dal  Palazzo del Collegio, sede storica del Liceo mazarese, si recò nella Basilica Cattedrale, dove si incontra con il Vescovo, venuto a presiedere la celebrazione dell’Eucaristia, segno di unità e vincolo di carità.
Figlio devoto della Chiesa, mise, al momento opportuno, a servizio di essa le sue brillanti capacità organizzative e così,la Chiesa di Mazara , grazie alla sua sagacia ed intelligenza, vide  realizzato  l’Istituto di Storia per la Chiesa mazarese. Una istituzione sorta quasi per una scommessa: la mattina del 15 marzo 1983 sulla soglia dell’Istituto scolastico discutevamo sui 900 anni di Storia della Chiesa mazarese formulando gli auspici per la realizzazione di un progetto culturale, capace di proiettare a largo raggio la storia di questa Chiesa , che aveva inciso in modo considerevole nella storia, tradizione e vita dell’intero territorio .L’augurio diventò subito concretezza: a mezzogiorno salivamo le scale dell’Episcopio per sottoporre al vescovo mons. Costantino Trapani lo statuto, che ebbe la piena approvazione. Il decreto del Vescovo, emesso in pari data, evidenzia come finalità dell’Istituto lo studio della storia della Chiesa che è in Mazara nelle sue vicende, dalle origini ai nostri giorni, nei suoi monumenti, nei beni culturali che essa custodisce e di testimoniare i valori di fede e di arte. Dell’Istituto il Di Stefano venne nominato primo rettore. Era l’inizio di una grande avventura culturale. L’instancabile rettore propose ed attuò nell’arco del 1° biennio un congresso per dibattere il tema: “L’organizzazione della Chiesa in Sicilia nell’età normanna”. Al dibattito culturale parteciparono alcuni dei più illustri studiosi dell’età normanna: Salvatore Tramontana e Giacomo Ferraù, entrambi dell’Università di Messina, Salvatore Fodale, Romualdo Giuffrida e Paolo Collura dell’Università di Palermo, Cosimo Fonseca dell’Università di Potenza, Benedetto Rocco della facoltà teologica di Palermo e il noto cultore della materia Franco D’Angelo. Il congresso si svolse a Mazara nei giorni 29-30 novembre 1985. Con il volume sugli atti del Congresso si diede vita alla collana di “Atti, fonti e studi per servire alla Storia della Chiesa in Sicilia”. Si era già alla vigilia della celebrazione del 9° centenario dell’istituzione della Chiesa di Mazara e l’Istituto si mise subito all’opera. Nella dinamica della cultura e della spiritualità, della tradizione e della religiosità, scriveva in quei giorni il Vescovo Costantino Trapani, la nostra Chiesa potrà degnamente preparare una vasta collezione di opportuni studi condotti con sensibilità coscienziosa e sagacia storica su documenti che esistono gelosamente custoditi negli Archivi e negli Atti notarili da cercarsi con diligenza e da selezionarsi con perfetto discernimento ed acume critico. Le parole del Vescovo furono raccolte e meditate dal Di Stefano e l’Istituto, grazie all’attività profusa dal suo rettore, nell’arco di un decennio, l’8 maggio 1993, riuscì ad offrire al Santo Padre, in visita apostolica a Mazara per le celebrazioni del  IX centenario un cofanetto con ben cinque volumi riguardanti la storia di questa Chiesa di Mazara.
L’Istituto, durante la sua presidenza, riuscì dare alle stampe ben otto volumi, da lui stesso sollecitati e curati in tutti i particolari:
1) L’organizzazione della Chiesa in Sicilia nell’età normanna ( atti del Congresso),
2) Gaetano Nicastro – La Sicilia occidentale nelle relazioni “ad limina” (1590-1693),
3) Gaetano  Nicastro – La Sicilia occidentale nelle relazioni “ad limina” ( 1695-1791),
4) Pietro Pisciotta – La devozione mariana nella diocesi di Mazara,
5) Gaetano  Nicastro – La Sicilia occidentale nelle relazioni  “ad limina” (1800-1910),
6) Pietro Pisciotta – Il Papa a Mazara,
7) Pietro Pisciotta – La Chiesa di Mazara nei novecento anni della sua storia,
8) Pietro Psciotta – La Madonna del Paradiso (due secoli di culto mariano nella città di Mazara).
 Uomo dalla fede profonda, il prof. Gianni di Stefano lasciò ai docenti e ai suoi allievi la testimonianza di uomo di cultura, di cattolico militante, di educatore che sa conciliare Fede e Patria, doveri religiosi e responsabilità civili, perché lo stesso uomo deve sempre essere ottimo cittadino e fedele servitore della Chiesa.
E la Chiesa e lo Stato sono stati, invero, benevoli verso il Preside Gianni di Stefano, del quale apprezzarono le doti di mente e di cuore. Il Santo Padre Giovanni Paolo 11, su proposta del Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo mons. Costantino Trapani, lo ha accolto nell’Ordine Pontificio di San Gregorio Magno insignendolo della Commenda con la Gran Placca d’Argento; l’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme lo ha accolto tra i suoi Cavalieri e nel 1985 lo ha promosso Commendatore; il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio lo ha ammesso tra i suoi Cavalieri di Merito e lo ha insignito della Placca d’argento. Lo Stato, con Decreti del Presidente della Repubblica, lo ha insignito del Grande Ufficialato dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e della Medaglia d’Oro dei Benemeriti della Scuola, della Cultura, dell’Arte31.




Sulla breccia sino all’ultimo giorno

Rivolgendo il suo saluto agli allievi, all’inizio dell’anno scolastico 1985-86, il Preside Gianni di Stefano scriveva: «Questo sarà l’ultimo della mia carriera di educatore ed in quest’anno, che mi vede per la venticinquesima volta alla presidenza di un istituto scolastico io compirò, il 18 Marzo 1986, quarant’anni di laurea ed il 20 Marzo quarant’anni di magistero. Un magistero che spero verrà giudicato non infecondo dalle migliaia di giovani ai quali, come docente e come preside, forse, sono stato utile in questi otto lustri in cui mi è stato dato di servire la Scuola e con essa le tre città: Trapani, Marsala e Mazara, nelle quali questo servizio ho prestato. Deo juvante, sarà questo l’ultimo anno che il nostro Liceo Ginnasio trascorrerà lontano dalla sua sede storica. I lavori di restauro del Palazzo del Collegio, che vado seguendo con amore dell’ex allievo e la responsabilità del Preside, avanzano di giorno in giorno e tutto lascia prevedere che voi inaugurerete il prossimo anno scolastico in quelle aule che cinquanta e più anni or sono mi videro allievo».32
Ma già il 4 settembre egli aveva diretto al Sindaco di Mazara del Vallo la richiesta di un nuovo Gabinetto di scienze naturali, chimica e geografia, essendo stato gravemente danneggiato il vecchio gabinetto dal sisma che aveva colpito Mazara il sette giugno 1981 e reso inagibile il Palazzo del Collegio33. L’approssimarsi della conclusione del servizio per lui non significava affatto ammainare le vele e farsi trascinare dalla corrente placidamente all’approdo.
In quell’autunno del 1985 il Di  Stefano, l’amico Mario Cajazzo ed altri ex allievi del Liceo Ginnasio costituirono il «Collegium Adrianum», l’Associazione degli ex allievi del Liceo Ginnasio «Gian Giacomo Adria», e con atto pubblico, redatto il 16 Dicembre 1985 dal notaio Corrado Castelli, anch’egli ex allievo dello stesso Liceo, ne depositarono lo statuto, proposto dallo stesso Preside. 34
In quell’anno scolastico, che egli credeva l’ultimo della sua carriera, il Di Stefano non solo curò, come abbiamo già detto, la pubblicazione del «Liber de laudibus virtutis» dell’Adria, per celebrarne il quinto centenario della nascita, ma come Presidente dell’Istituto di Storia del Vallo di Mazara convocò (il 14 ed il 15 marzo 1986) il congresso di studiosi per dibattere il tema «La Sicilia di Gian Giacomo Adria». Nell’occasione gli venne consegnata la Medaglia
d’onore del Liceo Ginnasio «Gian Giacomo Adria», già a lui conferita il 9 Settembre 1985 dal Collegio dei Docenti36.
Intanto nuove disposizioni del Ministero della Pubblica Istruzione gli avevano consentito di restare in servizio sino al settantesimo anno di età ed egli, datando il suo saluto agli allievi «Dal Palazzo del Collegio, 29 Settembre 1986», poteva scrivere: NIJNC DEMUM HUC REDIMUS ET HIC MANEBIMUS OPTIME. «Costretti dal sisma del 7 Giugno 1981, per cinque lunghissimi anni nei disagi di un esilio che non frustrò la vocazione e l’impegno del Liceo Ginnasio mazarese al servizio della Città e della Cultura, siamo ritornati alla nostra antica sede, restituita alla pristina dignità dalla volontà concorde della Civica Amministrazione, con lo stesso spirito di ieri e di sempre»: le parole che egli aveva dettato per la lapide che quel giorno veniva murata nel Palazzo del Collegio.
Il messaggio agli allievi, che si può leggere nel IV volume degli «Annali del Liceo Gian Giacomo Adria», si concludeva con l’auspicio «Voglia Dio che questi altri cinque anni di magistero siano fecondi di realizzazioni e mi permettano di essere ancora utile alla gioventù studiosa alla quale ho già dedicato quarant’anni della mia vita»37.
Il  Preside, che nel corso dei lavori di restauro del Palazzo del Collegio aveva fatto predisporre un’aula da destinare a sala di lettura della Biblioteca della Scuola, che aveva voluto «aperta al pubblico» sin dall’8 Ottobre 1979, in vista dell’istituzione di un «sistema bibliotecario» che collegasse funzionalmente la Biblioteca Civica con la Biblioteca scolastica chiese ed ottenne dall’Assessorato regionale alla Pubblica Istruzione ed al Beni culturali il finanziamento delle scaffalature metalliche su due livelli e degli altri arredamenti che invano aveva già chiesto alla Civica Amministrazione. 39
Nell’imminenza di dovere lasciare la scuola, il Di Stefano non pensò mai di dovere abbandonare il testimone. Anche se legittimamente lo Stato con le sue disposizioni legali stabilisce il meritato riposo per chi ha raggiunto l’età pensionabile, lo spirito del saggio rimane sempre attivo, anzi, libero ormai dalle quotidiane sollecitudini, rivolge se stesso verso ciò che gli permette di ingigantire meglio lo spirito e si crea quello spazio dove potrà esprimere la propria ricchezza spirituale ed incidere nel sociale. Duc semper in altum! A questo pensava il Di Stefano nell’ultimo arco della sua attività di dirigente scolastico, se, già pronto a lasciare la scuola, diede vita agli “Annali selinuntini” e, sostenuto dagli amici di sempre, ideò “L’Istituto di Studi arabo.islamici : Michele Amari”.
Gli Annali, usciti con il primo numero nel 1990 in nitida veste tipografica, erano destinati ad essere l’Antologia degli accademici selinuntini, dove ognuno avrebbe potuto essere presente con il “meglio” della propria produzione, il luogo dove poter consegnare ai posteri la vita di un sodalizio culturale non secondo a nessuno. Ogni volume, diviso in tre sezioni, illustrava nella prima le origini, le finalità del sodalizio, l’albo d’onore dell’Accademia Selinuntina e i numerosi soci che lo componevano. La seconda sezione, con il nome di “Testimonianze”, raccoglieva i saggi, le conferenze e gli studi di particolare valenza storica o letteraria. Tra i vari saggi pubblicati di particolare rilevanza: “Le decime dei Vescovi di Mazara sulle tonnare della Sicilia occidentale” di Guido Di Stefano, oggi Dirigente Scolastico della Sicilia, o il saggio “La rivolta palermitana del settembre 1866” di Francesco Brancato. Con il Di Stefano furono date alle stampe due volumi di Annali, rispettivamente negli anni 1990 e 1992.
L’Istituto di Studi arabo-islamici di Mazara si presenta, scrive Vincenzo Ad ragna, su un piano di ideale continuazione della serie fortunata dei “Quaderni del Corso Al-Imam al-Mazari”.Il Di Stefano, attraverso la nuova collana di studi e di testi inaugurata con il volume “Studi arabo-islamici in memoria di Umberto Rizzitano” intendeva continuare con più incisività nell’azione di stimolo di iniziative e di attività culturale “rivolta ancora ad indagare e fare indagare, raccogliere e far raccogliere documenti, espressioni e testimonianze della perenne vitalità spirituale dei popoli del Mediterraneo, contribuendo ad accenti di pace e di unione su quanto questi popoli ha unito e potrà o dovrà unire”.
Gianni di Stefano si è sempre considerato un siciliano d’Italia e un italiano d’Europa. Ha considerato l’Italia, che ha servito in pace ed in guerra, la Patria da amare, da onorare da servire con l’orgoglio geloso del figlio e l’Europa una patria più grande, un sogno da realizzare in un futuro non lontano.
Per ventotto anni, nelle scuole che egli ha presieduto, ha tenuto alla sua destra il Tricolore. La prima Bandiera d’Europa (d’azzurro alle dodici stelle d’oro) che sia sventolata in una scuola della provincia di Trapani è stata quella del suo magistrale «Pascasino» in occasione della IX Giornata europea della scuola: il 29 Gennaio 1962. Con questi sentimenti e con queste speranze ha voluto preparare la scuola all’appuntamento con l’Europa.
Per questo, confortato dalla volontà unanime del Collegio dei Docenti e del Consiglio d’Istituto, volle che lo studio della lingua straniera nel Liceo Classico non si concludesse al Ginnasio, come era nella norma, ma venisse continuato sino alla terza liceale. 42
Nell’Agosto 1988 Gianni di Stefano aveva scritto un articolo per la rivista «Quadrifoglio»: «Validità dei Licei Classici» nel quale aveva affermato: «.. sono convinto che il classico sia ancora sostanzialmente ben valido e che abbisogni soltanto di tre ritocchi: lo studio della lingua straniera continuato sino alla terza liceale, lo studio della storia dell’Arte (arte greca ed arte romana) anticipato al Ginnasio e lo studio dell’informatica introdotto sin dalla quarta ginnasiale».43
 Negli  ultimi mesi del suo servizio egli ha realizzato quei suoi progetti che avevano sempre trovato la piena solidarietà del Collegio dei Docenti e del Consiglio d’Istituto: il Liceo Ginnasio mazarese è stato incluso nel Piano nazionale per l’introduzione dell’informatica nelle scuole e la scuola di Mazara è stata autorizzata ad anticipare al Ginnasio lo studio della storia dell’arte. 44
I colleghi, i collaboratori, gli amici hanno voluto testimoniare, sulla pergamena che solennemente gli hanno consegna­to il 26 maggio, che il preside Gianni di Stefano aveva diretto per quindici anni il nostro liceo «difendendone le tradizioni classiche, promuovendovi nuovi studi in vista di nuovi tempi, facendone con gli «Annali» un polo culturale e con i «Quaderni» un centro di studi arabo-islamici »; e gli ex allievi hanno testimoniato, facendo proprio un passo della «epistula» di Gianfranco Nuzzo: «Ioanne di Stefano praeside, Lyceum nostrutn Adrianum se specimen exemplumque ceteris omnibus scholis praebet, cum in eo non scientia quaedam obsoleta ac suae aetati aliena, sed quae civitati quasi fermentum sit, studiose graviterque impertiatur». E cioè: «Sotto la Sua guida il nostro Liceo «Adria» é divenuto un modello ed un esempio per tutte le altre scuole: non un luogo dove viene ammannito un sapere immobile e fuori dal tempo, ma dove la cultura, seriamente e appassionatamente vissuta possa divenire fermento per la società».45
A ragione poté  ripetere e testimoniare di lui il latinista Melchiorre Sanci: «Integer vitae tenaxque proposi­ti, privatis utilitatibus publicas anteferens, omnia gerit et semper gessit nulla spe pretii ac mercedis ductus, nullis suis, sed civium commodis motus»46 ed  i componenti di una Commissione di esami di maturità, che il Di Stefano aveva presieduto a Potenza, scrissero di lui: «Abbiamo conosciuto un Uomo e tutti ci siamo arricchiti della sua grande Umanità».
                                                                                          Pietro Pisciotta













NOTE


1) Teoria e Problemi della Scuola Moderna — VoI. 9° — Pag. 433 — Casa Editrice Francesco Vallardi — S.E.L.

2) La Riforma della Scuola Secondaria Superiore —Atti della Giornata di Studi sui Licei a cura di Gianni di Stefano, Trapani 1963.

3) La Riforma della Scuola — op, cit. pag. 59.

4) La Riforma della Scuola — op. cit. pag. 42.

5) Trapani Nuova, 5 marzo 1964, a. VI, n. 9; e 3° Annuario dell’istituto Magistrale «Pascasino, (a. sc. 1963.64) a cura di Gianni di Stefano — pag. 151.
6) Filippo  Cilluffo in Trapani Sera, 8 ottobre 1966, Anno XVII, n. 56; e 5° Annuario dell’istituto Magistrale “Pascasino” — anno scolastico 1965-66 — Documenti -  pag. 136.

7)      L’Istituto magistrale di Marsala fu fondato nell’autunno del 1943 da mons. Salvatore Ballo Guercio, allora Vescovo di Mazara del Vallo. Legalmente riconosciuto con decreto del 18 giugno 1947 dall’Assessore alla Pubblica Istruzione della Regione siciliana, il Magistrale di Marsala venne intitolato a Pascasino, cittadino e Vescovo di Lilibeo, l’antica Marsala, che nel 451 presiedette il Concilio di Calcedonia, il quarto Concilio ecumenico, convocato per mettete fine alle eresie monofisite di Eutiche e di Dioscoro.
Felicemente incrementato dall’arcivescovo mons. Gioacchino Di Leo, l’Istituto è stato statizzato nel 1961, centenario dell’unità d’Italia.
Una lapide murata nell’Istituto, per deliberazione presa dal Collegio dei Professori il 7.XI.196l, ricorda l’istituzione del nuovo Magistrale:
L’ANNO MCMLXI CENTENARIO DELL’UNITÀ D’ITALLA (GIOVANNI GRONCHI PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA/GIACINTO BOSCO MINISTRO DELLA PI. / GIUSEPPE PURPI PROVVEDITORE AGLI STUDI / VITTORIO PELLEGRINO SINDACO DELLA CITTÀ / IL GIORNO DUE DI OTTOBRE / CON I MIGLIORI AUSPICI INIZIANDO LA SUA VITA / L’ISTITUTO MAGISTRALE STATALE / IN CUI
SI CONTINUA / L’ISTITUTO MAGISTRALE PARROCCIILALE «PASCASINO» / CHE IL VESCOVO SALVATORE BALLO GUERCIO / IN TEMPI INTAUSTI PER LA PATRIA FONDÒ / A SOLLIEVO E LUCE DEGLI ANIMI E DELLE MENTI E FELICEMENTE INCREMENTÒ / L’ARCIVESCOVO GIOACCHINO DI LEO / VESCOVO DI MAZARA / IL COLLEGIO DEI PROFESSORI / GIANNI DI STEFANO PRESIDE /INAUGURA L’ANNO SCOLASTICO / CON L’IMPEGNO DI UN PROFICUO LAVORO / A BENEFICIO DELLA GIOVENTU STUDIOSA / DI MARSALA /.

8) NICOLA LAMiA in Trapani Sera del 21 luglio 1962; e in Annuario dell’istituto Magistrale «Pascasino» a.sc. 1961-62, pag. 193.

9) ROCCO FODALE in Trapani Sera del 19 giugno 1971, anno XXII, n. 24; e nel X Annuario  dell’istituto Magistrale «Pascasino», anno sc. 1970-71,  «Cronache dell’istituto» pag. 205.


10) X  Annuario dell’Istituto Magistrale «Pascasino» op. cit. pag. 209.
 La Medaglia d’Onore del «Pascasino» era stata istituita dal Collegio dei Professori il 16 novembre 1966 e il Regolamento deliberato dallo stesso Collegio il 27 ottobre 1967. Tale medaglia, istituita per premiare gli allievi che siano stati educati nell’Istituto e si siano distinti sempre per lodevole condotta e profitto, per l’art. 5 del Regolamento «può essere concessa, con motivata deliberazione del Collegio dei Professori, anche a docenti o ex docenti dell’Istituto o personalità che siano particolarmente benemeriti dell’Istituto”.

11) I Cento Anni del «Gian Giacomo Adda» — a cura di Gianni di Stefano ed Elena Barbera Lombardo — Tipografia Corrao — Trapani 1963 — Pag. 73.
12)  I Cento Anni del «Gian Giacomo Adria» op. cit. pag. 85.
13) Il Liceo Ginnasio mazarese trae origine dalla fusione del Regio Ginnasio, istituito nel 1863, e del Regio Liceo, istituito nel 1935, con la statizzazione del Liceo classico comunale, sorto in Mazara del Vallo nel 1925 e parificato nel 1930.

14) lI Corso di lingua araba e civiltà islamica, che dal 15 gennaio del 1976, con la collaborazione dell’Istituto di Studi Orientali dell’Università di Palermo, si svo1ge nel Liceo Ginnasio mazarese, è intitolato al giurista Abu ibn Unìar at-Tamini al-Mazari, meglio noto come al Imam al-Mazari. Questo pio e dotto mazarese, passato nell’Ifrìqiya dopo la conquista normanna che restituì la Sicilia all’Europa cristiana, morì a Mahdiyya nel 1141, ottantenne; la sua tomba sorge nei pressi del ribàt di Monastir, meta tuttora di devoti pellegrinaggi.
15) Annali del Liceo «Gian Giacomo Adria» — a cura di Gianni di Stefano — VoI. I — Trapani 1979 — Pag. 32.

16) I Quaderni del Corso «Al-Imam al-Màzari,, sono volti ad illustrare momenti salienti della civiltà arabo-islamica e periodi significativi della storia della Sicilia: terza sponda del Mediterraneo romano ed arabo, ponte naturale e crogiuolo di civiltà, Ogni Quaderno, pubblicato per deliberazione del Consiglio d’Istituto, è realizzato a cura del Preside Gianni di Stefano.
17) Il 20 marzo 1978 una delegazione tunisina, guidata dal Sindaco aggiunto di Monastir, Slah-.Eddine Ferchiou, e della quale fanno parte il Segretario Generale del Comitato Culturale della Regione di Monastir, Mohamed Hargli Moncef ed il Preside del Liceo Tecnico di Monastir, Heddi Debbabi, Vice Presidente del Consiglio civico, lascia al Preside un messaggio in lingua araba la cui traduzione è la seguente: «Nel nome di Dio clemente e misericordioso. La delegazione della città di Monastir si onora di visitare Mazara, città natale dell’Imam al-Mazaty, morto a Monastir. Esprime i suoi ringraziamenti per la grande. ospitalità del Preside del Liceo classico, dei suoi collaboratori e degli studenti. Spera che da questo incontro possa svilupparsi ulteriore collaborazione, e che la personalità dell’Imàm al~Mazari sia tramite di legami tra le due civiltà e i due popoli amici.

18) Il Consiglio d’Istituto, nella sua seduta del 28 settembre 1984, delibera che il decennale del Corso Al-Imam al-Mazari venga ricordato con una lapide commemorativa da murare nel Palazzo del Collegio e ne approva la seguente epigrafe: «D.O.M. / Il Consiglio d’Istituto I Del Liceo Ginnasio Gian Giacomo Adria / Inaugurandosi il decimo anno / Del Corso di Lingua araba e civiltà islamica / Al-Imam al-Mazari I Volle ricordare su questo marmo / Il Preside Gianni di Stefano / Che ne promosse l’istituzione I E l’arabista insigne Umberto Rizzitano / che sino alla morte ne seguì amorosamente le sorti I AD. MCMLXXXV /


19) La collana dei «Quaderni del Corso Al- Imam al-Mazari» diretta da Gianni di Stefano comprende ventuno volumi: Andrea Borruso, Al-Imam al.Mazari, un mazarese del medioevo arabo islamico (1978) [Esaurito]; Muhammad ibn Uthmàn al.Miknasi, La luna risplendente, Palermo nei ricordi di un ambasciatore marocchino del ‘700. Versione e note di Adalgisa De Simone (1979) [Esaurito]; Borruso, De Luca, De Simone, Pellitteri, Studi arabo-islamici in onore di Umberto Rizzitano (1980) Esaurito]; Maria Teresa Mascari, Al-Mùtamid, un principe poeta della Spagna musulmana (1981); De Simone, Mascari, Pellitteri, Sarnelli, Studi arabo-ìslamici (1982); Andrea Borruso, Al- imam al-Mazarì un mazarese del medioevo arabo-islamico. Seconda edizione riveduta e accresciuta (1983); Adalgisa De Simone, La descrizione dell’Italia nel Rawd al-Mi-tar  di Al-Himyari (1984); Romualdo Giuffrida, La lunga crisi monetaria del Regno di Sicilia tra settecento e ottocento (1984); De Felice, Mascari, Najem Sfair, Pellitteri, Studi arabo-irlamici (1984); Andrea Borruso, Islam e Occidente (1984); Tàha Husayn Memorie, Versione dall’arabo di Umberto Rizzitano, Introduzione e note di Antonio Pellitteri (1985); Tawfiq al-Hakim, Il fiore della vita. Presentazione, traduzione e note di Andrea Borruso e Maria Teresa Mascari (1985); Jeannette Najem Sfair, Ibn Rasiq e il suo tempo (1986); Muhammad ibn Uthmam al-Miknasi, La luna risplendente, Palermo nei ricordi di un ambasciatore marocchino dcl ‘700. Introduzione, versione e note di Adalgisa De Simone. Seconda edizione riveduta (1986); Francesco Gabrieli, Pagine arabo-siciliane. Scelta e introduzione di Andrea Borruso (1986); Ibn Hamdis, Poesie. Scelta, traduzione e note di Andrea Eorruso. Illustrazioni di Flora Schicchi (1987); Igonetti e Sergio, Rachid Boudjedra, un grande scrittore Algerino (1987); Tawfiq al-Hakim, Viaggio nel futuro. Traduzione e presentazione di Andrea Borruso (1988); Salvatore Bono, Siciliani nel Magbreb (1989); Gabrieli, Rubinacci, Sarnelli, Borruso, De Simone, Igonetti, Mascari, Pellitteri, Pirone, Sergio, Strika, Studi Arabo -islomicì (1989), Pietro Pisciotta, il Corso «Al-Imam al-Mazari» di Lingua Araba e civiltà islamica ed i «Quaderni» mazaresi  (1989).



20)  Annuario dell’istituto Magistrale «Pascasino» — vol. I — Dal diario dell’istituto,     pagina 135 , (anno scolastico 1961-62).

21)  Annuario dell’Istituto Magistrale «Pascasino» — vol. VII — Cronache dell’Istituto pagina. 164 — (anno scolastico 1967-68).

22)   Dal registro dei Verbali del Liceo Classico «G.G. Adria» — Anno scolastico 1979-80 Comunicazione ai Professori n. 212.

23)       Nella seduta straordinaria del Collegio dei Professori dell’Istituto magistrale «Pascasino» del 21 maggio 1964 viene deliberato di onorare la memoria degli allievi scomparsi nella sciagura del I maggio con la seguente epigrafe:
«Il Preside i Docenti gli Allievi I Dell’Istituto Magistrale Statale Pascasino I Nel trigesimo della sciagura I Del primo maggio MCMLXIV / Vollero incisi su questo marmo / I nomi degli allievi Maestri del corso Pegaso II I Nino Messina e Carmelo Orlando / Che nelle acque di Mothia I Sacrificando alla vita dei compagni I La giovinezza generosa I Dettero prova sublime I Di coraggioso altruismo e di fraterna carità I. Il ricordo del loro olocausto I Resti perenne nella memoria di educatori e di discepoli / E ne illumini sempre le coscienze .

24)  Annuario dell’Istituto Magistrale “Pascasino” - VoI. III -  Cronache dell’Istituto -  pagina  177 -  (anno scolastico 1963.64).

25)  Annuario dell’Istituto Magistrale “Pascasino” - VoI. XIII - Documenti -. pag. 208
       (anno scolastico 1973-74).
26)  Dal registro dei Verbali del Liceo-Ginnasio «G.G.Adria» — Anno scolastico 1977-78
       Comunicazione ai Professori n. 146,
27)  Dal registro dei Verbali del Liceo-Ginnasio .”G. G. Adria”  Anno scolastico1979-80 -           Comunicazione ai Professori n . 239
28)  Annali del Liceo “G. G. Adria” – vol. II – Trapani 1982 – Scritti di varia umanità – pag. 175.
29)   Dal registro dei Verbali del Liceo-Ginnasio G. G. Adria - Anno scolastico 1982-83 — Comunicazione del Preside n. 271. Nell’incontro culturale, presieduto dal vescovo Costantino Trapani, hanno relazionato: P. Diego Ciccarelli O.F.M. conv. dell’Universitlà di Palermo, sul tema «Francescanesimo e cultura in Sicilia»; l’architetto Aldo Casamnento sul ruolo avuto dai Francescani nello sviluppo urbanistico di Mazara, mons. Paolo Collura sul tema “I Francescani e le Confraternite dei disciplinati di San Nicola, di San Francesco di Palermo e di San Bartolomeo di Mazara”.

30)  Dal registro dei verbali del liceo-Ginnasio «G. G. Adria» — Anno Scolastico 1983-84 — Comunicazione ai decenti n.. 422.
31) Si veda la Nota Bio-bibliografica a cura di Pietro Pisciotta in «Il liceo Ginnasio “Gian Giacomo Adria” in onore del Preside Gianni di Stefano» (1986).

32)  In «Annali del liceo Gian Giacomo Adria» vol . IV (1986), pp. 268-269.

33) In «Annali del liceo Gian Giacomo Adria» vol. IV (1986) pp. 263-265.
34) In «Annali del liceo Gian Giacomo Adria» VoI. IV (1986) pp. 269-276.

35)  IOANNIS IACOBI ADRIAE / LIBER DE LAVDIBUS VIRTVTIS / ET EPISTVLA AD C0NIUGEM / ITERVM IN LVCEM EDIDIT LYCEVM GYMNASIVM MAZARENSE / CLARISSIMO CIVI  DICATVM I  QVINTO CENTESIMO ANNO POST ILLVM NATVM / CURANTE IOANNE DI STEFANO PRAESIDE / VERSIBVS ITALICIS REDDIDIT / IOANNES FRANCISCUS NVZZO / (Trapani, Dicembre 1985).


36)       Si veda l’opuscolo «Il Liceo Ginnasio “Gian Giacomo Adria” in onore del Preside Gianni di Stefano» (Trapani, Maggio 1986) che ne reca la motivazione. L’opuscolo contiene :
EPISTULA MELCHIORIS SANCI I IN DREPANITANO LYCEO CLASSICO «XIMENES» I PROFESSORIS EMERITI I AD INCLITAM MAZARENSEM CIVITATEM I QUADRAGESIMUM MIRAE  SOLLERTIAE I IOANNIS DI STEFANO I PII SUI ALUMNI ANNUM EXPLETUM / CELEBRANTEM ; IOANNIS FRANCISCI NUZZO I PRO I IOANNE DI STEFANO PRAESIDE / QUADRAGESIMO ANNO POST ADEPTUM I. DOCTORIS GRADUM I INITUMQVE DOCENDI CURSUM / AD DOCTORUM COLLEGIUM/ LYCEI GYMNASII I IOANNIS IACOBI ADRIA IEPISTVLA /: la versione latina di Gianfranco Nuzzo di un brano della «Sinfonia mediterranea e la «Scheda Bio-Bibliografica a cura di Pietro Pisciotta.

37)  In «Annali del Liceo Gian Giacomo Adria», vol. IV (1986,  p. 283;

38) “Per la istituzione di un collegamento permanente fra la Biblioteca del Liceo Classico “G. G. Adria” e la Biblioteca civica di Mazara del ValIo” in «Annali del Liceo Ginnasio...» vol. IV (1986), pp. 277-282.
39) “ Si veda: Nuovi arredamenti per la Sala di lettura della Biblioteca del Liceo Ginnasio «Gian Giacomo Adria» in «Annali del Liceo Ginnasio...» Vol. V (1988) pp.286-290.

40)  Si veda «Finanziati dalla Regione gli arredamenti della Sala di lettura della Biblioteca» in  Annali del Liceo.., vol. V (1988) p. 290.

41) «La Biblioteca pubblica e la sua missione sociale» Atti del convegno realizzato dalla Biblioteca Fardelliana nel febbraio 1969, raccolti da Salvatore Fugaldi e da Mosé Gioiello, Trapani, 1971. Si vedano anche i fascicoli di «Conoscere la Fardelliana».

42)  «Annali del liceo.., Voi. V (1988) pp. 291-292.

43) Si veda «Quadrifoglio», Ottobre 1988, l’articolo è stato poi ripubblicato in «Annali dei Liceo Gian Giacomo Adria» vol. V (1988) pp. 283-285.

44) Si vedano: «Adesione del «Gian Giacomo Adria» al Piano nazionale per l’informatica», «Per l’estensione dello studio delle lingue alle classi del triennio liceale,., «Per l’anticipazione dello studio della Storia dell’Arte nel biennio ginnasiale» in «Annali del Liceo Gian Giacomo Adria», Vol. V (1988) pp. 290.296.

45)       IOANNIS FRANCISCI NUZZO I PRO I IOANNE DI STEFANO PRAESIDE I QUADRAGESIM0 ANNO POST ADEPTVM / DOCTORIS GRADUM I INITUMQUE DOCENDI CURSUM I AD DOCTORVM COLLEGIUM / LYCEI GYMNASII I IOANNIS IACOBI ADRIA I EPISTUI.A I. In «Il Liceo Ginnasio Gian Giacomo Adria» in onore del Preside Gianni di Stefano» (Trapani, 1986).

46 EPISTULA MELCHIORIS SANCI / IN DREPANITANO LYCEO CLASSICO “X1MENES” I PROFESSORIS EMERITI I AD INCLITAM MAZARENSEM CIVITATEM I QUADRAGESIMUM  MIRAE SOLLERTIAE I IOANNIS  DI  STEFANO  I PII SUI ALUMNI ANNUM EXPLETUM I CELEBRANTEM I. Il Liceo Ginnasio «Gian Giacomo Adria» in onore del Preside Gianni di Stefano» (Trapani, 1986 ).




1 commento:

  1. Ho conosciuto il prof. Gianni Di Stefano e sono rimasto sempre ammirato per la sua grande tensione per l'elevazione culturale dei giovani e, più in generale, per la cultura: i testi da lui patrocinati ne costituiscono il più duraturo monumento. Cav. Gran Croce dott. Gaetano Nicastro

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