Uomo Educatore
Poeta
Gianni di Stefano: educatore,
operatore culturale, poeta e forbito scrittore, è una di quelle figure che
affascina, quanti si avvicinano a lui per studiarne la poliedrica personalità,
per l’instancabile attività profusa nella scuola come docente, dove si rivelò
ottimo per capacità didattiche e ricchezza di dottrina, e come dirigente
scolastico, cui fu sempre a cuore l’onore della scuola da lui presieduta e la
professionalità dei suoi docenti. Geniale operatore culturale, si distinse nel
promuovere mostre, convegni e congressi di alta levatura, i cui atti
costituiscono una fonte per quanti intendono cimentarsi negli studi storici
riguardanti la Sicilia in generale e il territorio della provincia di Trapani
in particolare. L’opera e la figura di questo insigne cultore di storia patria
si inquadra e si intona con la sua formazione di cattolico militante e di laico
libero e rispettoso delle due grandi istituzioni:lo Stato e la Chiesa, due
realtà diverse ma non opposte, entrambi volte alla formazione integrale
dell’uomo contemporaneo. In questa ampia prospettiva deve essere letta e
meditata l’opera storico-letteraria del Di Stefano, da dove emergono a chiare
tinte i suoi meriti di poeta e scrittore, le capacità critiche, e la sua
originalità di formidabile operatore culturale . La rivista “Trapani”, organo
ufficiale della Provincia regionale di Trapani, che il Di Stefano curò e
diresse per oltre un trentennio, costituisce una prova tangibile del suo talento.
In questo settore di attività pubblicistica profuse intelligenza, fantasia ed
estro riuscendo a coinvolgere in vari servizi docenti universitari e non,
scrittori ed artisti locali, nonché personalità di diverse estrazioni politiche
e ad assicurare alla Provincia un tesoro che l’incuria del tempo non potrà
facilmente scalfire.
Già membro dell’Istituto di
Storia Patria,divenne presidente del Comitato Trapanese dell’Istituto per la
storia del Risorgimento Italiano e, nella ricorrenza del centenario dello
sbarco di Garibaldi a Marsala, promosse la pubblicazione degli Atti, contenenti
saggi e documenti relativi al Risorgimento in Sicilia e nel territorio di
Trapani in particolare. Per la stesura dei saggi furono sollecitati docenti
universitari e non e cultori appassionati di storia patria. L’anno successivo
il Di Stefano promosse e curò la ristampa dell’opera più significativa di
Sebastiano Nicastro: “Dal 1848 al 1860”. Attento osservatore e critico di non
mediocre levatura, nella prefazione, assai ricca di note critiche da lui stesso
curata, il Di Stefano evidenzia i pregi
e i limiti dell’opera: “Lo studio del Nicastro, osserva, è accurato ed attento;
nulla egli tralascia per dare un quadro quanto più vero e compiuto possibile di
Mazara e del suo Distretto nel decennio cruciale del Risorgimento”. Ma talvolta
il giudizio del Nicastro appare al Di Stefano troppo severo così nei confronti
di coloro che a Mazara ressero la cosa pubblica durante la rivoluzione del
1848, tal altra ingiusto, come nei confronti del vescovo Salomone”. La ristampa
dell’opera del Nicastro spinse il Di Stefano a promuovere un convegno siciliano
di Storia del Risorgimento sulla stessa tematica svolta dal Nicastro: “La
Sicilia dal 1848 al 1860”. Il congresso, che si svolse a Trapani e ad Erice,
era volto a chiarire meglio le condizioni dell’Isola nel decennio che
precedette la rivoluzione del sessanta e il contributo dei Siciliani, emigrati
o rimasti in patria, a quella rivoluzione
che portò alla liberazione del Mezzogiorno ed accelerò l’unificazione del Paese.
Affluirono a Trapani in quei giorni docenti delle tre Università dell’Isola e
numerosi studiosi d storia patria, mentre lo stesso prof. Alberto M.
Ghisalberti, presidente dell’Istituto per la Storia del Risorgimento,
presiedette i lavori del congresso, i cui atti furono dati subito alla stampa.
Per incrementare l’attività culturale nella Sicilia Occidentale e coinvolgere
assieme agli studiosi e agli uomini di cultura di Trapani e della provincia
anche gli Enti, gli Istituti e le Scuole, istituì con un gruppo di amici un
nuovo sodalizio: “La Società Trapanese per la Storia Patria” con lo scopo di
studiare ogni testimonianza della cultura e della vita sociale ed economica
dell’antico Vallo di Mazara ed il contributo da esso dato alla civiltà
mediterranea ed europea. Collaborato da Salvatore Costanza, il Di Stefano si
adoperò subito per la pubblicazione di alcuni saggi di rilevante spessore
storico nel volume: “Atti della Società
Trapanese per la Storia Patria”, edito in Trapani nel 1972, dove furono raccolti
lavori altrimenti rimasti inediti. Con orgoglio raccontava di avere strappato
con la forza ad Alberto Rizzo Marino il saggio sul tema “Gli Ebrei di Mazara”,
un lavoro di eccezionale rilevanza, e che il Rizzo Marino per il suo gesto gli
rimase sempre grato. Nella stessa raccolta Salvatore Costanza fu presente con
il saggio “Un carteggio inedito del can. Vito Pappalardo con Nunzio Nasi –
(1887-1893)”, mentre il Di Stefano riservò per sé uno spazio sul tema: “Gli
Intendenti del Vallo e i Prefetti di Trapani dal 1818 ad oggi”.
Come Presidente del Comitato
provinciale di Trapani dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano curò
in quegli anni la pubblicazione di ben sei volumi riguardanti il territorio:
1)
Aspetti dell’economia siciliana durante il Risorgimento,
contributo al XXXIV Congresso dell’Istituto per la Storia del Risorgimento
italiano, Trapani, 1955 (pp. 32);
2)
Atti del 1957 del Comitato Provinciale di Trapani .
Trapani 1957 (pp. 220);
3)
Atti del 1959 del Comitato provinciale di Trapani .
Trapani 1960 (pp.368);
4)
Sebastiano Nicastro: Dal quarantotto al sessanta - Trapani
1961 (pp. 400) ( Si tratta della seconda edizione dell’opera del
Nicastro apparsa nel 1913 nella “Biblioteca storica del Risorgimento Italiano”
della società editrice Dante Alighieri;
5)
La Sicilia dal 1848 al 1860 ( Atti del Congresso di
Storia del Risorgimento riunito in Trapani ed in Erice dall’8 al 10 aprile
1960) - Trapani 1962 (pp. 424);
6)
1862 – La prima crisi dello stato unitario (Atti del Congresso riunito a Marsala il 26-27
ottobre 1962 dal Comitato dell’Istituto per la Storia del Risorgimento
Italiano) Trapani – 1964 (pp. 328).
Questo primo ventennio di attività, di ricerche e di
pubblicazioni trascorso nella città di Trapaniche fece del Di Stefano un cittadino vero adottivo di quella città, sempre circondato da
ottimi collaboratori e riscuotendo ovunque
affetto e
grande simpatia.
Una vocazione antica: Dirigente scolastico
Ventotto anni di dirigenza
scolastica sono un traguardo molto ambito per un educatore, che ha consacrato
la sua vita all’ideale della scuola, fucina e seminario dei veri professionisti
e di quanti credono ancora oggi nei valori della cultura e da essa
sapientemente attingono nello svolgimento della loro professionalità. Ventotto
anni di presidenza nella scuola in questo squarcio di secolo così
contraddittorio, che ha conosciuto il boom economico degli anni sessanta e il
terrorismo politico e sociale, che ha insanguinato l’Italia mettendone in crisi
le stesse istituzioni, permettono ad un dirigente scolastico di imprimere un
solco profondo in una intera generazione. E’ stato questo certamente un arco di
tempo costellato da momenti assai difficili durante i quali si assistette alle
grandi stragi perpetrate nel paese, indice di debolezza e malcostume;alla crisi
nella quale si dibatté la scuola per la lotta scatenata dai giovani del
sessantotto e, infine, alla nuova crisi della scuola, apparentemente apolitica,
che ha evidenziato tutto lo scontento dei giovani che pubblicamente denunciarono
la preoccupazione per il loro avvenire professionale, per un posto di lavoro e
per una scuola consone alle esigenze della società alle soglie del duemila. In
una situazione così difficile e precaria nel Dirigente scolastico si richiedeva
chiarezza di idee, amore, professionalità, fantasia e, soprattutto, la capacità
di sapere rispettare l’allievo come persona umana e punto focale dell’attività
educativa.
Dotato da personalità forte ed
adamantina, il. Di Stefano non desistette di fronte alle difficoltà e con
risolutezza e professionalità diresse per tredici anni, come primo Preside, l’Istituto
Magistrale statale «Pascasino» di Marsala, e per oltre quindici anni il
Liceo-Ginnasio «Gian Giacomo Adria» di Mazara, sua città natale, profondendo
nella Scuola la sua esperienza di educatore, la sua appassionata disponibilità e
il suo impegno tanto forte quanto tenace
e responsabile.
Amava raccontare al collegio dei
docenti che egli fin da giovane aveva deciso di essere docente e preside e alla
realizzazione di questa vocazione aveva orientato la sua formazione
didattico-culturale, consapevole che dirigere una scuola è un servizio che si rende alla società.
«La natura essenzialmente clinica
del processo educativo impone al dirigente scolastico - scrive Aldo Fabi - non
tanto di vigilare e controllare il funzionamento di una scuola, quanto assumere
il ruolo di guida professionale democratica1 . Ciò comporta per chi
presiede una comunità educanda la necessità di assumere il ruolo di guida nel
lavoro di équipe o nell’attuazione di una programmazione che impegna
l’interazione del collegio dei docenti; di essere in ogni momento il garante
della libertà d’insegnamento nel rispetto dell’autonomia professionale del
singolo docente e il fautore della crescita professionale dei docenti organizzando
convegni di studi e seminari, spronando i docenti all’auto-aggiornamento
continuo, aumentando la dotazione libraria della biblioteca degli insegnanti e
sollecitandoli alla ricerca di nuove tecniche educative».
Di questo progetto educativo
realizzato dal preside Gianni di Stefano nella sua trentennale esperienza di
dirigente scolastico nel rispetto delle istituzioni, ne rendono testimonianza i
giovani ex-allievi e i numerosi docenti, che lo hanno conosciuto alla guida
dell’Istituto Magistrale «Pascasino» o del Liceo-Ginnasio «Gian Giacomo Adria».
Di questi anni rimangono ancora, come monumento che non può essere scalfito
dall’incuria del tempo, i tredici volumi di «Annuari» dell’Istituto magistrale
di Marsala ed i cinque volumi di «Annali» pubblicati nel liceo mazarese.
La riforma della scuola, operata
dai Decreti Delegati, che nell’art. 3 sancisce le funzioni spettanti al
personale direttivo per quanto riguarda, soprattutto, l’azione di promozione e
coordinamento delle attività d’Istituto, trovò nel Di Stefano un interprete
originale. Forte di essi, nel rispetto
della legge e delle nuove direttive, riuscì, con il consenso unanime degli
organi collegiali, ad avviare il Liceo mazarese verso più ampi orizzonti. Ne
fece un Istituto d’avanguardia tale da riscuotere particolare credito non solo
presso i superiori organi competenti ma anche fuori della scuola, in Italia e
all’estero. Testimonianza imperitura di questi anni rimane il corso di lingua
araba e civiltà islamica con la pubblicazione dei «Quaderni» del corso «Al-Imàm
Al-Mazari», che tanta simpatia e credito hanno riscosso presso gli operatori
culturali anche di oltre frontiera.
Il Preside Gianni di
Stefano e la riforma della Scuola
Emanata la legge 31 dicembre 1962
n. 1859 con la quale si rese operante la riforma dell’istruzione secondaria di
primo grado, il Di Stefano intravide come ormai indilazionabile la riforma
degli Istituti secondari superiori. Confortato dall’incoraggiamento dei soci
della sezione marsalese dell’Associazione Pedagogica italiana, da lui stesso
fondata, e dal Corpo insegnante dell’istituto magistrale statale «Pascasino»,
organizza una «Giornata di Studi» per offrire al Legislatore un ulteriore
contributo delle esperienze e dei suggerimenti di quanti operano nella scuola.
Questo Convegno sul tema “La
Riforma della Scuola Secondaria Superiore», il primo in Sicilia in ordine di
tempo e destinato a studiare il problema dei Licei (Liceo classico, Liceo
scientifico, Liceo magistrale) si è svolto nella stessa sede del magistrale
«Pascasino» il 24 novembre 1963.
All’invito aderirono docenti universitari di vari Atenei,
parlamentari, presidi, dirigenti scolastici, docenti d’Istituti secondari
superiori2.
Durante i lavori del Convegno il
Di Stefano, con la sua relazione sulla riforma degli Istituti magistrali, non
solo mostrò di conoscere la problematica sulla opportunità improcrastinabile
della riforma, ma diede un contributo notevole alla valutazione critica delle
varie contrastanti opinioni, suggerendo nello stesso tempo «un sommesso parere»
che oggi, a venticinque anni di distanza, rivela quanto chiara e lungimirante
fosse la sua «modesta» opinione.
«Il corso biennale - così si
esprime dopo avere evidenziato la necessità di un triennio diverso del biennio
- dovrebbe essere indifferenziato per tutti, ma se così non si volesse,
dovrebbe essere non solo sostanzialmente equivalente, ma dovrebbe essere fatto
salvo, alla fine del corso biennale, il diritto dell’allievo di affrontare
l’esame di ammissione al corso superiore per il quale avesse rivelato nel
frattempo maggiori attitudini3».
E aggiunge subito, dopo essersi
diffusamente soffermato sull’opportunità della istituzione di un Liceo moderno,
«a nostro parere, dopo l’auspicata riforma, il Liceo dovrebbe essere fondamentalmente
unico, e gli allievi, dopo avere frequentato un corso biennale uguale per
tutti, dovrebbero potere proseguire gli studi in corsi triennali nei quali ad
un gruppo di insegnamenti comuni si affiancassero altre discipline tra le quali
gli allievi potessero fare la loro scelta in base alla loro vera o presunta
attitudine4».
Di questo Liceo magistrale
moderno, autonomo o opzionale, Egli ne ha chiara la caratterizzazione, che lo
deve distinguere perché validamente assolva la sua funzione nell’ambito della
nostra società. «Un liceo magistrale incentrato su di una problematica moderna
e polivalente e che... trovi il suo naturale compimento in una facoltà di
Scienze dell’Educazione. In un tal Liceo, continua Gianni di Stefano,
dovrebbero insegnarsi discipline storico letterarie: Storia ed Educazione
civica, Lettere italiane, Lingua e lettere latine, una lingua straniera e le
linee fondamentali delle principali letterature straniere; discipline
scientifiche: Matematica e Fisica, Scienze naturali, Geografia ed Igiene;
discipline pedagogiche: Storia della Filosofia, Pedagogia (e non solamente
Storia della Pedagogia), Psicologia e Didattica; e non ultime, ma anzi con
rilievo ben maggiore di quanto esse abbiano ora negli Istituti magistrali: la
Religione, il Disegno, la Storia dell’Arte, la Musica, la Storia della Musica,
il Canto e l’Educazione Fisica.». 5
È chiara nella proposta del Di
Stefano la necessità di valorizzare Didattica e Pedagogia, dove l’una dovrà essere
in stretta relazione con l’altra e dove, soprattutto, la Didattica deve
costituire la parte viva della formazione professionale di quanti sono stati
chiamati a svolgere il ruolo di maestri ed educatori.
Il Preside non si preoccupa solo
del Convegno, ma vuole la pubblicazione degli Atti della Giornata di Studi
perché restino come documento di fondamentale interesse nelle mani del
legislatore, degli operatori scolastici e di quanti hanno a cuore la sorte
della scuola italiana.
«È questa fatica del prof. Gianni
di Stefano - scriverà Trapani Nuova - un vero e proprio impegno di autentica
efficienza per una programmazione rivoluzionaria in una situazione oggi
incerta, ristagnante, appesantita da bagagli antifunzionali. E una lezione che
va assimilata, meditata, valutata con estrema attenzione. Un processo di
esperienza alla esperienza tradizionale».
E Filippo Cilluffo, riferendosi
alla Giornata di Studi sui Licei scriverà sul Trapani Sera: “A noi non
interessa qui riferire e tanto meno discutere le tesi emerse nel corso di
quella «Giornata», interessa solo sottolineare come gli esperimenti del
«Pascasino» non abbiano mai carattere empirico, ma conseguono ad una
consapevole problematica pedagogico-organizzativa la cui vivacità sorprende
piacevolmente in mezzo al tiepido conformismo in cui si adagiano tanti istituti
statali, i cui quadri dirigenti si esauriscono nell’ordine scrupoloso delle
pratiche e nel rispetto delle scadenze d’ufficio.
In tanto grigiore il Chirone
d’oro del «Pascasino» brilla come una fiaccola d’entusiasmo». 6
E’ stato Gianni di Stefano un precursore dei
tempi o uno studioso attento delle problematiche nuove e delle possibili e
positive soluzioni dei problemi inerenti alla riforma scolastica?
Preside dell’istituto Magistrale «Pascasino» di Marsala
Senza spirito organizzativo,
senza amore e dedizione, la Scuola non può divenire palestra di vita. Una
efficace organizzazione, scriveva il Provveditore agli studi dr. Giuseppe
Purpi, rende possibile il graduale e costante svolgimento delle attività
direttive ed educative, che sono apprezzate se attingono alla viva fonte della
umiltà non disgiunta dalla fermezza e dal sacrificio. La Scuola, per il suo
carattere universale, deve rispondere alle esigenze spirituali, economiche e
sociali della umanità vivente e, pertanto, Dirigenti, Docenti, Famiglie,
Società devono operare con l’azione e con l’esempio educativo per il bene dei
Discenti anelanti di sapere e di amore. Entusiasmo e abnegazione degli
Educatori, continua il Provveditore agli Studi di Trapani, fede in Dio e
fiducia nelle loro proprie energie rendono la Scuola perenne faro di civiltà.
Chiamato dal Provveditore agli
Studi Purpi ad organizzare e presiedere nell’anno scolastico 1961-62 l’Istituto
Magistrale «Pascasino», appena statizzato7, il prof. Gianni di
Stefano, allora Ordinario di Lettere Italiane e Storia negli Istituti
Magistrali, cercò subito di realizzarvi, per quanto possibile, quella «Scuola
integrale o totale» tanto auspicata da coloro che credono nei valori della
cultura, nell’apporto della Scuola al rinnovamento della società in continua
evoluzione e alla sua azione per la formazione professionale degli allievi
maestri, chiamati per vocazione ad essere educatori e guide delle nuove
generazioni. Frutto di questa visione della Scuola e della volontà di
sperimentare quanto poteva essere effettivamente realizzato nel quadro delle
presenti strutture - scrive il Preside Gianni di Stefano, appena insediatosi
alla guida del «Pascasino» - è stata la decisione di integrare i normali corsi
scolastici con i Seminari, nei quali gli Allievi Maestri più volenterosi sono
stati adusati alla ricerca da Docenti che li hanno seguiti nelle loro
preferenze abituandoli al lavoro di gruppo e raccogliendoli per interessi a
prescindere dai corsi frequentati; è stata la decisione di organizzare i Colloqui: un ciclo di conferenze
volte a proporre agli Allievi... problemi e prospettive nuove per chiamarli a
quel colloquio che sta alla base di una società e di una cultura democratica; è
stato l’impegno particolarissimo per rendere realmente efficaci le
esercitazioni didattiche e quel tirocinio degli Allievi Maestri altrove troppo
spesso trascurato; è stata la decisione di organizzare, a conclusione dell’anno
scolastico, una mostra di disegni curati dagli Allievi per servire da sussidi
didattici alle lezioni destinate alla Scuola Primaria. Frutto di questa visione
totale della Scuola e della volontà di non esaurire i suoi compiti nelle ore
antimeridiane ma di operare a tempo pieno per un’attività più incisiva,
efficace ed organica a beneficio della comunità educanda c’è l’impegno del Preside
nel promuovere ed incoraggiare la Schola Cantorum, il Gruppo Sportivo, le
esercitazioni e tutte quelle attività comunemente definite «parascolastiche». In
queste linee programmatiche della sua azione dirigenziale c’è tutta la
concezione didattico-pedagogica del Di Stefano, resa operante a livello di
Istituto Magistrale con la piena collaborazione della classe docente per una
adeguata formazione degli Allievi Maestri, sempre memore che la Scuola è una
realtà dinamica che vive e sviluppa le sue potenzialità in favore di quanti nel
suo ambito vivono, lavorano e progrediscono. Egli dimostra di conoscere il suo
compito, che è quello di elevare sino al possibile l’efficienza educativa della
Scuola attraverso un’attività di propulsione, di coordinamento e di
supervisione dell’attività educativa e didattica dei suoi docenti. E questi tre
momenti sintetizzano tutta la sua opera di preside, di educatore e di
funzionario dello Stato.
«Il Preside Gianni di Stefano -
scrive il Trapani Sera - ha dato impulso ad ogni iniziativa che potesse
contribuire alla integrale formazione dei futuri maestri. Ritenendo che
l’Istituto Magistrale, se partecipa del carattere peculiare della «licealità»
che è di ogni scuola umanistica, intesa cioè a formare l’uomo, è certamente
anche una scuola professionale nella quale si affina la vocazione ad educare e
s’insegnano l’arte e la tecnica dell’insegnamento, volle abituare gli allievi a
coltivare rapporti quanto più ampi e cordiali possibili con il mondo
dell’infanzia nel quale essi più tardi eserciteranno il loro magistero,
delicato e diffidile8».
Certo la vecchia struttura degli
Istituti Magistrali rivelava in quegli anni tutti i suoi limiti e manchevolezze per essere
una Scuola di avanguardia, protesa alle conquiste più avanzate della cultura e
della tecnica; appariva, già allora, la cenerentola delle scuole; la brutta
copia dei licei; la scuola di comodo per quanti cercavano solo un corso
accelerato per ritirarsi tosto con un diploma «di arrivo»; la scuola dei meno
idonei.
La contestazione più efficace a
questo stato di cose è sempre quella che si attua realizzando qualcosa di nuovo
e di valido. In questo tipo di contestazione si distinse il «Pascasino» di
Marsala sotto la guida del preside Gianni di Stefano, che, consapevole di
queste gravi realtà, sin dall’anno scolastico 1961-62, primo anno della
statizzazione di questo Istituto Magistrale, compatibilmente con i freni
esercitati dai problemi della società e della Scuola, ha portato avanti tutte
quelle innovazioni che hanno permesso a questa Scuola di svolgere un ruolo
«vivo, disciplinato, efficiente, democratico» -
«Il Pascasino, ha scritto Rocco
Fodale, ha proceduto, di conseguenza, sulle seguenti linee maestre, che non è
difficile desumere dai suoi atti, dal suo Annuario ed anche dalla stampa: 1) formazione della coscienza nazionale, come
lievito insostituibile della vita di un popolo civile;
2) formazione integrale di
persone libere, coscienti della propria dignità e dei propri doveri, sia sotto
il profilo morale che sotto quello sociale;
3) formazione della coscienza europea, come
acquisizione dell’idea-chiave che l’Europa non è una espressione geografica ma
una prodigiosa realtà, naturalmente dinamica, che può dare, fra l’altro, al
mondo un sapiente contributo di equilibrio e una profonda garanzia di pace;
4) formazione della coscienza professionale e
della capacità di esercitare il compito dell’educatore, senza le quali
l’attività del maestro si riduce a mestiere o a improvvisazione;
5) disciplina fondata principalmente sul metodo della prevenzione e
tendente a tradursi in autodisciplina». 9
A ragione, dopo tredici anni di
presidenza al Pascasino, svolti all’insegna del servizio, come professionalità dignitosa e non curante dei
sacrifici di ogni sorta, il Di Stefano chiamava questo istituto: «il mio
magistrale», perché in esso egli aveva profusamente versato un contributo non
indifferente di sacrifici e di instancabile operosità e da esso aveva ricavato
gioie e speranze: la gioia del dare, del realizzare e del formare e la speranza
di non avere seminato invano ma che il buon seme avrebbe certamente dato, a suo
tempo, frutti copiosi nel campo dell’attività educanda. Questi anni di
presidenza segnano un traguardo non indifferente nella dinamica di storico ed
operatore culturale. I tredici Annuari, che recano la sua firma, costituiscono
una fonte di notizie storiche sull’attività didattica di un Istituto
d’avanguardia,e sono altresì una raccolta di saggi storici e di componimenti
letterari dove docenti universitari, come Gaetano Falzone, Salvatore Massimo
Gangi, Romualdo Giuffrida ed altri validissimi cattedratici e non, sono stati
lieti di collaborare con il Di Stefano, come in un cenacolo culturale di
elevata risonanza. In questi volumi il Di Stefano ha esordito con altrettanti saggi
storico-critici. Nel terzo Annuario è presente con un lavoro sul “Risorgimento
Siciliano”, dove con brevi pennellate evidenzia lo stato di malumore degli
isolani per essere stati traditi nelle loro aspettative da una politica
accentratrice e livellatrice, estranea alle tradizioni più antiche dei nostri
popoli. Il Risorgimento al quale il popolo siciliano dal 1812 al 1947 ha
creduto ed ha contribuito con il suo forte contributo di sangue e di vite umane
è quel processo risorgimentale, che porta alla libertà politica, al progresso e
al benessere sociale: il Risorgimento che il popolo siciliano intende fermare
nella memoria, con le sue luci e le sue ombre, per attingere ad esso fiducia e
volontà realizzatrice di tempi migliori per giustizia e libertà. Con il saggio
su Pascasino di Lilibeo: “Un Vescovo siciliano al Concilio di Calcedonia” (
Annuario n. 4 ) il Di Stefano ha voluto celebrare un figlio di Marsala, a cui
era stato dedicato l’Istituto Magistrale, che Rocco Pirri lodò per “la santità
della sua vita e per gli studi”, il Mongitore disse: “Insigne per cultura e
degno del massimo rispetto non solo per il sapere , ma anche per la condotta
illibata”, lo storico Lancia di Brolo considerò “l’uomo più illustre che la
Chiesa di Sicilia ebbe nel quinto secolo”, il Pace disse “versatissimo nelle
materie religiose ed astronomiche” e che Marsala, erede dell’antico Lilibeo,
onora tra i suoi figli migliori. Nell’ottavo Annuario il Di Stefano si cimenta
sul tema: “Mazara inclita urbs”, un saggio storico sulla sua città nativa,
tanto amata dallo stesso, anche se, come il Poeta sacro per la sua Firenze,
egli era ben consapevole che la sua città gli avrebbe riservato solo amarezze.
Nel lungo saggio, dopo un breve excursus sulla Sicilia occidentale in epoca
greco-romana, si sofferma sulla Mazara musulmana e normanna evidenziando i
diplomi ruggeriani e quanto riferiscono le regie visite. Con orgoglio riporta
le descrizioni della città desunte da quanti viaggiatori solitari o scrittori
locali riferirono su di essa per concludere: “Ora Mazara… nel clima della
rinnovata autonomia dell’Isola, fervida di traffici, di industrie,di opere e di
propositi… può a buon diritto ripetere: di non essere ultimo in tutto ciò che
onore il nome siciliano”.
E la Scuola volle dare al suo
Preside il meritato riconoscimento conferendogli l’11 giugno 1971 la Medaglia
d’onore del Pascasino con la seguente motivazione: «Il Collegio dei professori
nel decimo anno della statizzazione dell’Istituto magistrale «Pascasino»,
considerato che il prof. Gianni di Stefano, in tutti questi anni, è stato guida
capace e sicura dell’istituto; considerato che in questo anno scolastico egli
ha compiuto i cinque lustri di laurea e di fecondo magistero; volendo offrire
al Preside, al Collega, all’Amico un segno tangibile di apprezzamento per la
sua dedizione alla Scuola, alla quale ha saputo dare, con la sua passione di
educatore, un volto ed un’anima singolari, di cui negli Annuari rimane patente
documentazione e nelle «Giornate della Bandiera» nobile ed esaltante testimonianza;
visto l’art. 5 del Regolamento della
Medaglia d’onore del «Pascasino», approvato dal Collegio il 27 Ottobre 1967,
delibera di conferire al comm. prof. Gianni di Stefano, Preside dell’istituto,
la Medaglia d’onore del «Pascasino». 10
Preside del Liceo-Ginnasio «Gian Giacomo Adria» di Mazara del Vallo
«La Scuola classica, formatrice
di coscienze e di intelletti, addita ai giovani la via dello spirito e li
invita a percorrerla fieramente, con una fede che li illumini ed una speranza
che li accompagni: la fede in Dio e nella Patria.., la speranza di esserle
utile e contribuire alla sua vita, vivendo operosamente la nostra11»,
così il preside Giuseppe Napoli nella manifestazione celebrativa del centenario
del «Gian Giacomo Adria». Le parole del Napoli mentre ci danno la dimensione
vera della Scuola classica in una visione esaltante, trovano eco nell’orazione
del prof. Nino Sammartano che magistralmente sintetizza le finalità proprie
della Scuola: «Il fine della scuola è quello di educare. Ed educare vuol
dire soprattutto formare l’uomo, perché uomini non si nasce, ma si diventa. E
noi uomini ci facciamo attraverso un lungo misterioso processo. L’uomo è uomo
quando è in grado di giudicare il mondo, la vita; quando ha in sé, costruisce
in sé, attraverso i dati di quella che chiamiamo cultura, i poteri della
razionalità e si fa in grado di sapere quali siano le finalità dell’essere
uomo, quali i suoi rapporti con gli altri, con la società, con lo Stato, con
Dio ». 12
Trasferito il Di Stefano il1°
ottobre 1974 nel Liceo classico di Mazara,il suo arrivo a Mazara fu salutato
con compiacimento dalla comunità scolastica sia perché la presidenza veniva
occupata da un operatore culturale di notevole spessore, sia perché il Preside
Di Stefano era, già, una persona assai nota e stimata nell’ambito della scuola
e veniva a continuare la serie dei Presidi, che tanto onorevolmente avevano
guidato questo Istituto per preparazione culturale, capacità dirigenziali e
talento organizzativo. 13
Della comunità scolastica il preside è l’anima
e la sua azione è destinata in ogni modo
a segnare una scia incancellabile; a lui, infatti, “…spetta promuovere e coordinare, nel rispetto della libertà
d’insegnamento, insieme con il collegio dei docenti, le attività didattiche, di
sperimentazione e di aggiornamento nell’ambito dell’Istituto; adottare o
proporre, nell’ambito della propria competenza, i provvedimenti resi necessari
da inadempienze o carenze del personale docente e non docente…” (art. 3 dei
Decreti Delegati - La funzione direttiva).
Se la Scuola ha finalità proprie
dove il compito educativo rimane quello di guidare e assistere ciascun allievo
perché attraverso le informazioni culturali delle varie discipline consegua
un’armonica formazione della sua personalità e ogni vero educatore deve
agevolare con la sua azione diligente ed intelligente il processo di
autorealizzazione di ogni allievo, è pur vero che in questo quadro di
formazione integrale influisce in maniera non secondaria l’azione del Preside
nella sua duplice veste di funzionario dello Stato, al quale soprattutto
interessa la formazione socio-culturale dei suoi cittadini, e di guida
responsabile per il raggiungimento delle mete educative proprie di ogni singola
comunità educanda.
« Ritorno in questa mia città
natale, scriveva in quei giorni, per assumere la presidenza del Liceo classico
«Gian Giacomo Adria» del quale sono stato allievo nella mia giovinezza. Nel mio
lavoro di educatore, sono certo che non mi mancherà la cordiale collaborazione
della Civica Amministrazione, delle Autorità, dei Colleghi, dei Dirigenti e
dei Docenti delle Scuole cittadine, ai quali rivolgo il mio saluto. Un saluto
cordiale rivolgo ai Genitori degli Allievi ed ai cari Allievi. Nel particolare
momento che la Scuola, tesa al suo rinnovamento, attraversa, chiedo per il
«Gian Giacomo Adria» la collaborazione di quanti vi operano o sono come
cittadini, come genitori, come allievi interessati alla sua più efficiente ed
incisiva azione educativa. Sono certo che questa collaborazione non mi verrà
meno, come non mi mancherà la simpatia degli ex Allievi del «Gian Giacomo
Adria» che - oso sperare - vorranno unirsi a me per esaltarne l’antico
prestigio, nel comune ricordo dei cari e venerati Maestri ai quali ancora va la
nostra devota riconoscenza».
I quindici anni della sua
presidenza nel Liceo mazarese furono impiegati a potenziare l’entusiasmo dei
docenti, perché con responsabile professionalità ciascuno assolvesse il ruolo
di educatore, nell’additare ai giovani allievi gli ideali di giustizia, di onestà
e di servizio, nel testimoniare «con voce alta e forte» la sua incrollabile
fede nei valori religiosi professati dalla Chiesa Cattolica, il suo amore verso
le istituzioni della Patria e, infine, nell’inculcare a tutta la comunità scolastica
che ai diritti sono intimamente connessi i doveri, e che non si può essere
gentiluomini quando si pretendono i diritti e si calpestano i doveri. La storia
è maestra di vita, dicevano gli antichi, ma lo storico è spinto allo studio del
passato con gli occhi rivolti al presente. Ben si avvide di ciò Di Stefano, già ordinario di Lettere italiane
e Storia, ed affermato operatore culturale di Storia Patria. Preside ormai dell’Istituto
più glorioso di Mazara (città marinara per vocazione e particolarmente
collegata al mondo arabo dal canale di Sicilia, luogo di incontro della civiltà
cristiana con il mondo islamico), intravide nel dialogo culturale con i popoli
islamici le premesse per un discorso più organico e qualificato tra le autorità
politiche ed economiche del nostro paese e prospettive nuove per i giovani
mazaresi, che con spirito di intraprendenza guardano al futuro dell’economia
cittadina ed isolana. Bisognava dare alla città una spinta forte per diventare
punto di riferimento per una cultura nuova che affratellasse popoli diversi ma
uniti da interessi comuni.
Nasceva, così, nel Liceo mazarese,
per determinazione del Consiglio d’Istituto (ma ispiratore, promotore e
realizzatore in prima persona il suo Preside), il «Corso di Lingua araba e
civiltà islamica», intitolato all’Imam al-Màzari, il mazarese più illustre del
XII secolo. 14
Se l’Istituto magistrale è
chiamato per vocazione a formare gli allievi maestri, il Di Stefano sa bene che
un Liceo classico deve contribuire a formare la cultura del paese e preparare la
futura classe dirigente e uomini qualificati per una società in continua
ascesa.
Le motivazioni ufficiali, che ha
spinto la Scuola ad istituire il Corso
di lingua araba sono state diverse, ma le ragioni sono innanzitutto storiche,
scriverà il Preside15, «i legami che uniscono Mazara al mondo
arabo-islamico sono antichi. A Mazara sbarcarono gli Arabi passando in Sicilia.
Mazara con gli Arabi conobbe allora la sua stagione, forse, più felice, se già
al tempo dei Normanni I’Idrisi, il maggior geografo dell’età di mezzo, la vide ancora opulenta e poté dirla «splendida». Ma
non sono soltanto questi i motivi che , il 5 dicembre 1975, hanno persuaso il
Collegio dei Professori del Liceo-Ginnasio «Gian Giacomo Adria» a dare
all’unanimità il proprio parere favorevole alla proposta del Preside ed il
Consiglio d’Istituto a deliberare, nella sua seduta del 12 dicembre,
all’unanimità l’istituzione del Corso. Vi è anche il fatto che i tempi erano
ormai maturi perché, nel contesto di una Scuola che voglia veramente servire la
comunità in cui opera, alle lingue straniere tradizionalmente studiate nelle
scuole secondarie italiane si affiancassero altre lingue e, qui da noi, l’Arabo. Non perché
la Sicilia, ha evidenziato il Preside, voglia voltare le spalle all’Europa, il che
sarebbe assurdo, ma perché la Sicilia intende essere, nell’ambito della nazione
italiana, della quale è parte, e della comunità europea «la terza sponda» di
questo Mediterraneo che è greco-romano e che è anche arabo».
Il Liceo classico divenne così il
centro di una rigogliosa attività culturale: il 26 gennaio 1978 il Consiglio
d’Istituto, su proposta del Preside, delibera la pubblicazione dei “Quaderni
del Corso di lingua araba e civiltà islamica Al-Iman al-Mazari” e si avvale
della preziosa collaborazione del prof. Umberto Rizzitano, dell’Università di
Palermo, e della sua scuola. 16 Una delegazione, guidata dal Sindaco di
Monastir, visita in quello stesso anno il Liceo lasciando un messaggio alla
comunità scolastica”, mentre nel novembre 1979 il Congresso internazionale,
promosso dall’Istituto di studi orientali dell’Università di Palermo, sul tema:
«Presenza arabo-islamica nella cultura dell’Occidente» conclude i suoi lavori
nell’aula magna del nostro Liceo. 17
Quando il 10 febbraio 1983 sostano a Mazara,
ospiti del Sindaco della Città, un gruppo di docenti della facoltà di lettere e
filosofia dell’Università di Cordova e il preside Di Stefano offre agli ospiti
i «Quaderni del Corso Al-Imam al-Màzari», particolare interesse suscita nei
professori spagnoli il volume di Maria Teresa Mascari “Al Mùtamid, un principe
poeta della Spagna musulmana”. Uno di essi, il medievalista Emilio Cabrera
Munoz, commenta: «mai avremmo immaginato di trovare qui il nostro principe
poeta e di vedere il suo canzoniere tradotto in italiano e pubblicato da un
Liceo siciliano».
Nel decennale della istituzione
del Corso, il Consiglio d’Istituto ha voluto murare una lapide commemorativa nel Palazzo del Collegio, sede storica
del «Gian Giacomo Adria», esempio e sprone per un futuro più radioso e ricolmo
di sempre più audaci prospettive. 18
La presidenza di. Gianni di
Stefano si chiude con l’anno scolastico 1988-89: in questi 15 anni il Corso di
lingua araba e civiltà islamica raggiunse il suo quattordicesimo anno di vita e
della Collana dei «Quaderni del Corso Al-Iman al-Mazari, sono stati pubblicati ventuno
«Quaderni», ma nello stesso arco di tempo sono stati anche realizzati ben cinque
volumi di Annali del Liceo «Gian Giacomo Adria»19.
Attività assai feconda per un
uomo che alla scuola e alla cultura consacrò il meglio della sua vita e alla
sua città natale riservò uno spazio che contribuì in maniera non indifferente a
renderla centro e oasi di cultura mediterranea, sede naturale di incontro e
dialogo tra il mondo islamico e mondo cristiano.
I cinque volumi di “Annali del G.
G. Adria” sono altrettanto tesori, che custodiscono saggi di cultura storica e
letteraria, prodotti da docenti cattedratici e da studiosi locali che,
invitati, non indugiarono a dare la propria disponibilità al Di Stefano e il
loro contributo alla cultura. Il Di Stefano riservando per sé uno spazio,
esordì nel primo volume con il saggio: “Il Parlamento di Mazara nel 1097, tema
assai discusso tra gli studiosi perché l’unica fonte è una pergamena
agrigentina del XII secolo, conservata nell’Archivio Capitolare di quella
città. Nel saggio si evince l’entusiasmo dell’autore che può finalmente
scrivere della sua città evidenziando pagine ricolme di gloria e di splendore.
Nei successivi Annali, il Di Stefano storico cede il passa al poeta: la
produzione è copiosa ed affonda le radici nell’immediato dopoguerra. Tra le
opera poetiche si ricordano: 1) Il cipresso alla riva (anno 1947), 2) Le
consolazioni ( anno 1951 ), 3) Io navigo ancora ( anno 1969 ), 4) Sinfonia
Mediterranea ( anno 1982 ), 5) Tempo della memoria ( anno 1982 ).
Vir bonus dicendi peritus
La Scuola svolge un compito specificatamente educativo; essa mira
a formare il «vir bonus dicendi peritus», come si esprime Quintiliano facendo
eco agli insegnamenti di Marco Catone.
La bontà è la virtù del saggio, ma essa non deve essere confusa con
la dabbenaggine né con la prepotenza, che ne costituiscono gli estremi opposti.
La bontà consiste in quel giusto mezzo che permette all’uomo di vivere secondo
ragione ed estrinsecare la ricchezza di vita posta in ciascun essere umano
«In medio consistit virtus» era
stato il programma dell’umanista mazarese Gian Giacomo Adda, che dal grande
stagirita aveva appreso il concetto di virtù come la medietà tra l’eccesso e il
difetto. Il programma dell’Adria divenne la norma del Di Stefano la cui azione
educativa fu volta a sensibilizzare i docenti perché agissero con
professionalità, gli allievi perché imparassero ad amare e rispettare la
scuola: due momenti convergenti per un’azione formativa valida a coinvolgere
l’intera comunità.
I punti cardini di tale momento
educativo vanno dall’esigenza del decoro personale e della puntualità
all’espletamento dei propri doveri, al rispetto dell’uomo, qualunque sia il suo
ruolo nell’ambito della scuola.
Incaricato di presiedere
l’Istituto magistrale «Pascasino», appena statizzato, fu fiero di seminare dove
altri ancora non avevano arato.
Il ventuno settembre 1961, prima
ancora che cominciasse a funzionare l’Istituto magistrale statale, presenta un
suo pro-memoria alla civica Amministrazione per evidenziare la urgente
necessità di una sede adeguata al nuovo istituto e di esso ne mette in risalto
le indispensabili caratteristiche: aule per l’insegnamento normale, aule per
l’insegnamento speciale, giardino di infanzia, palestra con campo sportivo
annesso, alloggio per il custode, riscaldamento. Compito proprio dell’Istituto
magistrale è preparare i futuri maestri, e questi sono chiamati ad essere guide
responsabili ed attente: da qui la necessità della sintonia tra ambiente
esterno ed azione educativa e formativa della scuola.
In questa ottica si inseriscono
le disposizioni, che il Consiglio dei docenti fa proprie all’unanimità, di dare
una uniforme alle allieve dei vari corsi, una uniforme sportiva per le
esercitazioni dell’educazione fisica, nonché la formulazione di norme
disciplinari che regolino la vita interna dell’istituto.
L’autodisciplina, caratteristica
della scuola moderna, scrive il preside, deve imperniare tutta l’opera
educativa, e la didattica di ciascun docente deve essere vera maieutica
applicata non solo alla ricerca della verità ma all’azione che questa verità
deve esprimere. Insegnamento come formazione dell’animo del giovane e non solo
istruzione: «importa che i giovani imparino a vivere secondo la dignità di
uomini e perciò ad essere impegnati e seri, leali ed onesti e questo
impareranno dai loro studi che debbono essere veramente studia humanitatis,
formativi, cioè, di una umanità completa. Perciò i professori curino nei
giovani, insieme al comportamento, anche l’aspetto esteriore affinché essi
siano sobri insieme ed eleganti, gai e pieni di dignità, secondo quell’ideale
classico che richiede non solo l’armonia dell’animo ma quella dell’uomo in ogni
suo atteggiamento20.
Le esercitazioni didattiche divenero
nel magistrale «Pascasino» oggetto di cure particolari da parte del Gruppo
pedagogico, presieduto sempre dal Capo d’Istituto, e si effettuarono visite a
classi di minorati sensoriali e psichici.
L’educazione musicale costituì in
questo contesto una delle discipline fondamentali: la musica affina lo spirito,
ingentilisce l’animo, educa ai più nobili sentimenti. La «Schola cantorum» del
Pascasino, costituita da più di cinquanta elementi e diretta dal maestro Aldo
Magnato, tenne concerti vocali nell’Auditorium Sant’Agostino di Trapani, nel
salone d’onore del Palazzo Vescovile di Mazara del Vallo, nell’Aula magna
dell’Istituto tecnico agrario di Marsala ed al circolo «Luigi Pirandello» di
Castelvetrano.
«Concerti, si legge nelle cronache
dell’Istituto, di successo, concerti che tutta la stampa locale ha elogiato con
particolare risalto, sia a motivo della indiscussa validità delle esecuzioni
che per il numero e la qualità del pubblico presente, sempre ed ovunque
numerosissimo». 21
Trasferito a Mazara del Vallo,
nel Liceo-Ginnasio, scuola con finalità diversa da quella di un Magistrale, le
attività parascolastiche ed interscolastiche mutarono perché esse sono mirate
alla formazione del futuro professionista; da qui il sorgere di attività prettamente
culturali: conferenze e dibattiti dove si alternano i docenti universitari
(Giorgio Santangelo, Umberto Rizzitano, Massimo Gangi, Francesco Giunta,
Romualdo Giuffrida, Gianni Nicoletti, Francesco Torre, Santi Correnti ed
altri), o validi esponenti della Chiesa e della cultura (il Vescovo Mons.
Costantino Trapani, Giuseppe Cottone, Francesco Luigi Oddo, Giovanni Gavina,
Salvatore Costanza... ), o
diplomatici come l’Ambasciatore Pier Quirino Tortorici e Prefetti come Gianfranco
Vitocolonna; sorsero gli incontri con vari professionisti per l’orientamento
degli allievi ed è un pullulare di iniziative dove la cultura non è fine a se
stessa ma è calata nella vita con lo scopo precipuo di formare il «vir bonus».
Dopo la semina, la stagione dei
frutti: e il Preside, per la prima volta nella storia del Liceo, poté con somma
gioia partecipare alla comunità scolastica il titolo onorifico di «Alfiere del
Lavoro» conferito ad Antonella Bianco, allieva del Liceo, che era risultata la
prima classificata dei venticinque Alfieri del Lavoro, selezionati sugli altri
centocinquanta studenti segnalati dai Presidi degli istituti secondari
superiori d’Italia. «Mi auguro, scrive in quei giorni il Preside, che il suo
esempio, vanto per l’istituto, possa essere seguito da altri allievi del nostro
Istituto». E le speranze non sono andate deluse: nel 1980 fu proclamata
«Alfiere del Lavoro» Mirella Alestra; nel 1988 il titolo di «Alfiere del
Lavoro» fu tributato a Quintino Lombardo. Il Provveditore agli Studi, Giuseppe
Scinaldi, che ebbe l’occasione di partecipare a Roma alla cerimonia della
premiazione degli Alfieri del Lavoro, unitamente ai genitori dell’allieva
Antonella Bianco, ebbe a scrivere in quei giorni al Preside: «... E evidente
che il rendimento scolastico della sig.na Bianco non è solo frutto delle
capacità e delle doti naturali della stessa, ma anche il risultato di un metodo
di studio e di un impegno professionale che onora la Scuola e i docenti
che l’hanno avuta come alunna. Per questo sento il dovere di rivolgere a Lei i
più vivi rallegramenti e ai suoi docenti un caldo elogio per questa
testimonianza di una tradizione di serietà di studi che onora non solo il suo
istituto ma tutta la Scuola della Provincia di Trapani». 22
Si raccoglie quanto si è
seminato, e il Preside Gianni di Stefano ancora una volta poté partecipare al
Collegio dei Docenti e agli allievi che il premio «Dante Alighieri» per l’anno
scolastico 1977.78 all’unanimità è stato conferito dalla Commissione
giudicatrice al giovane Giuseppe Pipitone «per la brillante media finale sempre
riportata nel corso degli anni di studio».
Come a Marsala, anche nel
Liceo.Ginnasio mazarese il Preside Gianni di Stefano volle istituire la
Medaglia d’onore, premio per gli allievi «che siano stati educati nell’Istituto
e si siano distinti per lodevole condotta e profitto».
Educare ad essere «vir bonus»
veri gentiluomini e gentildonne in una società che mostra le sue profonde
carenze, uomini e donne culturalmente preparati e professionalmente validi:
questa è l’azione educativa cui si ispira la presidenza del Di Stefano. Il
senso di responsabilità non è fine a se stesso ma ha sempre anche una
dimensione sociale; quando, poi, rasenta l’eroismo, si rimane profondamente
commossi e l’azione educativa si esalta e si illumina di vero fulgore.
L’eroismo dei due allievi maestri
del «Pascasino» Nino Messina e Carmelo Orlando, periti il 1° maggio del 1964
nelle acque dello Stagnone con altri giovani, nel generoso tentativo di
soccorrere i compagni di sventura, ha commosso l’intera Nazione. Il Preside con
un ordine del giorno addita ai giovani il loro fulgido esempio:«Voi che li
avete avuti compagni di scuola e che ne conoscevate la grande lealtà, la bontà
rara, l’integrità morale, la profonda carità, voi, forse, più che altri capite
perché hanno saputo morire. Custodite perciò nei vostri cuori la memoria di
questi giovani generosi, siate, in ogni tempo, degni del loro sacrificio e che
il ricordo della loro giovinezza pura e forte e della loro morte vi accompagni
per tutta la vita».
Una lapide murata nell’Istituto,
ne ricorda l’atto di generoso altruismo e di fraterna carità23.
Perché l’azione educativa
sortisca effetti concreti, tutto nella scuola deve essere in sintonia. Il
Preside ne è perfettamente convinto e
la sua preoccupazione è rivolta all’edilizia scolastica, che deve avere
caratteristiche consone all’attività educativa che in essa dovrà svolgersi: da
qui la funzionalità dell’organismo, l’essenzialità dell’espressione
architettonica, la realizzazione della maggiore accoglienza e salubrità degli
ambienti, l’arredamento confortevole.
Appena incaricato della
presidenza dell’istituto magistrale, fu sua premura focalizzare il problema di
una sede dignitosa: nel 1963 era già pronto il progetto Romeo, che non fu
realizzato: la richiesta del Preside muoveva dalla speranza di avere per il
«Pascasino» una sede funzionale e per molti aspetti una «sede nuova» per le
nuove esigenze di una scuola proiettata verso l’avvenire. Dopo il terremoto del
1968 il preside ottenne la realizzazione di altro progetto che seguì giorno
dopo giorno, anche se non ne vide il compimento essendo stato nel frattempo
trasferito, a sua domanda, al Liceo classico di Mazara del Vallo.
A Mazara, si adoperò perché il
Palazzo del Collegio, sede storica dell’Istituto, fosse reso accogliente e
rispondente alle esigenze di una scuola moderna. Sorse l’aula magna per le
iniziative culturali; vennero riscaldate
le aule e gli ambienti destinati alle attività didattiche.
Il sisma del 7 giugno 1981, che
interessò, soprattutto, il centro storico della città, rese inagibile il
Palazzo del Collegio e il Liceo.Ginnasio venne temporaneamente ospitato nei
locali della Scuola media «Giuseppe Boscarino». Nell’aprile del 1982 il Liceo
si trasferì in due prefabbricati, donati dall’Ente nazionale idrocarburi e
sistemati nel «campus» di pertinenza della stessa scuola media.Sistemazione
provvisoria che vide l’instancabile Preside adoprarsi perché i lavori di
consolidamento e di restauro del Palazzo del Collegio si realizzassero in tempi
brevi onde riprendere l’attività didattica nella sua sede naturale.
Le speranze non andarono deluse e
i sacrifici non indifferenti vennero premiati. L’anno scolastico 1986-87
registrò il ritorno della scuola nella sua sede storica restaurata con
soddisfazione degli allievi e dei docenti, premio alla sagacia, all’industria e
alla fede di un uomo che ha sempre preposto l’interesse pubblico al privato, ha
amato le istituzioni pubbliche con schiettezza e lealtà, ha servito la cultura,
maestra del vivete civile.
Questa lapide murata nel Palazzo
del Collegio ricorda il ritorno del «Gian Giacomo Adda» alla sua sede storica:
NUNC DEMUM HUC
REDIMUS
ET HIC MANEBIMUS OPTIME
COSTRETTI DAL SISMA
DEL 7 GIUGNO 1981
PER CINQUE
LUNGHISSIMI ANNI
NEI DISAGI DI UN
ESILIO
CHE NON FRUSTRO’ LA VOCAZIONE
E L’IMPEGNO
DEL LICEO GINNASIO
MAZARESE
AL SERVIZIO DELLA CITTA’
E DELLA CULTURA
SIAMO RITORNATI ALLA
NOSTRA ANTICA SEDE
RESTITUITA ALLA SUA
PRISTINA DIGNITA’
DALLA VOLONTA’
CONCORDE DELLA CIVICA AMMINISTRAZIONE
CON LO STESSO SPIRITO
DI SERVIZIO
DI IERI E DI SEMPRE
29 SETTEMBRE 1986
Formazione civile
iL 27 dicembre 1985 un comunicato
di Palazzo Chigi annunziava il disegno di legge che istituiva la festa
dell’indipendenza nazionale, giornata «dedicata in tutte le città e in tutti i comuni
italiani alla celebrazione dei martiri e dei caduti dai primi moti
indipendentistici pre-risorgimentali al compimento dell’unità nazionale e alla
lotta di liberazione e che hanno concorso in modo decisivo alla formazione
della coscienza nazionale ed unitaria dello Stato».
La notizia scatenò molte
polemiche: a parte l’opportunità o meno della nuova festa, mentre il Governò
aveva scelto il dodici maggio per la “festa del tricolore”, data dell’adozione
ufficiale della bandiera da parte della Repubblica Cispadana, avvenuta il
dodici maggio del 1798, insorse la città di Reggio Emilia che rivendicava di
essere stata la prima città ad adottare il tricolore il 7 gennaio 1797. Se è vero
che la polemica denota un certo interesse e soprattutto il bisogno del ripristino
di alcuni ideali, è sempre vero che la bandiera rimane il simbolo della Patria,
di un ideale, dell’insieme di quelle istituzioni che ricordano all’uomo la sua
dimensione sociale e lo fanno cittadino di uno Stato e parte integrante e viva
di una società indispensabile al singolo per realizzare la dimensione
dell’essere sull’avere. Consapevole del valore educativo della «Bandiera», ieri
come oggi il «Tricolore» occupa nella Scuola, palestra di formazione umana e
culturale, il posto di onore e la sua presenza è indice di sensibilità di
animo, rispetto delle istituzioni, amore verso quanti attorno ad essa si
sentono una famiglia, un popolo, una nazione.
La «Giornata della Bandiera», già
sin dall’anno scolastico 1961.62 era stata per il Preside Gianni di Stefano la
festa dell’Istituto magistrale «Pascasino» ed attorno ad un grande tricolore,
portato con decoro e rispetto da sei allievi maestri in tuta sportiva, ogni
anno sostava l’intera scolaresca mentre la tromba del 60° Reggimento Fanteria
«Calabria» di Trapani squillava i segnali prescritti e gli altoparlanti effondevano
le note dell’inno nazionale.
«In questo giorno dedicato al Tricolore,
scriveva il Preside ai suoi allievi nella festa della Bandiera, riceverete la
bandiera che custodirete nelle vostre aule. Essa sarà posta accanto alla
cattedra perché testimoni che la Scuola ha il dovere di educarvi e fare di voi
dei cittadini leali di una nazione democratica, consapevoli di appartenere ad
un popolo di antica civiltà che aspira a vivere, a lavorare, a progredire in
pace con gli altri popoli, ma anche perché vi accompagni nel quotidiano lavoro
il costante ammonimento a sempre meglio operare nell’assolvimento del vostro
dovere di cittadini. Che questo tricolore, con l’eloquenza dei simboli, parli
ogni giorno alle vostre menti ed ai vostri cuori e che il suo insegnamento ci
aiuti a fare di voi, come fermamente vogliamo, dei buoni cittadini, perchè un
giorno possiate essere educatori di cittadini coscienti e responsabili24.
Gli Annuari del Pascasino con
ricchezza di particolari e dovizia di documenti fotografici testimoniano i
momenti salienti di una festa che ha visto nei tredici anni di presidenza di
Gianni di Stefano, a guida dell’Istituto magistrale, riuniti attorno al
tricolore le più alte autorità della provincia, parlamentari di opposti partiti
politici, ministri ed assessori regionali, allievi ed ex allievi, tutti sostare
riverenti davanti all’emblema della Patria.
Nel lasciare il Pascasino per
Mazara, negli anni in cui le maggiori speranze degli italiani si appuntavano
sul Parlamento europeo, Egli scriveva ai suoi allievi: “ .. .se nuovi ideali di
fratellanza universale ci seducono, con disperata speranza, se l’ideale di una
patria più grande: l’Europa, ci arride, l’Italia rimane pur sempre la nostra
terra natia, la terna dei nostri padri: la Patria da amare e da servire con
dedizione assoluta”. 25
Quando, poi, la stessa patria venne
colpita nelle sue istituzioni con il barbaro assassinio dello statista on. Aldo
Moro, tragico epilogo dell’eccidio perpetrato dalle brigate rosse il 16 marzo
1978, il Preside si levò a condannare con termini inequivocabili quanti in nome
di una aberrante ideologia avevano tentato di minare le basi della Repubblica
e, condannando l’infame delitto che si è aggiunto alla catena atroce di
violenze, ferimenti, uccisioni che da troppo tempo insanguinavano l’Italia,
indignato scrisse alla comunità scolastica:«La condanna della violenza,
l’esecrazione per gli assassini, la solidale pietà per le vittime ci confermino
nella fermissima volontà di compiere tutto il nostro dovere perché alla Patria
siano risparmiati altri lutti e serbate libere e civili istituzioni ».27
Lo stesso concetto ribadì con voce ferma nel
febbraio 1980 quando le mani omicide si levarono contro Vittorio Bachelet,
nobile figura di cattolico militante, già presidente nazionale dell’Azione
Cattolica. In quei giorni abbrunati dall’odio scatenato dai sovvertitori
dell’ordine, scrisse ai suoi allievi: «Il proditorio assassinio di Vittorio
Bachelet, consumato sulle scale dell’Università, qualche momento dopo che Egli
aveva concluso la sua ultima lezione, non solo colpisce l’Uomo buono e giusto,
ma colpisce la Scuola, le massime istituzioni dello Stato, noi tutti...
Servitore dello Stato, aveva portato nella sua carica di Vice-Presidente del
Consiglio Superiore della Magistratura il suo altissimo senso di giustizia e la
sua grande umanità. Per tutto questo è stato ucciso. La sua lezione di vita ci
sia di esempio27».
Il Preside intravide la necessità
ed urgenza di dare agli allievi un quadro reale della situazione storica in cui
viveva la nazione, consapevole che ogni senso di responsabilità si consolida
tramite la conoscenza della verità e l’amore di quei valori che costituiscono
il patrimonio di un popolo. In questa ottica si inserisce la presenza in quei
giorni di Pier Quirino Tortonici, ambasciatore d’Italia, nel Liceo-Ginnasio di
Mazara per trattare il tema:«La frontiera mediterranea». In un momento di crisi
interna per la nostra patria, una crisi ancora più acuta si intravide nel
Mediterraneo, divenuto un focolaio dal quale avrebbe potuto sprigionare da un
momento all’altro la tempesta dell’irreparabile. Nella frontiera del
Mediterraneo, infatti, che va dall’Atlantico
al Medio Oriente e alla sua propaggine del Golfo persico, in uno scenario
quanto mai irrequieto e mutevole «l’Italia, paese mediterraneo per eccellenza,
occupa una posizione avanzata di prima linea28».
Informare per formare, conoscere
per amare, additare i grandi valori per formare una autentica coscienza civica furono
le grandi mete della sua azione educativa: e in essa il Di Stefano ha sempre creduto
ed ha sperato che il suo esempio e le sue parole non cadessero invano.
«Preside formalista», lo additarono
quanti non hanno avuto la fortuna di conoscerlo o stargli vicino; non si resero
conto che la «forma» rende sempre più valida, accettabile e preziosa la
sostanza. L’abito, la signorilità, il decoro aiutano il momento educativo e
denotano sensibilità di animo e rispetto non solo verso se stessi ma,
soprattutto, verso gli altri, verso le istituzioni, verso la cosa pubblica. E
il Preside esortava i suoi docenti: meno filosofia se è il caso e più
educazione civica. Compito essenziale della Scuola è formare il cittadino,
l’uomo parte integrante ed essenziale dello Stato, il professionista
responsabile del proprio ruolo, il cittadino che crede nei valori della cosa
pubblica, che spera in una Patria migliore, che deve amare e servire questa
Italia, terra dei padri, per la quale le generazioni passate hanno sofferto,
sperato, e ove occorresse, hanno saputo morire.
«A egregie cose il forte animo
accendono l’urne dei forti», canta il Foscolo, e nella Scuola, palestra di
formazione civica, vennero additate con stima e rispetto le nobili figure, che
hanno onorato la Patria o con il sacrificio della propria vita o apportando un
notevole contributo alla cultura o alla vita civile. Mentre nel Pascasino erano
stati esaltati i due allievi Nino Messina e Carmelo Orlando ed eretta un’ara
dedicata ai caduti di tutte le guerre, nel Liceo di Mazara del Vallo, nel 1978
per deliberazione del Consiglio d’Istituto, promossa dal Preside, veniva murata
questa lapide per ricordare i dodici ex allievi del «Gian Giacomo Adria» caduti
per la Patria
DULCE ET DECORUM EST
PRO PATRIA MORI
VITO BONSIGNORE GUIDO
MATTANA EPIFANIO MATTANA
NICOLINO IPPOLITO
GIUSEPPE PATERA EPIFANIO BARRACO
GIUSEPPE GRASSA
ADOLFO LOMBARDO ETTORE DITTA
ANGELO ROMEO GIOVANNI
ROMANO FILIPPO CASTELLI
EDUCATI IN QUESTA
SCUOLA
DONARONO ALLA PATRIA
LA FIORENTE GIOVINEZZA
IL CONSIGLIO
D’ISTITUTO
Q. M. P.
A. D. MCMLXXVIII
e nel giugno del 1981 veniva
collocato il ritratto in bronzo dell’aviatore Giuseppe Grassa, con questa
epigrafe:
NEL NOME E NEL BRONZO
DELL’AVIATORE
GIUSEPPE GRASSA
CADUTO A BUSHIRE IN
TERRA IRANIANA
MENTRE TENTAVA IL
RAID ROMA TOKIO
L’ACCADEMIA
SELINIJNTINA
CHE DONO’ L’IMMAGINE
DELL’EROE
E QUESTA SCUOLA CHE
LO EBBE ALLIEVO
ONORANO ANCHE GLI
ALTRI AVIATORI MAZARESI
VINCENZO GIACALONE
PIETRO PATTI
NINO DI TRAPANI
GIOVANNI SFERLAZZO
GIOVANNI ED ENZO
ROMANO
CADUTI PER LA PATRIA
Nella ricorrenza del quinto
centenario della nascita dell’umanista mazarese Gian Giacomo Adria, il
Preside, che aveva scelto per il Liceo Ginnasio il motto dell’Adria: «In medio
consistit virtus» facendolo adottare dal Collegio dei Docenti il 28 gennaio
1975, promosse solenni celebrazioni «come ricupero culturale della (sua) opera
e testimonianza di quei valori civili che un Liceo Ginnasio deve coltivare e
trasmettere di generazione in generazione».
La cinquecentina dell’Adria «De
laudibus virtutis» venne ripubblicata nel suo testo latino e nella magistrale
traduzione italiana di Gianfranco Nuzzo. Venne coniata, inoltre, una medaglia
celebrativa in bronzo e nella sede storica della scuola, ancora in corso di
restauro, venne murata una lapide:
1485 - 1985
NEL QUINTO CENTENARIO
DELLA NASCITA
DELL’UMANISTA
MAZARESE
GIAN GIACOMO ADRIA
IL LICEO GINNASIO A
LUI INTITOLATO
FEDELE AI VALORI DI
UMANESIMO CRISTIANO
AI QUALI EGLI
INFORMO’ LA VITA E L’OPERA
AI CONCITTADINI NE RICORDA L’ESEMPIO
A. D. MCMLXXXV
Il Collegio dei Docenti del Liceo
«Gian Giacomo Adria» nell’anno del quinto centenario dalla nascita
dell’umanista mazarese, riunito in seduta straordinaria il 9 settembre 1985, a
voti unanimi, ha deliberato di conferire al Preside Gianni di Stefano la
Medaglia d’onore con la seguente motivazione:
«Ex allievo del «Gian Giacomo
Adria», che dal 1° ottobre 1974 presiede con indiscusso prestigio,
profondendovi le sue grandi doti di mente e di cuore, ha fatto del Liceo
Ginnasio mazarese il polo culturale della Città e vi ha promosso e vi dirige il
Corso di lingua araba e civiltà islamica «Al-Imam al Mazari», i «Quaderni» di
cultura arabo-islamica, gli «Annali». Nel quinto centenario della nascita
dell’umanista mazarese, al quale la scuola è intitolata, ne ha promosso la
solenne celebrazione. Si avvia al compimento degli otto lustri di laurea e di
fecondo magistero e dei cinque lustri di dirigenza scolastica servendo ancora
la scuola e la cultura con l’entusiasmo e la dedizione di sempre».
Appassionato educatore ed
instancabile operatore culturale, il Di Stefano ha amato la scuola
considerandola parte integrante della sua vita.
Degna di rilievo sulla sua figura
è la
testimonianza autorevole di Antonio Mascoli. oggi provveditore agli studi di
Napoli, che nel 1985 da Palermo così gli scriveva: «Io ho sempre visto nella sua nobile persona l’Uomo, il Maestro, il Custode
indistruttibile dei valori di una Scuola la quale, oggi più di sempre, va
assunta e vissuta quale palestra di umanità e di coerenza; luogo privilegiato nel quale nascono e si sviluppano le
amicizie vere e durature.
Nel senso sopra accennato so bene che Ella ha sempre operato con
convinzione e determinazione certe, atteggiamenti, questi, che non possono non
derivare dalla sua connaturata virtù di umanista, incline a privilegiare la
scelta dei valori culturali in termini di conservazione di quelli della
migliore tradizione e di acquisizione opportuna dei nuovi.
Signor Preside, l’augurio che «toto corde» le formulo è legato ad un
mio intimo desiderio - che, in
definitiva, è il desiderio di tutti
coloro che sono assetati delle «cose giuste» - di vederla ancora tanto impegnata, per lunghissimi anni, in serenità e
salute, ad occuparsi delle cose di una Scuola, oggi tanto incerta nel suo
cammino, per offrirlee il sostegno della Sua incrollabile fede di Uomo e di
Dirigente scolastico».
L’Accademia Selinuntina : una oasi per la cultura
Gli umanisti mazaresi, secondo
l’Adria, solevano riunirsi a Miragliano, lungo la riva sinistra del Mazaro, là
dove sgorgava una fonte d’acqua dolce che essi chiamavano Ippocrene, a
somiglianza di quella sgorgata, secondo il mito, in Beozia sotto gli zoccoli
del cavallo Pegaso, ed era stanza delle Muse. Tale tradizione fu continuata a
Mazara nel secolo XVII dall’Accademia degli Offuscati, che ebbe per impresa un
sole tra le nubi con la scritta “Fugabit”. Nel 1762 Girolamo Palermo, dei
Principi di Santa Margherita, assurto dal 1759 alla cattedra episcopale di
Mazara, riallacciandosi alla tradizione umanistica testimoniata dall’Adria,
istituiva l’Accademia Selinuntina ne approvava gli statuti dettati da Giacomo
Gerardi, eletto cancelliere perpetuo del sodalizio. Di questa Accademia fa
cenno il Narbone nella sua “Biblioteca Sicula”, lo Scinà nel suo “Prospetto della Storia letteraria di
Sicilia nel secolo XVII” e altri illustri storici cone il Di Marzo, Amico e
Michele Maylender. L’Accademia Selinuntina risorse a nuova vita nel 1958,
grazie all’opera indefessa di Gianni Di Stefano, che con nuovi statuti e il
motto “Virescit” raccolse nel sodalizio quanti intendevano collaborare per
testimoniare la cultura siciliana ed il contributo della Sicilia alla civiltà
mediterranea. All’Accademia affiancò tosto l’Istituto di storia del Vallo
di Mazara perché nel campo delle scienze
storiche doveva sostenere con idonee ma autonome iniziative l’azione incisiva
dell’Accademia Selinuntiuna. Per sua iniziativa e sotto l’egida dell’Accademia fu istituito
il Premio Selinon, come testimonianza di gratitudine agli uomini più illustri
che, nati sotto altri cieli, avevano amato ed onorato la nostra terra di
Sicilia. L’assegnazione del premio Selinon, arrivato sino alla sua nona
edizione, è testimoniata dalla pubblicazione di altrettanti volumi che
illustrano ogni volta la personalità dello studioso.
Il primo ad esserne insignito fu
l’illustre storico dell’arte Wolfgang Kronig per il saggio “Il castello di
Baronia in Sicilia, un complesso normanno del XII secolo”. Il Di Stefano nel
conferire, a nome del sodalizio, il Premio Selinon 1980 ha voluto testimoniare
gratitudine ed alta stima al grande storico dell’arte per il notevole apporto
dato agli studi. L’opera riporta, tra l’altro, una sublime pagine sulla
Cattedrale di Mazara. Il Selinon 1981 fu assegnato all’ellenista Bruno
Lavagnini per la raccolta di saggi ATAKTA pubblicata a Palermo nel 1978. Si
volle in lui premiare l’impegno assiduo , intelligente, appassionato dedicato
per decenni allo studio dell’età greca e dell’età bizantina. Il Selinon 1982 fu
conferito all’archeologo Georges Vallet per essere coautore dell’opera “Le
città greche di Sicilia”, pubblicato nel 1979; meritato premio al lavoro
appassionato dello studioso, che dedicò
decenni di studi agli scavi e allo studio delle città greche della
Sicilia. Così anche i successivi premi videro insigniti: lo storico Eugenio
Manni (1983), il paletnologo Luigi
Bernabò – Brea (1984), il feticista Sabatino Moscati (1985), l’arabista Francesco
Gabrieli (1986), l’epigrafista padre Antonio Ferrua S.J. (1987), e il grecista Ettore
Paratore (1988).
Gianni Di Stefano è riuscito ad
offrire ai grandi della cultura, attraverso l’Accademia Selinuntina, una vera
oasi per lo spirito e ad ognuno di essi ha dato lo spazio necessario per proiettare con un grande raggio di
azione valori altamente validi riguardanti la Sicilia, cuore del Mediterraneo e
crocevia di popoli ricchi per cultura, tradizioni e religiosità.
L’instancabile attività culturale
non si limitò al Premio Selinon, che con le relative pubblicazioni venne ad
arricchire la storia della Sicilia di testimonianze nuove ed appassionate e di
alcuni saggi sull’Isola dettati da uomini, nati su altri cieli, ma che alla
Sicilia hanno dedicato le loro energie con impegno assiduo ed intelligente
contribuendo ad una più profonda conoscenza della Sicilia e della sua cultura
nei secoli. Il Di Stefano intravide in quegli anni la necessità di convocare a
Congresso in quegli anni nella città di Mazara per ben due volte docenti delle
tre Università degli Studi per focalizzare determinate problematiche ed
contribuire alla migliore conoscenza della storia della Sicilia. Il primo
congresso sul tema “La Sicilia nella storiografia dell’ultimo trentennio” si
tenne il 27-28 ottobre 1978 per individuare, attraverso una serie articolata di
relazioni, i vari aspetti ed i problemi della storia della Sicilia
dall’antichità all’età contemporanea, che l’indagine storiografica italiana e
straniera dell’ultimo trentennio aveva contribuito a mettere in luce. “La
seconda guerra mondiale, scrive il Di Stefano, aveva creato un iato profondo nella ricerca storiografica
distraendo studiosi dal lavoro e rendendo inagibili e comunque difficilmente
accessibili archivi e biblioteche e portando così ad una stasi degli studi. La
fine della guerra è stata caratterizzata dal rifiorire degli studi e da un
profondo rinnovamento delle problematiche e della metodologia”. Messaggi
arrivarono in quei giorni da politici (quali l’on. Piersanti Mattarella,,
presidente della Regione siciliana, l’on. Mario Pedini, ministro della Pubblica
Istruzione, il sen. Giovanni Spadolini, la sen. Franca Falcucci), e dai
cattedratici delle tre Università degli studi della Sicilia. Gli atti del
congresso di Mazara, raccolti e curati dallo stesso Gianni Di Stefano, rilevano
preziose relazioni di grande valore scientifico, tenute dagli storici delle tre
università siciliane e articolate secondo l’età storica. E’ risultato un volume
dal quale non si potrà prescindere nel futuro né essere ignorato da quanti si
accingeranno ad uno studio serio e scientifico sulle diverse età della storia dell’Isola.
Nel quinto centenario della
nascita dell’umanista G. G. Adria, il Di Stefano volle che la data nella sua
città natale venisse ricordata con una doppia celebrazione: la prima a cura del
Liceo-Ginnasio con la ripubblicazione del volumetto dell’Adria “De laudibus
virtutis” (una cinquecentina edita a Palermo nel 1515) e l’Epistula ad coniugem
(una elegia interessante anche per le notizie biografiche dell’autore); la
seconda, a cura dell’Istituto di storia del Vallo di Mazara, con un congresso
sul tema: “La Sicilia del cinquecento”. Di questo secondo congresso, che fu
seguito dall’attenta presenza di un uditorio numeroso e qualificato, sono stati
relatori Cattedratici delle Università di Palermo e Messina, oltre ad altri
insigni studiosi. Gli atti del congresso, che si svolse a Mazara nei giorni
14-15 marzo 1986, ci danno la dimensione vera delle sue capacità organizzative,
che riuscivano a creare entusiasmo nei partecipanti per la professionalità dei
relatori scelti e per l’ottimo svolgimento dei lavori congressuali, sui quali
era intransigente. Del secolo XVI venne tratteggiata una panoramica completa:
dalla politica all’economia, dalla medicina all’arte, dalla religione alla
figura emblematica dell’Adria, che in quel secolo visse ed operò.
Come operatore culturale trova
una dimensione tutta sua la tenacia con la quale si adoperava perché non
restassero inedite opere di talento la cui fruizione era arricchimento del
lettore e contributo valido per la comunità. Si adoperò , così, con tutte le sue
energie per la pubblicazione dell’opera di Alberto Rizzo Marino “La Cattedrale
di Mazara e i suoi Vescovi dalle origini ai nostri giorni”. Strappò quasi con
la forza il manoscritto all’autore, ne curò la forma e diede alla Chiesa di
Mazara un’opera singolare. E’ questa l’unica opera che rimane
del Rizzo, se si fa eccezione del Saggio sugli
Ebrei a Mazara, pubblicato anch’esso, grazie al Di Stefano che incluse il
lavoro nella rassegna della rivista “Trapani”. Egli stesso curò in prima
persona il volume “Gli scritti inediti di Filippo Napoli”, un’opera che
raccoglie saggi, conferenze e
note,desunti dagli scritti inediti, raccolti in una “miscellanea”, dello
storico mazarese Filippo Napoli; tra i saggi scelti , perché ritenuti di
maggior interesse per il lettore, sono da ricordare: “Una lite tra il Vescovo
di Mazara e il Municipio” e inoltre “Il monastero e la chiesa di Santa
Caterina”, come anche “l’opera del comitato rivoluzionario del 1848”.
Figlio devoto della Chiesa
Testimone fedele dei valori custoditi
dalla Patria, il preside Gianni di Stefano non trascurò mai i suoi doveri
religiosi, che lo trovarono sempre figlio devoto della Chiesa, che per lui era
e rimase sempre: Madre e Maestra, Custode fedele del messaggio cristiano.
L’insegnamento della Religione a
Marsala come a Mazara costituì sempre nella sua Scuola la base per la
formazione integrale degli allievi e il profitto in questa disciplina era
considerato il diapason, che segnava il reale progresso educativo di ogni
singolo allievo.
Il maestro è il riflesso di
Cristo maestro, il professionista è il trasmettitore nella società dei valori
della cultura; la Scuola deve insegnare la verità e l’amore: memore che vivere
è servire, che la vita è una missione e ogni professione realizza la dimensione
dell’essere nella prospettiva del dare sul ricevere. Da qui la sintonia
perfetta dell’azione educativa della Scuola con la dottrina della Chiesa:
vivere la carità formando cittadini integri ed onesti; vivere la carità nella
professionalità; vivere la carità nella consapevolezza dei propri limiti e con
la fiducia che proviene da una fede responsabilmente accettata e vissuta.
Realizzare tali mete educative
significa trasmettere nell’allievo il senso del dovere, della vita come
missione, della professionalità come fatto sociale e religioso; per un educatore avere
contribuito alla formazione di tali cittadini è motivo di gioia e coronamento
di un’ attività professionale, che si è rivelata seria, incisiva ed efficace.
L’essersi incontrato Gianni di
Stefano, nell’espletamento del suo ruolo di educatore, con la figura nobile e
paterna di Sua Ecc. mons. Costantino Trapani, il Vescovo francescano di Mazara,
è stato motivo di arricchimento spirituale e culturale. Appassionato lettore di
Dante, il Vescovo fu presente nell’aula magna del «G. G. Adria » per parlare
con la comunità scolastica sul tema «Dante e la Chiesa», mentre in un clima di
vero ecumenismo il due dicembre 1977, in occasione dell’inaugurazione del terzo
anno del Corso di lingua araba, l’insigne prof. Umberto Rizzitano fu invitato
dal preside a svolgere la tematica su «Cristianesimo ed Islam, possibilità di
un dialogo».
Né per il preside Gianni di
Stefano poteva passare inosservato l’ottavo centenario della nascita di San
Francesco di Assisi, principale patrono dell’Italia, il più italiano dei santi
e il più santo degli italiani. Il 17 ottobre 1982 il Liceo si fece promotore di
un incontro culturale sul tema: «Francescanesimo e cultura in Sicilia», già
argomento di un convegno internazionale tenutosi a Palermo. 29
Quando, il 13 maggio 1981, la
persona del Santo Padre, Giovanni Paolo II subì nella piazza San Pietro il vile
attentato per mano del turco Mehmet Alì Agca, che scaricò la sua Browning
calibro 9 sul Papa colpendolo durante l’udienza generale del mercoledì, la
comunità scolastica ne rimane profondamente colpita e il preside Di Stefano
parlò di «segno di tempi assai tristi che danno frutti di cenere e tossico».
Nella sua comunicazione ufficiale alla Scuola scrisse: «Nel pomeriggio di ieri un crimine incredibile ed esacrando ha
insanguinato la stessa piazza San Pietro: cuore del mondo cattolico. Mentre il
bollettino medico ci rassicura e ci conforta di speranza, invito i miei allievi
ad unirsi nella preghiera perché il Santo Padre sia restituito presto alla sua
altissima missione che egli ha testimoniato a Roma ed al mondo anche con il suo
sangue».
Il suo attacamento al Papa era profondo:
ubi Petrus, ibi Ecclesia.
La personalità di un uomo si
deduce dalla forza delle sue parole e dalla credibilità dei suoi atteggiamenti;
la fede di un cristiano dalla limpidezza del suo credo e dal coraggio di sapere
intravedere nel corso della storia la mano provvidenziale di Dio, che tutto
regge con bontà e misericordia infinita. Nel novembre 1982 agli allievi, che
parteciparono al pellegrinaggio nella Valle del Belice, dove per la prima
volta nella storia dell’Isola il Romano Pontefice baciò il suolo della nostra
Diocesi e celebrò l’Eucaristia in mezzo ai terremotati della Valle, scrisse:
«Allievi, il 20 novembre il Santo Padre giungerà in Sicilia e sarà in
mezzo a noi nella Valle del Belice per incontrare quelle popolazioni così
provate dal sisma del gennaio 1968, ma anche per incontrare tutti noi e
portarci il suo messaggio di speranza e di pace.
Bisogna risalire il corso dei secoli, sino al marzo dell’anno 1088, per
ricordare un’altra visita di un Sommo Pontefice. In quell’anno Urbano II venne
a Troina per incontrarvi il Conte Ruggero, che aveva restituito la Sicilia
all’Europa cristiana. Ma ben diverse sono le motivazioni di queste due visite,
così lontane nel tempo e nello spirito. Oggi, Pietro, viene da noi per
incontrare le comunità ecclesiali del Belice e delle Chiese: mazarese ed
agrigentina dalle quali, nel gennaio del 1981, gli venne l’invito a visitare il
Belice.
Stringiamoci dunque attorno al nostro Vescovo e con Lui attorno al
Santo Padre che ci porta, con il suo sorriso buono e la sua parola di carità e
di fede, la Speranza in un mondo migliore».
Ricorrendo il Giubileo della
Redenzione, il 5 aprile 1984, nel rispetto della coscienza religiosa dei
docenti e degli allievi dell’Istituto, volle unire alla celebrazione del
precetto pasquale, sollecitata dai voti delle assemblee delle classi, quella
del Giubileo per lucrare le indulgenze dell’anno santo.
«Il Giubileo, scrive, è un
mirabile dono che la Chiesa ci offre per la riconciliazione con Dio e con i
nostri fratelli»30.
Il Preside, dietro la Croce che
apre il pellegrinaggio penitenziale, nella mattina di mercoledì 11 aprile con
la comunità scolastica dal Palazzo del
Collegio, sede storica del Liceo mazarese, si recò nella Basilica Cattedrale,
dove si incontra con il Vescovo, venuto a presiedere la celebrazione
dell’Eucaristia, segno di unità e vincolo di carità.
Figlio devoto della Chiesa, mise,
al momento opportuno, a servizio di essa le sue brillanti capacità
organizzative e così,la Chiesa di Mazara , grazie alla sua sagacia ed
intelligenza, vide realizzato l’Istituto di Storia per la Chiesa mazarese. Una
istituzione sorta quasi per una scommessa: la mattina del 15 marzo 1983 sulla
soglia dell’Istituto scolastico discutevamo sui 900 anni di Storia della Chiesa
mazarese formulando gli auspici per la realizzazione di un progetto culturale,
capace di proiettare a largo raggio la storia di questa Chiesa , che aveva
inciso in modo considerevole nella storia, tradizione e vita dell’intero
territorio .L’augurio diventò subito concretezza: a mezzogiorno salivamo le
scale dell’Episcopio per sottoporre al vescovo mons. Costantino Trapani lo
statuto, che ebbe la piena approvazione. Il decreto del Vescovo, emesso in pari
data, evidenzia come finalità dell’Istituto lo studio della storia della Chiesa
che è in Mazara nelle sue vicende, dalle origini ai nostri giorni, nei suoi
monumenti, nei beni culturali che essa custodisce e di testimoniare i valori di
fede e di arte. Dell’Istituto il Di Stefano venne nominato primo rettore. Era
l’inizio di una grande avventura culturale. L’instancabile rettore propose ed
attuò nell’arco del 1° biennio un congresso per dibattere il tema: “L’organizzazione
della Chiesa in Sicilia nell’età normanna”. Al dibattito culturale
parteciparono alcuni dei più illustri studiosi dell’età normanna: Salvatore
Tramontana e Giacomo Ferraù, entrambi dell’Università di Messina, Salvatore
Fodale, Romualdo Giuffrida e Paolo Collura dell’Università di Palermo, Cosimo
Fonseca dell’Università di Potenza, Benedetto Rocco della facoltà teologica di
Palermo e il noto cultore della materia Franco D’Angelo. Il congresso si svolse
a Mazara nei giorni 29-30 novembre 1985. Con il volume sugli atti del Congresso
si diede vita alla collana di “Atti, fonti e studi per servire alla Storia
della Chiesa in Sicilia”. Si era già alla vigilia della celebrazione del 9°
centenario dell’istituzione della Chiesa di Mazara e l’Istituto si mise subito
all’opera. Nella dinamica della cultura e della spiritualità, della tradizione
e della religiosità, scriveva in quei giorni il Vescovo Costantino Trapani, la
nostra Chiesa potrà degnamente preparare una vasta collezione di opportuni
studi condotti con sensibilità coscienziosa e sagacia storica su documenti che
esistono gelosamente custoditi negli Archivi e negli Atti notarili da cercarsi
con diligenza e da selezionarsi con perfetto discernimento ed acume critico. Le
parole del Vescovo furono raccolte e meditate dal Di Stefano e l’Istituto,
grazie all’attività profusa dal suo rettore, nell’arco di un decennio, l’8
maggio 1993, riuscì ad offrire al Santo Padre, in visita apostolica a Mazara
per le celebrazioni del IX centenario un
cofanetto con ben cinque volumi riguardanti la storia di questa Chiesa di
Mazara.
L’Istituto, durante la sua
presidenza, riuscì dare alle stampe ben otto volumi, da lui stesso sollecitati
e curati in tutti i particolari:
1) L’organizzazione della Chiesa
in Sicilia nell’età normanna ( atti del Congresso),
2) Gaetano Nicastro – La Sicilia
occidentale nelle relazioni “ad limina” (1590-1693),
3) Gaetano Nicastro – La Sicilia occidentale nelle
relazioni “ad limina” ( 1695-1791),
4) Pietro Pisciotta – La
devozione mariana nella diocesi di Mazara,
5) Gaetano Nicastro – La Sicilia occidentale nelle
relazioni “ad limina” (1800-1910),
6) Pietro Pisciotta – Il Papa a
Mazara,
7) Pietro Pisciotta – La Chiesa
di Mazara nei novecento anni della sua storia,
8) Pietro Psciotta – La Madonna
del Paradiso (due secoli di culto mariano nella città di Mazara).
Uomo dalla fede profonda, il prof. Gianni di
Stefano lasciò ai docenti e ai suoi allievi la testimonianza di uomo di
cultura, di cattolico militante, di educatore che sa conciliare Fede e Patria,
doveri religiosi e responsabilità civili, perché lo stesso uomo deve sempre
essere ottimo cittadino e fedele servitore della Chiesa.
E la Chiesa e lo Stato sono
stati, invero, benevoli verso il Preside Gianni di Stefano, del quale apprezzarono
le doti di mente e di cuore. Il Santo Padre Giovanni Paolo 11, su proposta del
Vescovo della Diocesi di Mazara del Vallo mons. Costantino Trapani, lo ha
accolto nell’Ordine Pontificio di San Gregorio Magno insignendolo della
Commenda con la Gran Placca d’Argento; l’Ordine equestre del Santo Sepolcro di
Gerusalemme lo ha accolto tra i suoi Cavalieri e nel 1985 lo ha promosso
Commendatore; il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio lo ha
ammesso tra i suoi Cavalieri di Merito e lo ha insignito della Placca
d’argento. Lo Stato, con Decreti del Presidente della Repubblica, lo ha
insignito del Grande Ufficialato dell’Ordine al Merito della Repubblica
Italiana e della Medaglia d’Oro dei Benemeriti della Scuola, della Cultura,
dell’Arte31.
Sulla breccia sino all’ultimo giorno
Rivolgendo il suo saluto agli
allievi, all’inizio dell’anno scolastico 1985-86, il Preside Gianni di Stefano
scriveva: «Questo sarà l’ultimo della mia carriera di educatore ed in
quest’anno, che mi vede per la venticinquesima volta alla presidenza di un
istituto scolastico io compirò, il 18 Marzo 1986, quarant’anni di laurea ed il 20
Marzo quarant’anni di magistero. Un magistero che spero verrà giudicato non
infecondo dalle migliaia di giovani ai quali, come docente e come preside, forse,
sono stato utile in questi otto lustri in cui mi è stato dato di servire la
Scuola e con essa le tre città: Trapani, Marsala e Mazara, nelle quali questo
servizio ho prestato. Deo juvante, sarà questo l’ultimo anno che il nostro
Liceo Ginnasio trascorrerà lontano dalla sua sede storica. I lavori di restauro
del Palazzo del Collegio, che vado seguendo con amore dell’ex allievo e la
responsabilità del Preside, avanzano di giorno in giorno e tutto lascia
prevedere che voi inaugurerete il prossimo anno scolastico in quelle aule che
cinquanta e più anni or sono mi videro allievo».32
Ma già il 4 settembre egli aveva
diretto al Sindaco di Mazara del Vallo la richiesta di un nuovo Gabinetto di
scienze naturali, chimica e geografia, essendo stato gravemente danneggiato il
vecchio gabinetto dal sisma che aveva colpito Mazara il sette giugno 1981 e
reso inagibile il Palazzo del Collegio33. L’approssimarsi della
conclusione del servizio per lui non significava affatto ammainare le vele e
farsi trascinare dalla corrente placidamente all’approdo.
In quell’autunno del 1985 il Di Stefano, l’amico Mario Cajazzo ed altri ex
allievi del Liceo Ginnasio costituirono il «Collegium Adrianum», l’Associazione
degli ex allievi del Liceo Ginnasio «Gian Giacomo Adria», e con atto pubblico,
redatto il 16 Dicembre 1985 dal notaio Corrado Castelli, anch’egli ex allievo
dello stesso Liceo, ne depositarono lo statuto, proposto dallo stesso Preside.
34
In quell’anno scolastico, che
egli credeva l’ultimo della sua carriera, il Di Stefano non solo curò, come
abbiamo già detto, la pubblicazione del «Liber de laudibus virtutis» dell’Adria,
per celebrarne il quinto centenario della nascita, ma come Presidente
dell’Istituto di Storia del Vallo di Mazara convocò (il 14 ed il 15 marzo 1986)
il congresso di studiosi per dibattere il tema «La Sicilia di Gian Giacomo Adria».
Nell’occasione gli venne consegnata la Medaglia
d’onore del Liceo Ginnasio «Gian
Giacomo Adria», già a lui conferita il 9 Settembre 1985 dal Collegio dei
Docenti36.
Intanto nuove disposizioni del
Ministero della Pubblica Istruzione gli avevano consentito di restare in
servizio sino al settantesimo anno di età ed egli, datando il suo saluto agli
allievi «Dal Palazzo del Collegio, 29
Settembre 1986», poteva scrivere: NIJNC DEMUM HUC REDIMUS ET HIC MANEBIMUS
OPTIME. «Costretti dal sisma del 7 Giugno 1981, per cinque lunghissimi anni nei
disagi di un esilio che non frustrò la vocazione e l’impegno del Liceo Ginnasio
mazarese al servizio della Città e della Cultura, siamo ritornati alla nostra
antica sede, restituita alla pristina dignità dalla volontà concorde della
Civica Amministrazione, con lo stesso spirito di ieri e di sempre»: le parole
che egli aveva dettato per la lapide che quel giorno veniva murata nel Palazzo
del Collegio.
Il messaggio agli allievi, che si
può leggere nel IV volume degli «Annali del Liceo Gian Giacomo Adria», si
concludeva con l’auspicio «Voglia Dio che questi altri cinque anni di magistero
siano fecondi di realizzazioni e mi permettano di essere ancora utile alla
gioventù studiosa alla quale ho già dedicato quarant’anni della mia vita»37.
Il Preside, che nel corso dei lavori di restauro
del Palazzo del Collegio aveva fatto predisporre un’aula da destinare a sala di
lettura della Biblioteca della Scuola, che aveva voluto «aperta al pubblico»
sin dall’8 Ottobre 1979, in vista dell’istituzione di un «sistema
bibliotecario» che collegasse funzionalmente la Biblioteca Civica con la
Biblioteca scolastica chiese ed ottenne dall’Assessorato regionale alla
Pubblica Istruzione ed al Beni culturali il finanziamento delle scaffalature
metalliche su due livelli e degli altri arredamenti che invano aveva già
chiesto alla Civica Amministrazione. 39
Nell’imminenza di dovere lasciare
la scuola, il Di Stefano non pensò mai di dovere abbandonare il testimone.
Anche se legittimamente lo Stato con le sue disposizioni legali stabilisce il
meritato riposo per chi ha raggiunto l’età pensionabile, lo spirito del saggio
rimane sempre attivo, anzi, libero ormai dalle quotidiane sollecitudini,
rivolge se stesso verso ciò che gli permette di ingigantire meglio lo spirito e
si crea quello spazio dove potrà esprimere la propria ricchezza spirituale ed
incidere nel sociale. Duc semper in altum! A questo pensava il Di Stefano
nell’ultimo arco della sua attività di dirigente scolastico, se, già pronto a
lasciare la scuola, diede vita agli “Annali selinuntini” e, sostenuto dagli
amici di sempre, ideò “L’Istituto di Studi arabo.islamici : Michele Amari”.
Gli Annali, usciti con il primo
numero nel 1990 in nitida veste tipografica, erano destinati ad essere
l’Antologia degli accademici selinuntini, dove ognuno avrebbe potuto essere
presente con il “meglio” della propria produzione, il luogo dove poter
consegnare ai posteri la vita di un sodalizio culturale non secondo a nessuno.
Ogni volume, diviso in tre sezioni, illustrava nella prima le origini, le
finalità del sodalizio, l’albo d’onore dell’Accademia Selinuntina e i numerosi
soci che lo componevano. La seconda sezione, con il nome di “Testimonianze”,
raccoglieva i saggi, le conferenze e gli studi di particolare valenza storica o
letteraria. Tra i vari saggi pubblicati di particolare rilevanza: “Le decime
dei Vescovi di Mazara sulle tonnare della Sicilia occidentale” di Guido Di Stefano,
oggi Dirigente Scolastico della Sicilia, o il saggio “La rivolta palermitana
del settembre 1866” di Francesco Brancato. Con il Di Stefano furono date alle
stampe due volumi di Annali, rispettivamente negli anni 1990 e 1992.
L’Istituto di Studi
arabo-islamici di Mazara si presenta, scrive Vincenzo Ad ragna, su un piano di
ideale continuazione della serie fortunata dei “Quaderni del Corso Al-Imam
al-Mazari”.Il Di Stefano, attraverso la nuova collana di studi e di testi
inaugurata con il volume “Studi arabo-islamici in memoria di Umberto Rizzitano”
intendeva continuare con più incisività nell’azione di stimolo di iniziative e
di attività culturale “rivolta ancora ad indagare e fare indagare, raccogliere
e far raccogliere documenti, espressioni e testimonianze della perenne vitalità
spirituale dei popoli del Mediterraneo, contribuendo ad accenti di pace e di
unione su quanto questi popoli ha unito e potrà o dovrà unire”.
Gianni di Stefano si è sempre
considerato un siciliano d’Italia e un italiano d’Europa. Ha considerato l’Italia,
che ha servito in pace ed in guerra, la Patria da amare, da onorare da servire
con l’orgoglio geloso del figlio e l’Europa una patria più grande, un sogno da
realizzare in un futuro non lontano.
Per ventotto anni, nelle scuole
che egli ha presieduto, ha tenuto alla sua destra il Tricolore. La prima
Bandiera d’Europa (d’azzurro alle dodici stelle d’oro) che sia sventolata in
una scuola della provincia di Trapani è stata quella del suo magistrale «Pascasino» in occasione della IX Giornata europea
della scuola: il 29 Gennaio 1962. Con questi sentimenti e con queste speranze
ha voluto preparare la scuola all’appuntamento con l’Europa.
Per questo, confortato dalla
volontà unanime del Collegio dei Docenti e del Consiglio d’Istituto, volle che
lo studio della lingua straniera nel Liceo Classico non si concludesse al
Ginnasio, come era nella norma, ma venisse continuato sino alla terza liceale.
42
Nell’Agosto 1988 Gianni di
Stefano aveva scritto un articolo per la rivista «Quadrifoglio»: «Validità dei
Licei Classici» nel quale aveva affermato: «.. sono convinto che il classico sia ancora sostanzialmente ben valido e che abbisogni soltanto di tre
ritocchi: lo studio della lingua straniera continuato sino alla terza liceale,
lo studio della storia dell’Arte
(arte greca ed arte romana) anticipato
al Ginnasio e lo studio dell’informatica introdotto sin dalla quarta
ginnasiale».43
Negli ultimi mesi del suo servizio egli ha
realizzato quei suoi progetti che avevano sempre trovato la piena solidarietà del Collegio dei Docenti e del Consiglio
d’Istituto: il Liceo Ginnasio mazarese è stato incluso nel Piano nazionale per
l’introduzione dell’informatica nelle scuole e la scuola di Mazara è stata
autorizzata ad anticipare al Ginnasio lo studio della storia dell’arte. 44
I colleghi, i collaboratori, gli
amici hanno voluto testimoniare, sulla pergamena che solennemente gli hanno
consegnato il 26 maggio, che il preside Gianni di Stefano aveva diretto per
quindici anni il nostro liceo «difendendone
le tradizioni classiche, promuovendovi nuovi studi in vista di nuovi tempi, facendone
con gli «Annali» un polo culturale e con i «Quaderni» un centro di studi arabo-islamici
»; e gli ex allievi hanno
testimoniato, facendo proprio un passo della «epistula» di Gianfranco Nuzzo:
«Ioanne di Stefano praeside, Lyceum nostrutn Adrianum se specimen exemplumque
ceteris omnibus scholis praebet, cum in eo non scientia quaedam obsoleta ac
suae aetati aliena, sed quae civitati quasi fermentum sit, studiose graviterque
impertiatur». E cioè: «Sotto la Sua guida
il nostro Liceo «Adria» é divenuto un modello ed un esempio per tutte le altre
scuole: non un luogo dove viene ammannito un sapere immobile e fuori dal tempo,
ma dove la cultura, seriamente e appassionatamente vissuta possa divenire fermento
per la società».45
A ragione poté ripetere e testimoniare di lui il latinista
Melchiorre Sanci: «Integer vitae tenaxque propositi, privatis utilitatibus
publicas anteferens, omnia gerit et semper gessit nulla spe pretii ac mercedis
ductus, nullis suis, sed civium commodis motus»46 ed i componenti di una Commissione di esami di
maturità, che il Di Stefano aveva presieduto a Potenza, scrissero di lui: «Abbiamo conosciuto un Uomo e tutti ci siamo
arricchiti della sua grande Umanità».
Pietro
Pisciotta
NOTE
1) Teoria e Problemi della Scuola Moderna — VoI. 9° — Pag. 433 —
Casa Editrice Francesco Vallardi — S.E.L.
2) La Riforma della Scuola Secondaria Superiore —Atti della Giornata di
Studi sui Licei a cura di Gianni di Stefano, Trapani 1963.
3) La Riforma della Scuola — op, cit. pag. 59.
4) La Riforma della Scuola — op. cit. pag. 42.
5) Trapani Nuova, 5
marzo 1964, a. VI, n. 9; e 3° Annuario
dell’istituto Magistrale «Pascasino, (a. sc. 1963.64) a cura di Gianni di
Stefano — pag. 151.
6) Filippo Cilluffo in Trapani Sera, 8 ottobre 1966, Anno XVII,
n. 56; e 5° Annuario dell’istituto
Magistrale “Pascasino” — anno scolastico 1965-66 — Documenti - pag. 136.
7)
L’Istituto magistrale di Marsala fu fondato
nell’autunno del 1943 da mons. Salvatore Ballo Guercio, allora Vescovo di
Mazara del Vallo. Legalmente riconosciuto con decreto del 18 giugno 1947
dall’Assessore alla Pubblica Istruzione della Regione siciliana, il Magistrale
di Marsala venne intitolato a Pascasino, cittadino e Vescovo di Lilibeo,
l’antica Marsala, che nel 451 presiedette il Concilio di Calcedonia, il quarto
Concilio ecumenico, convocato per mettete fine alle eresie monofisite di
Eutiche e di Dioscoro.
Felicemente incrementato
dall’arcivescovo mons. Gioacchino Di Leo, l’Istituto è stato statizzato nel
1961, centenario dell’unità d’Italia.
Una lapide murata nell’Istituto,
per deliberazione presa dal Collegio dei Professori il 7.XI.196l, ricorda
l’istituzione del nuovo Magistrale:
L’ANNO MCMLXI CENTENARIO
DELL’UNITÀ D’ITALLA (GIOVANNI GRONCHI PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA/GIACINTO
BOSCO MINISTRO DELLA PI. / GIUSEPPE PURPI PROVVEDITORE AGLI STUDI / VITTORIO
PELLEGRINO SINDACO DELLA CITTÀ / IL GIORNO DUE DI OTTOBRE / CON I MIGLIORI
AUSPICI INIZIANDO LA SUA VITA / L’ISTITUTO MAGISTRALE STATALE / IN CUI
SI CONTINUA / L’ISTITUTO
MAGISTRALE PARROCCIILALE «PASCASINO» / CHE IL VESCOVO SALVATORE BALLO GUERCIO /
IN TEMPI INTAUSTI PER LA PATRIA FONDÒ / A SOLLIEVO E LUCE DEGLI ANIMI E DELLE MENTI E FELICEMENTE INCREMENTÒ
/ L’ARCIVESCOVO GIOACCHINO DI LEO / VESCOVO DI MAZARA / IL COLLEGIO DEI
PROFESSORI / GIANNI DI STEFANO PRESIDE /INAUGURA
L’ANNO SCOLASTICO / CON L’IMPEGNO DI UN PROFICUO LAVORO / A BENEFICIO DELLA
GIOVENTU STUDIOSA / DI MARSALA /.
8) NICOLA LAMiA in Trapani Sera del 21 luglio 1962; e in Annuario dell’istituto Magistrale
«Pascasino» a.sc. 1961-62, pag. 193.
9) ROCCO FODALE in Trapani Sera del
19 giugno 1971, anno XXII, n. 24; e nel X Annuario dell’istituto
Magistrale «Pascasino», anno sc. 1970-71, «Cronache
dell’istituto» pag. 205.
10) X Annuario dell’Istituto
Magistrale «Pascasino» op. cit. pag. 209.
La Medaglia d’Onore del «Pascasino» era stata
istituita dal Collegio dei Professori il 16 novembre 1966 e il Regolamento
deliberato dallo stesso Collegio il 27 ottobre 1967. Tale medaglia, istituita
per premiare gli allievi che siano stati educati nell’Istituto e si siano
distinti sempre per lodevole condotta e profitto, per l’art. 5 del Regolamento
«può essere concessa, con motivata deliberazione del Collegio dei Professori,
anche a docenti o ex docenti dell’Istituto o personalità che siano
particolarmente benemeriti dell’Istituto”.
11) I Cento Anni del «Gian
Giacomo Adda» — a cura di Gianni di Stefano ed Elena Barbera Lombardo —
Tipografia Corrao — Trapani 1963 — Pag. 73.
12) I Cento Anni del «Gian Giacomo Adria» op. cit. pag. 85.
13) Il Liceo Ginnasio mazarese trae origine dalla fusione del Regio
Ginnasio, istituito nel 1863, e del Regio Liceo, istituito nel 1935, con la
statizzazione del Liceo classico comunale, sorto in Mazara del Vallo nel 1925 e
parificato nel 1930.
14) lI Corso di lingua araba e civiltà islamica, che dal 15 gennaio
del 1976, con la collaborazione dell’Istituto di Studi Orientali
dell’Università di Palermo, si svo1ge nel Liceo Ginnasio mazarese, è
intitolato al giurista Abu ibn Unìar at-Tamini al-Mazari, meglio noto come al
Imam al-Mazari. Questo pio e dotto mazarese, passato nell’Ifrìqiya dopo la
conquista normanna che restituì la Sicilia all’Europa cristiana, morì a
Mahdiyya nel 1141, ottantenne; la sua tomba sorge nei pressi del ribàt di
Monastir, meta tuttora di devoti pellegrinaggi.
15) Annali del Liceo «Gian
Giacomo Adria» — a cura di Gianni di Stefano — VoI. I — Trapani 1979 — Pag.
32.
16) I Quaderni del Corso «Al-Imam al-Màzari,, sono volti ad illustrare
momenti salienti della civiltà arabo-islamica e periodi significativi della
storia della Sicilia: terza sponda del Mediterraneo romano ed arabo, ponte
naturale e crogiuolo di civiltà, Ogni Quaderno, pubblicato per deliberazione
del Consiglio d’Istituto, è realizzato a cura del Preside Gianni di Stefano.
17) Il 20 marzo 1978 una
delegazione tunisina, guidata dal Sindaco aggiunto di Monastir, Slah-.Eddine
Ferchiou, e della quale fanno parte il Segretario Generale del Comitato
Culturale della Regione di Monastir, Mohamed Hargli Moncef ed il Preside del
Liceo Tecnico di Monastir, Heddi Debbabi, Vice Presidente del Consiglio civico,
lascia al Preside un messaggio in lingua araba la cui traduzione è la seguente:
«Nel nome di Dio clemente e misericordioso. La delegazione della città di
Monastir si onora di visitare Mazara, città natale dell’Imam al-Mazaty, morto a
Monastir. Esprime i suoi ringraziamenti per la grande. ospitalità del Preside
del Liceo classico, dei suoi collaboratori e degli studenti. Spera che da
questo incontro possa svilupparsi ulteriore collaborazione, e che la
personalità dell’Imàm al~Mazari sia tramite di legami tra le due civiltà e i
due popoli amici.
18) Il Consiglio d’Istituto,
nella sua seduta del 28 settembre 1984, delibera che il decennale del Corso
Al-Imam al-Mazari venga ricordato con una lapide commemorativa da murare nel
Palazzo del Collegio e ne approva la seguente epigrafe: «D.O.M. / Il Consiglio
d’Istituto I Del Liceo Ginnasio Gian
Giacomo Adria / Inaugurandosi il decimo anno / Del Corso di Lingua araba e
civiltà islamica / Al-Imam al-Mazari I Volle
ricordare su questo marmo / Il Preside Gianni di Stefano / Che ne promosse
l’istituzione I E l’arabista insigne
Umberto Rizzitano / che sino alla morte ne seguì amorosamente le sorti I AD. MCMLXXXV /
19) La collana dei «Quaderni del
Corso Al- Imam al-Mazari» diretta da Gianni di Stefano comprende ventuno
volumi: Andrea Borruso, Al-Imam al.Mazari,
un mazarese del medioevo arabo islamico (1978) [Esaurito]; Muhammad ibn
Uthmàn al.Miknasi, La luna risplendente,
Palermo nei ricordi di un ambasciatore marocchino del ‘700. Versione e note
di Adalgisa De Simone (1979) [Esaurito]; Borruso, De Luca, De Simone, Pellitteri,
Studi arabo-islamici in onore di Umberto
Rizzitano (1980) Esaurito]; Maria Teresa Mascari, Al-Mùtamid, un principe poeta della Spagna musulmana (1981); De
Simone, Mascari, Pellitteri, Sarnelli, Studi
arabo-ìslamici (1982); Andrea Borruso, Al-
imam al-Mazarì un mazarese del medioevo arabo-islamico. Seconda edizione
riveduta e accresciuta (1983); Adalgisa De Simone, La descrizione dell’Italia nel Rawd al-Mi-tar di Al-Himyari (1984); Romualdo Giuffrida, La lunga crisi monetaria del Regno di
Sicilia tra settecento e ottocento (1984); De Felice, Mascari, Najem Sfair,
Pellitteri, Studi arabo-irlamici (1984);
Andrea Borruso, Islam e Occidente (1984);
Tàha Husayn Memorie, Versione
dall’arabo di Umberto Rizzitano, Introduzione e note di Antonio Pellitteri (1985);
Tawfiq al-Hakim, Il fiore della vita. Presentazione,
traduzione e note di Andrea Borruso e Maria Teresa Mascari (1985); Jeannette
Najem Sfair, Ibn Rasiq e il suo tempo (1986);
Muhammad ibn Uthmam al-Miknasi, La luna
risplendente, Palermo nei ricordi di un ambasciatore marocchino dcl ‘700. Introduzione,
versione e note di Adalgisa De Simone. Seconda edizione riveduta (1986);
Francesco Gabrieli, Pagine
arabo-siciliane. Scelta e introduzione di Andrea Borruso (1986); Ibn
Hamdis, Poesie. Scelta, traduzione e
note di Andrea Eorruso. Illustrazioni di Flora Schicchi (1987); Igonetti e
Sergio, Rachid Boudjedra, un grande
scrittore Algerino (1987); Tawfiq al-Hakim, Viaggio nel futuro. Traduzione e presentazione di Andrea Borruso
(1988); Salvatore Bono, Siciliani nel
Magbreb (1989); Gabrieli, Rubinacci, Sarnelli, Borruso, De Simone,
Igonetti, Mascari, Pellitteri, Pirone, Sergio, Strika, Studi Arabo -islomicì (1989), Pietro Pisciotta, il Corso «Al-Imam al-Mazari» di Lingua Araba
e civiltà islamica ed i «Quaderni» mazaresi
(1989).
20) Annuario
dell’istituto Magistrale «Pascasino» — vol. I — Dal diario dell’istituto, pagina
135 , (anno scolastico 1961-62).
21) Annuario dell’Istituto Magistrale «Pascasino» — vol. VII — Cronache
dell’Istituto pagina. 164 — (anno
scolastico 1967-68).
22) Dal registro dei Verbali del Liceo Classico «G.G.
Adria» — Anno scolastico 1979-80
Comunicazione ai Professori n. 212.
23) Nella seduta straordinaria del Collegio dei Professori
dell’Istituto magistrale «Pascasino» del 21 maggio 1964 viene deliberato di
onorare la memoria degli allievi scomparsi nella sciagura del I maggio con la
seguente epigrafe:
«Il Preside i Docenti gli Allievi
I Dell’Istituto Magistrale Statale
Pascasino I Nel trigesimo della
sciagura I Del primo maggio MCMLXIV /
Vollero incisi su questo marmo / I nomi degli allievi Maestri del corso Pegaso II
I Nino Messina e Carmelo Orlando /
Che nelle acque di Mothia I Sacrificando
alla vita dei compagni I La
giovinezza generosa I Dettero prova
sublime I Di coraggioso altruismo e di
fraterna carità I. Il ricordo del
loro olocausto I Resti perenne nella
memoria di educatori e di discepoli / E ne illumini sempre le coscienze .
24) Annuario dell’Istituto Magistrale “Pascasino” - VoI. III - Cronache dell’Istituto - pagina
177 - (anno scolastico 1963.64).
25) Annuario
dell’Istituto Magistrale “Pascasino” - VoI. XIII - Documenti -. pag. 208
(anno
scolastico 1973-74).
26) Dal registro dei Verbali del Liceo-Ginnasio «G.G.Adria»
— Anno scolastico 1977-78
Comunicazione ai Professori n. 146,
27) Dal registro dei Verbali del Liceo-Ginnasio .”G.
G. Adria” Anno scolastico1979-80 - Comunicazione ai Professori n . 239
28) Annali del Liceo “G. G. Adria” – vol. II –
Trapani 1982 – Scritti di varia umanità – pag. 175.
29) Dal
registro dei Verbali del Liceo-Ginnasio G. G. Adria - Anno scolastico 1982-83 — Comunicazione del Preside n. 271.
Nell’incontro culturale, presieduto dal vescovo Costantino Trapani, hanno
relazionato: P. Diego Ciccarelli O.F.M. conv. dell’Universitlà di Palermo, sul
tema «Francescanesimo e cultura in Sicilia»; l’architetto Aldo Casamnento sul
ruolo avuto dai Francescani nello sviluppo urbanistico di Mazara, mons. Paolo
Collura sul tema “I Francescani e le Confraternite dei disciplinati di San
Nicola, di San Francesco di Palermo e di San Bartolomeo di Mazara”.
30) Dal registro dei verbali del liceo-Ginnasio «G.
G. Adria» — Anno Scolastico 1983-84 — Comunicazione ai decenti n.. 422.
31) Si veda la Nota Bio-bibliografica a cura di Pietro
Pisciotta in «Il liceo Ginnasio “Gian
Giacomo Adria” in onore del Preside Gianni di Stefano» (1986).
32) In «Annali del liceo Gian Giacomo Adria» vol .
IV (1986), pp. 268-269.
33) In «Annali del liceo Gian Giacomo Adria» vol. IV (1986) pp. 263-265.
34) In «Annali del liceo Gian
Giacomo Adria» VoI. IV (1986) pp. 269-276.
35) IOANNIS IACOBI ADRIAE / LIBER DE LAVDIBUS
VIRTVTIS / ET EPISTVLA AD C0NIUGEM / ITERVM IN LVCEM EDIDIT LYCEVM GYMNASIVM
MAZARENSE / CLARISSIMO CIVI DICATVM I
QVINTO CENTESIMO ANNO POST ILLVM NATVM / CURANTE IOANNE DI STEFANO
PRAESIDE / VERSIBVS ITALICIS REDDIDIT / IOANNES FRANCISCUS NVZZO / (Trapani,
Dicembre 1985).
36) Si
veda l’opuscolo «Il Liceo Ginnasio “Gian Giacomo Adria” in onore del Preside
Gianni di Stefano» (Trapani, Maggio 1986) che ne reca la motivazione.
L’opuscolo contiene :
EPISTULA MELCHIORIS SANCI I IN
DREPANITANO LYCEO CLASSICO «XIMENES» I PROFESSORIS EMERITI I AD
INCLITAM MAZARENSEM CIVITATEM I QUADRAGESIMUM MIRAE SOLLERTIAE I IOANNIS DI STEFANO I PII
SUI ALUMNI ANNUM EXPLETUM / CELEBRANTEM ; IOANNIS FRANCISCI NUZZO I PRO
I IOANNE
DI STEFANO PRAESIDE / QUADRAGESIMO ANNO POST ADEPTUM I. DOCTORIS GRADUM I INITUMQVE DOCENDI CURSUM / AD DOCTORUM
COLLEGIUM/ LYCEI GYMNASII I IOANNIS IACOBI ADRIA IEPISTVLA
/: la versione latina di Gianfranco Nuzzo di un brano della «Sinfonia
mediterranea e la «Scheda Bio-Bibliografica a cura di Pietro Pisciotta.
37) In «Annali del Liceo Gian Giacomo Adria», vol.
IV (1986, p. 283;
38) “Per la istituzione di un collegamento permanente fra la Biblioteca
del Liceo Classico “G. G. Adria” e la Biblioteca civica di Mazara del ValIo” in
«Annali del Liceo Ginnasio...» vol. IV (1986), pp. 277-282.
39) “ Si veda: Nuovi arredamenti per la Sala di lettura
della Biblioteca del Liceo Ginnasio «Gian Giacomo Adria» in «Annali del
Liceo Ginnasio...» Vol. V (1988) pp.286-290.
40) Si veda
«Finanziati dalla Regione gli
arredamenti della Sala di lettura della Biblioteca» in Annali del Liceo.., vol. V (1988) p. 290.
41) «La Biblioteca pubblica e la
sua missione sociale» Atti del convegno realizzato dalla Biblioteca Fardelliana nel febbraio 1969, raccolti da
Salvatore Fugaldi e da Mosé Gioiello, Trapani, 1971. Si vedano anche
i fascicoli di «Conoscere la Fardelliana».
42) «Annali del liceo.., Voi. V (1988) pp.
291-292.
43) Si veda «Quadrifoglio», Ottobre 1988, l’articolo è stato poi ripubblicato
in «Annali dei Liceo Gian Giacomo Adria»
vol. V (1988) pp. 283-285.
44) Si vedano: «Adesione
del «Gian Giacomo Adria» al Piano nazionale per l’informatica», «Per
l’estensione dello studio delle lingue alle classi del triennio liceale,., «Per
l’anticipazione dello studio della Storia dell’Arte nel biennio ginnasiale» in «Annali del Liceo Gian Giacomo Adria»,
Vol. V (1988) pp. 290.296.
45) IOANNIS FRANCISCI NUZZO
I PRO
I IOANNE
DI STEFANO PRAESIDE I QUADRAGESIM0 ANNO POST ADEPTVM / DOCTORIS GRADUM I INITUMQUE
DOCENDI CURSUM I AD DOCTORVM COLLEGIUM / LYCEI GYMNASII I IOANNIS IACOBI ADRIA I EPISTUI.A I. In «Il Liceo Ginnasio Gian Giacomo Adria» in
onore del Preside Gianni di Stefano» (Trapani, 1986).
46 EPISTULA MELCHIORIS SANCI / IN
DREPANITANO LYCEO CLASSICO “X1MENES” I PROFESSORIS EMERITI I AD
INCLITAM MAZARENSEM CIVITATEM I QUADRAGESIMUM MIRAE SOLLERTIAE I IOANNIS DI STEFANO I PII
SUI ALUMNI ANNUM EXPLETUM I CELEBRANTEM I. Il Liceo Ginnasio «Gian
Giacomo Adria» in onore del Preside Gianni di Stefano» (Trapani, 1986 ).
Ho conosciuto il prof. Gianni Di Stefano e sono rimasto sempre ammirato per la sua grande tensione per l'elevazione culturale dei giovani e, più in generale, per la cultura: i testi da lui patrocinati ne costituiscono il più duraturo monumento. Cav. Gran Croce dott. Gaetano Nicastro
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